Di seguito, la spiegazione plastica e senza ulteriori necessità di commenti sulla crisi esistenziale e forse definitiva del Pd anche comasco e, di contro, sul trionfo senza avversari né barriere della Lega (a Como, a Cantù, a Erba, a Cernobbio, in regione a Sondrio e Cinisello, a Seveso come a Carate Brianza, in Italia persino nell’archiviata Toscana “fu” rossa).
Punto uno: Leghisti tra cucine e zanzare
Nel fine settimana, a Cantù e a Bulgarograsso – Bulgarograsso: non Siena – la Lega ha radunato centinaia, probabilmente migliaia di militanti.
E con loro, tra salsicce e militanza di base, c’erano – come due iscritti qualunque – il numero 2 assoluto della Lega, il vicepresidente del Consiglio Giancarlo Giorgetti, forse il numero 3 (o comunque da top five), Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, e il segretario della Lega Lombarda e deputato Paolo Grimoldi.
Tutti in mezzo alla “loro gente”, vicini – anzi, attaccati e smanicati – al loro popolo, presenti sotto i tendoni e accanto alle griglie nell’afa della provincia sperduta tra patatine e zanzare (e con loro ovviamente, tutti i parlamentari e dirigenti comaschi).
Punto due: il Pd nell’iperuranio
Al termine dello stesso fine settimana, culminato nell’ennesima serie di sconfitte disastrose soprattutto in Centro Italia – ma sull’onda lunga dei ko comaschi e non soltanto comaschi degli ultimi mesi – il deputato e segretario regionale di un Pd sempre più rintanato soltanto nello spazio virtuale di Facebook, Alessandro Alfieri, è riuscito a dire le seguenti parole.
“Dispiace per Sondrio e Cinisello, dopo anni di buon governo non siamo stati premiati, questi ballottaggi confermano però che in Lombardia il Partito Democratico è competitivo e non arretra. Dobbiamo al più presto ripartire da qui, dai nostri territori e dai nostri bravi amministratori”.
“Questi ballottaggi confermano però che in Lombardia il Partito Democratico è competitivo e non arretra”. Fantasilandia si oppone all’Apocalisse. Così, con simpatia. Con leggerezza.
Ma poi, forse, è persino vero che il Pd non arretra. A Como, con lo stesso gruppo dirigente che ha perso il capoluogo, Cantù, Erba e Cernobbio – cambierà mai qualcuno? qualcosa ai vertici? o le sconfitte sono titoli di merito in quel partito? – probabilmente si vuole passare direttamente all’estinzione senza passare dal via.