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Gaffuri: rivolta di un sindaco, scomunica a Como. “Città fardello, chiusa nelle sue mura”

Ha appena guadagnato un posto nell’assemblea nazionale del Pd, renzianissimo docg. Sindaco di Albese con Cassano, ha avuto una fase di fulgore maximo negli anni in cui il Matteo fiorentino e il Giglio magico mietevano successi e 40% assortiti. Ha inventato – sul calco della Leopolda – la Lariopolda, evento che nelle due edizioni comasche (una a Villa Olmo, l’altra a Lariofiere) aveva radunato teste e pensieri ben oltre il recinto dem. Ha guidato – con altri sindaci e amministratori – il movimento “No Pedaggio” per la tangenziale di Como, che però il risultato non è ancora riuscito a portarlo a casa.

Poi, e ancora adesso, una fase difficile, crepuscolare: il renzismo calante, la Lariopolda eclissata, Pedemontana e moncherini assortiti ancora tali e quali. Resta però una delle voci meno paludate del Pd e non di rado trova spazio da queste parti. Compreso l’ultimo sfogo di ieri, nel commentare un articolo di ComoZero su Como Acqua. Questo: “Como Acqua, altro colpo di scena. Il Comune di Como vota contro il bilancio in commissione”.

Presentazione e micro-bio politica a parte, ecco le parole di Gaffuri che puntano al cuore del Landriscinismo ma forse anche, almeno in parte, del Lucinismo. E probabilmente oltre ancora.

L’accusa: il capoluogo, Como, come soggetto amorfo, incapace da troppo tempo di assumere un reale ruolo di leadership sul territorio, di guida, di riferimento per il resto della provincia.

Tema antico, a dire il vero, non certo inventato dall’Alberto da Albese. Ma capace, forse, di rianimare il dibattito e chissà – noi ci speriamo, politici, amministratori e cittadini di ogni sorta: scrivere a redazionecomozero@gmail.com nel caso – magari in grado di rianimare il confronto anche sul peso (leggeeeero) delle classi dirigenti lariane.

Di seguito, le parole – scarne in quantità, pesanti e significative nel peso specifico – di Alberto Gaffuri.

La città di Como, purtroppo, da anni non riesce a prendere una decisione che sia una a favore di iniziative o proposte che guardino al di là del suo naso.

Al posto di divenire guida di tutti i paesi della provincia, il capoluogo è un fardello per chiunque voglia intraprendere un’azione che guardi a un territorio un po’ più allargato di ciò che sta tra le mura cittadine.

Nel mentre i treni passano (e non si fermano), le occasioni si sprecano e il dibattito politico, dalle prospettive di qui a 30 anni, si sposta su quattro strisce d’asfalto per far passare una tappa del Giro.

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