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“Gli emigrati italiani esportarono anche la mafia”. Scoppia la zuffa verbale Nessi-Borghi

Si può litigare nel nome di Al Capone, Lucky Luciano e Giorgio Perlasca in consiglio comunale a Como? Certo che sì. E può accadere anche che i protagonisti pronti a sfidarsi in un (metaforico) e fumoso bar newyorchese degli anni ’30 siano due big della politica cittadina: il consigliere comunale, nonché deputato, nonché responsabile economico nazionale della Lega, Claudio Borghi Aquilini, e il collega (d’aula, non di idee) Vittorio Nessi, una luminosa carriera da avvocato, giudice e pubblico ministero e ora esponente di Svolta Civica.

La scintilla è scoccata nella notte di lunedì 28 gennaio.

E’ stato Nessi, nel mezzo di un lungo discorso (qui integrale) incentrato sulle ragioni per cui si dovrebbe sospendere il Decreto Salvini in tema di immigrazione, a dar fuoco alle polveri con un inciso acuminato.

“Nessuno nega che la presenza di nuove popolazioni migranti possa concorrere a far insorgere problemi di carattere sociale, di criminalità e di disagio – ha detto Nessi – Del resto, è sempre stato così”. Poi, il “codino” che ha scatenato la reazione di Borghi. “E’ stato così anche quando i migranti di massa siamo stati noi italiani – ha sottolineato Nessi – e in America, tra le altre cose, abbiamo portato anche la mafia”.
Apriti oceano.

Borghi ha tentato un’irruzione verbale mentre ancora il consigliere di Svolta Civica parlava, ma dapprima Nessi ha alzato l’argine con una battuta fulminante (“Stia zitto, ogni volta che parla si alza lo spread”) e infine è dovuta intervenire la presidente dell’assemblea, Anna Veronelli per riportare ordine e silenzio. Una mezz’oretta dopo è venuto il turno legittimo di Borghi. Il quale in un tempestoso crescendo di toni e indignazione si è letteralmente scatenato contro l’avversario (politico).

“Una persona – ha esordito con tono generico ma chiarissimo nel senso – si è permessa di dire che i nostri emigranti esportavano la mafia. No! – ha esclamato – Gli italiani non portavano la mafia ma cultura e lavoro. Con regolare permesso di lavoro se ne sono andati per costruire l’economia di tanti Paesi!”.

“Lei – ha proseguito torrenziale Borghi in versione ultranazionalista – si è permesso di offendere milioni di italiani che andavano all’estero a creare la grandezza del nome dell’Italia con la loro fatica e con il loro genio”. Lirico o quasi il finale diretto a Nessi dell’impetuoso consigliere-deputato): “Lei rappresenta gente che ha portato nel mondo Giorgio Perlasca, non mafiosi! Ci pensi 100 volte prima di offendere chi ha fatto grande questo Paese”.

La compostezza quasi gandhiana di Nessi non ha alimentato oltre il fuoco polemico. Si è limitato, l’ex pm, a una battuta ulteriore a fine seduta: “L’immigrazione è qualcosa di complesso, scopre l’acqua calda il consigliere Borghi. Al quale, però, oltre a quello di Perlasca, diranno qualcosa anche nomi come Al Capone, Lucky Luciano, Gambino, Lucchese, Genovese, Bonanno. Italiani geni, è vero. Ma non soltanto”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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2 Commenti

  1. Poi un giorno qualcuno della Lega ci spiegherà perché hanno fatto eleggere in consiglio comunale a COMO, uno che abita a MILANO, che è stato consigliere regionale in TOSCANA, che si è candidato all’unoniminale in TOSCANA (perdendo), ripescato al proporzionale in TOSCANA, e che adesso fa il deputato a ROMA.
    Misteri…

  2. Il problema che ha sempre vissuto la nostra città e che purtroppo sta contagiato l’intero Paese, è il provincialismo. Negare che la mafia americana sia nata dagli emigrati italiani o che le organizzazioni criminali calabresi abbiano messo radici in Germania, è puerile.
    La verità non si nega, si cerca di comprenderne le ragioni.
    Non è giusto generalizzare: la quasi totalità dei nostri migranti ha portato voglia di riscatto, impegno lavoro e cultura.
    Non è neppure giusto generalizzare sui migranti che sono venuti in Italia: la quasi totalità sta portando voglia di riscatto, impegno, lavoro e cultura.
    Allora come adesso “Prima chi merita”!

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