Ben prima di Francesca Puglisi, ex presidente della Commissione contro il Femminicidio del Senato, e prima anche di Chiara Braga, a Como c’è stato qualcuno – o meglio, qualcuna – che già si era ripetutamente esposta in prima persona per sottolineare la questione della scarsa valorizzazione delle donne nel Pd (e nella politica in genere). Quella “qualcuna” era, e a maggior ragione è oggi, Andrée Cesareo, ex consigliera comunale dem nei 5 anni Lucini e da tempo in prima linea sulle questioni di genere.
Lei (come, ad esempio, l’esponente della segreteria provinciale dem Giuliana Casartelli) ha sottoscritto l’appello di Francesca Puglisi pur rammaricandosi per del fatto “che Chiara Braga non ne abbia dato notizia anche alle iscritte comasche (anche solo via whatsapp), perché sicuramente avrebbe raccolto numerose altre firme”.
Ma soprattutto, contattandoci, Cesareo ha legittimamente rivendicato sue posizioni consolidate. Ad esempio quando, lo scorso 8 Marzo, scriveva che “i dati riportano di 271 donne elette in Parlamento nei diversi schieramenti politici: al Senato il Pd conta 13 donne su 59 eletti, alla Camera 32 su 115. Nella più generale ed eclatante sconfitta (del Pd, ndr) c’è anche questo, insieme al non avere avuto una visione politica di partito che si traducesse in azione di Governo sistematica e coerente sulle politiche di genere”.
“Certo – sottolinea Cesareo – nella passata legislatura ci sono stati provvedimenti realmente positivi, ma è stata del tutto assente la presa di coscienza che le politiche di genere sono una vera leva di sviluppo buono per il paese e per la qualità della vita di donne e uomini, anche in termini di investimento politico”.
“Insomma – sottolinea Cesareo – si è parlato poco e a spot di mamme, bonus bebè, non si è istituito un Ministero delle Pari Opportunità, non ci si è curati della Conferenza nazionale delle Donne in stallo da diverso tempo – a Como siamo oramai in stallo da oltre 3 anni e con la Coordinatrice regionale ed altre regioni si è tentato più volte tentato di risollevare la situazione – e si è preferito nominare una “responsabile alle pari opportunità” in linea con il Segretario nazionale”.
Parole che rilette oggi sono impressionati per quanto ricalcano, con anticipo la presa di posizione delle oltre 460 donne Pd con il già citato appello sottoscritto anche da Chiara Braga.
“La vera scelta politica – chiudeva Cesareo poco più di un mese fa – sarebbe invece stata quella di coltivare un luogo del Pd delle donne autonomo e in grado di aiutare l’intero partito nell’elaborazione di politiche, nel condurre battaglie. Questo è mancato in questi anni e continua a mancare. Nell’analisi della sconfitta è necessario parlare anche di questo perché un peso ce l’ha e forte. La politica è anche questo. Non fare auguri che lasciano il tempo che trovano, ma analizzare che meno donne in politica significa meno sensibilità verso tematiche quali il femminicidio, la violenza di genere, il gender gap retributivo, l’assistenza agli anziani, il sostegno alle famiglie. C’è molto, moltissimo da fare, ancor più di quanto potevo immaginare, se una forza politica che riteniamo progressista, riformista ed attenta ai diritti, cade nell’errore di non capire che una rappresentanza di genere è politicamente necessaria e non lo è solo elettoralmente”.
Il punto, però, è che a fronte di queste parole profetiche rispetto a quanto accaduto oggi, sempre dal Pd di Como arriva una presa di posizione di tutt’altro tenore. Ed è una presa di posizione dell’avvocato ed ex assessore della giunta Lucini, Marcello Iantorno.
“Bah! – esclama letteralmente Iantorno – A parte che Chiara Braga è stata una dirigente nazionale di massimo livello per cui mi sarebbe piaciuto vedere lei e le altre battagliare anche in precedenza, a parte che sul tema specifico hanno pure ragione e basta solo ricordare la delegazione tutta al maschile che con passo triste si allontana dal Quirinale dopo la recente consultazione (immagine peraltro postata a suo tempo su Facebook dalla stessa Cesareo ndr), mi chiedo e chiedo, tanto per parlare di un tema importante, che non è certo l’unico, perché la protesta e il contrasto non c’è stato al tempo della elaborazione e approvazione della scandalosa legge elettorale detta Rosatellum? Perché – prosegue Iantorno – non c’è stato al tempo della preparazione delle liste elettorali redatte in una stanza da due o tre persone e imposte all’intero PD nella sua componente maschile e femminile e a tutti gli elettori?”
Sassoloni nelle scarpe, che Iantorno si toglie e scaglia nello stesso tempo sia verso Braga sia verso i vertici del Pd nazionale e locale.
“E poi – aggiunge Iantorno – è forse più democratica una maggiore presenza di elette qualora ciò fosse avvenuto o avvenisse attraverso liste bloccate decise da pochissimi dirigenti nel chiuso di un ufficio? Il problema forse non è solo di avere un numero maggiore di donne nelle istituzioni che, comunque, sarebbero delle privilegiate se scelte da pochi dirigenti rispetto a tutte le altre donne, ma anche, se non soprattutto, di non consentire più che pochissime persone possano scegliere chi debba fare il parlamentare o il consigliere e ottenere che le scelte avvengano solo attraverso libere e aperte a tutti elezioni e ciò sia quando si tratta di scegliere parlamentari o consiglieri che nella formazione degli organi dirigenti del partito, condizioni necessarie per cercare di avere più democrazia”.
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Un commento
Pari opportunità significa stesse condizioni a prescindere dal sesso.
Prevedere quote destinate ai diversi sessi significa gara/concorrenza separata, proprio il contrario di pari opportunità.