Fuochino, forse non di più. L’ipotesi che vede Sergio Gaddi, consigliere regionale e coordinatore provinciale di Forza Italia, come sfidante quasi naturale di Alessandro Rapinese alle prossime elezioni di Como – scenario ventilato oggi nel pur logicissimo editoriale di Francesco Angelini su La Provincia – è una fiammella assolutamente sensata guardando ai fatti ma che ha, come minimo, un’alternativa che ormai da mesi percorre rumors e corridoi e che forse è bene portare alla luce. Ma prima di arrivarci, partiamo per l’appunto dal più berlusconiano dei nomi, anche in assenza di Re Silvio.
Sul terreno, Sergio Gaddi si è effettivamente ritagliato nei fatti un ruolo da anti Rapinese pressoché perfetto. Sono tantissimi coloro che, appassionati di politica e di dibattito cittadino, lo vedono come un’alternativa inevitabile al primo cittadino in sella.
Tra radicamento forte in città, storia politica saldamente ancorata nel centrodestra, riconoscibilità e – diciamolo – abilità oratoria e formazione culturale, Gaddi sarebbe uno dei pochissimi in grado, nel ring elettorale, di fronteggiare il sindaco attuale senza alcun timore reverenziale. Anzi, come dice giustamente Angelini, sarebbe certamente tutt’altro che noiosa una disfida tra i due per la fascia tricolore. Ma c’è un ma. Anzi, facciamo due.
Il primo, forse il più superabile: protagonista da 30 anni della politica locale ed extralocale, Gaddi nel tempo non si è mai risparmiato ‘uscite’ anche molto spericolate. E quelle sulle multe o sulla scarsa propensione all’accoglienza sorridente dei comaschi sono solamente le ultime, per fare due esempi decisamente divisivi. In più la diretta appartenenza agli anni d’oro – ma non finiti benissimo – del centrodestra in città (le due giunte Bruni, per capirci) sarebbe certamente un fattore sensibile in un confronto diretto con Rapinese, che non per nulla si proclama proprio da quel tempo l’antipartito per eccellenza.
Ma come si diceva, ci sarebbe un secondo tema di fondo sulla strada di una discesa in campo dell’attuale consigliere regionale forzista: la sua volontà di abbandonare il Pirellone per tentare la via di Palazzo Cernezzi. Non risulta a oggi che l’interessato sia granché allettato da questa prospettiva (e usiamo un eufemismo), così come non risulta che la coalizione di riferimento, a partire proprio da Forza Italia, stia brigando per un convincimento serio e compattissimo. Insomma, mettiamola così: Gaddi, avrebbe molto, sulla carta, per diventare l’anti Rapinese per eccellenza alle prossime comunali, ma non tutto. Né tutti, per ora (senza contare che, in alcuni ambienti contigui a Forza Italia, si coltivano comunque nomi alternativi: uno su tutti, l’ex assessore provinciale e vicecoordinatore del Pdl, Patrizio Tambini, esponente di spicco dell’area ciellina comasca).
Ma andiamo al sodo: se non Gaddi, chi nel centrodestra? Sì, lui.
Lui sta per Alessandro Fermi, attuale assessore all’Università in Regione Lombardia e di casa nella Lega. Il suo è il nome, oggettivamente pesante, che a mezza bocca ha preso a girare da settimane come ipotetico sfidante ‘perfetto’ da schierare contro Rapinese. E a quanto risulta, pur senza che esista alcun crisma di ufficialità e senza nessuna decisione ancora presa sui tavoli di coalizione che contano, dall’interessato non si sarebbe alzato un no categorico e invalicabile. Per quanto a livello di mera suggestione (e non potrebbe essere altrimenti a due anni dal voto), il nome di Fermi è quello che – per curriculum, disponibilità storica di preferenze personali sul territorio, riconoscibilità e, si narra, vago sentore di gradimento persino oltre gli steccati del centrodestra – potrebbe occupare la casella di candidato sindaco per Como.
Ovvio: come per chiunque, anche nel caso di Fermi non mancherebbero i contro. Dai rapporti burrascosi con almeno qualche spezzone sia di FdI sia di Forza Italia, cioè le precedenti case politiche dell’assessore regionale prima dell’approdo da Salvini, fino allo strapotere conclamato in provincia ma tutto da testare seriamente in città. Senza contare che la Lega dovrebbe rinunciare a un pacchetto di voti non facilmente rintracciabile altrove in provincia di Como, pur però potendo poi ambire a issare per la prima volta nella storia la sua bandiera su Palazzo Cernezzi (ragionando poi, eventualmente, su un riassetto di equilibri assieme agli alleati tra Cantù, Mariano e così via).
Insomma, a oggi Fermi sembrerebbe avere più chance (virtuali) di poter essere il grande nome messo in campo dal centrodestra per provare a riprendere Palazzo Cernezzi. Ma la giostra non è nemmeno partita e nessuno può escludere né l’emersione di altri nomi da altri partiti (in FdI, ad esempio, qualcuno sussurra di chance e ambizioni per Stefano Molinari e Alessandro Nardone, per dire) né l’immancabile sorpresa dalla società civile (in stile Mario Landriscina). Ma è presto, prestissimo. Magari a settembre, col primo fresco, qualcosa di più definito potrebbe iniziare a muoversi.