Il personaggio – come abbiamo ampiamente descritto qui – è fatto a modo suo. Sembra sempre che ti dia una carezza, anche solo verbale, e poi ti accorgi che nelle frasi apparentemente del tutto innocue sono disseminate piccole e grandi mine. L’ha fatto anche ieri, il presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi, da poco ex coordinatore di Forza Italia sul Lario ma con il partito comunque saldamente tra le mani.
In poco più di 2 minuti e mezzo di intervista alla redazione milanese dell’Ansa, Fermi ha di fatto archiviato il centrodestra storico. Quello formato dall’asse portante Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia che soltanto due mesi fa l’ha trionfalmente portato in Regione con l’affermazione del presidente salviniano Attilio Fontana e le sue 8.600 preferenze personali tutte forzista (che, aggiungiamo, un anno fa portato alla “presa” di comuni di Como, Cantù ed Erba, benché quest’ultimo con i Fratelli non alleati).
Il problema, però, è che nel frattempo a Roma è nato il governo Lega-Cinque Stelle. Primo spunto rispetto al quale Fermi cancella diffusi sogni di crollo rapido, ben radicati anche in ampi settori del centrodestra classico e non solo a sinistra.
“Io non credo che questa alleanza sia di poca durata, credo che questo contratto sia stato fatto con interesse e volontà di portarlo a compimento. E per poterlo fare non bastano 6 mesi o un anno, ma quantomeno un’intera legislatura – ha detto Fermi – A chi crede che si possa andare a votare la prossima primavera io non credo, credo ci sia la volontà di andare avanti”.
“Quindi è chiaro – ha proseguito Fermi – che nel centrodestra, in quello che è stato il centrodestra fino a oggi per come l’abbiamo considerato, credo che qualche riflessione inevitabilmente verrà fatta e andrà posta. Non tanto in Lombardia dove si è appena votato, ma sulle prossime elezioni anche amministrative che arriveranno nei prossimi anni”.
E’ il passaggio centrale, quest’ultimo: soprattutto quando Fermi parla di “quello che è stato il centrodestra”, come a dire una coalizione standard già consegnata agli archivi della politica.
Tra l’altro, sebbene il partito di Giorgia Meloni si sia astenuta sulla fiducia al nuovo governo romano, ieri anche l’intervento del deputato comasco di Fratelli d’Italia, Alessio Butti, nella sostanza è stato tutt’altro che tenero con la nuova alleanza gialloverde (pur puntando a mo’ di ariete soprattutto sul discorso del premier Conte – “inventato” dai Cinque Stelle – e risparmiando la Lega).
Tornando a Fermi, alla domanda se Forza Italia rischi di essere messa all’angolo dal nuovo scenario politico (e tutti i sondaggi indicano la “vampirizzazione” della Lega in atto, ndr), il presidente del consiglio regionale ha replicato che “il partito oggi ha bisogno di riposizionarsi e soprattutto di rilanciare la partecipazione alle idee, alla vita quotidiana e alla raccolta delle istanze dei cittadini”.
“Serve nuova linfa – ha concluso Fermi – è indubbio che questo per Forza italia è un momento particolare. C’è esigenza di rilancio, e per rilancio intendo una stagione congressuale vera, dal basso. Non oggi, non domani ma certamente non tra un anno, diciamo a medio termine, una stagione congressuale che possa rimotivare le tante persone che sono state vicine a questo partito ma che negli ultimi anni hanno perso per mille ragioni quella voglia di partecipazione e di contributo che ha caratterizzato Forza Italia per 20 anni”.
Quella forza, viene da aggiungere, che invece ieri alla Camera è stata letteralmente incontenibile nel discorso – applauditissimo – del comasco Nicola Molteni che tra “difesa sempre legittima”, difesa della famiglia tradizionale, giusto processo, parole per i terremotati ha incendiato i cuori leghisti, culminando poi un un ringraziamento pubblico al leader, Matteo Salvini.
Tre discorsi in uno stesso giorno, con tutti i big comaschi del centrodestra storico in prima linea. Tre discorsi che, però, alla fine lasciano soprattutto il dubbio che quel centrodestra storico sia morto per sempre.