Era una sorta di nobile – talora persino stucchevole – bon ton. Proseguiva da mesi, anzi forse sin dalle elezioni politiche del 2018. Il codice cavalleresco, ma anche del tutto inusuale a rigor di cronaca politica, diceva che i parlamentari comaschi tra di loro non si azzannano (quasi mai).
Si ricordava giusto qualche scintilla originaria tra il leghista Eugenio Zoffili e il deputato di Fratelli d’Italia Alessio Butti. Ma era inizio legislatura (qui e qui), poi le cose sono drasticamente cambiate. E anzi, forse mai come oggi i drappelli parlamentari di Salvini e Meloni sono stati così vicini. O almeno non lontani.
Beh, ora quella tregua che ha consegnato pochissimi scontri frontali tra eletti lariani sembra essere crollata sull’onda dello tsunami in arrivo da Taranto dove si è innescata quella bomba sociale chiamata ancora una volta Ilva.
La notizia è nota: il gruppo ArcelorMittal ha annunciato il disimpegno dalla maxifabbrica mettendo di fatto a rischio circa 10mila posti di lavoro. E qui torniamo all’inizio: alla fine della tregua tra i contrapposti fronti in cui militano i vari parlamentari comaschi.
E’ stato ancora il leghista Zoffili a dare fuoco alle polveri e ad archiviare la stagione cavalleresca. Con poche parole, ma devastanti. Queste, testuali, affidate a Facebook, maiuscole incluse: “I parlamentari comaschi Chiara Braga PD e Giovanni Currò M5S complici di questo Governo di INCAPACI. Lega al lavoro ogni giorno anche in provincia di Como per mandarli a casa e salvare il nostro Paese”.
Uno schiaffo pesante, diretto, personale. Dove sono tornati i nomi dei singoli al centro delle accuse e non più la generica sigla di partito o di schieramento. E il tutto con “sanguinario” fotoslogan governativo allegato.
E’ la fine dell’idillio comasco e trasversale, insomma.
2 Commenti
L’affare ILVA è di una complessità incredibile. L’ILVA di Taranto, dal lato economico, rappresenta l’1% del PIL italiano, ha 20.000 tra dipendenti dell’azienda e dell’indotto, è il cuore della siderurgia italiana ed è il principale fornitore del comparto meccanico del nostro Paese. Dal lato ambientale, invece, è il fattore principale di inquinamento dell’Italia, causa una serie di patologie che incidono nella speranza di vita di tutta la popolazione della provincia di Taranto, è la prima causa di mortalità infantile ed è, infine, causa di dispersione di sostanze velenose difficilmente neutralizzabili.
I precedenti Governi avevano chiamato ad affrontare il problema il Ministro del MISE, Carlo Calenda, brillante manager noto per le sue competenze economiche e industriali. Calenda ha fatto del suo meglio. Ha trovato soluzioni non perfette, migliorabili e che, nel complesso, salvavano l’occupazione e la produzione della ricchezza risolvendo, seppure parzialmente, il problema dell’inquinamento.
Dopo abbiamo avuto le soluzioni di Di Maio, appoggiate dagli amici “baluba”, poi le soluzioni di Patuanelli/Castelli appoggiate da PD, M5S e, con qualche distinguo, da IV.
La vera domanda è: ma perchè non ci siamo tenuti Calenda? Perché abbiamo votato i “somari” della porta accanto? Perché, ancora oggi, il simpatico “attendente del Capitano”, grande esperto di conteggio tessere, pensa che con propaganda e comizi si possano risolvere problemi di tale complessità?
Fino a che si pensa che raccontare una “caz…. da bar” sia la stessa cosa che risolvere i problemi, non si andrà mai da nessuna parte. Cambieranno i “caz…ni da bar” ma i problemi saranno sempre gli stessi,
Volevo sapere se tra gli incapaci italiani rientrano anche i leghisti (Zoffili compreso) che con i 5Stelle avevano votato il “decreto Crescita”, eliminando lo scudo penale per l’Ilva.
Chiedo per un amico.
Mi sembra che la questione sia un capolavoro di tutti i partiti che si sono alleati con i 5Stelle per avere posti di governo.
Che dire? Complimenti a Lega, prima di tutto, e poi a PD, LEU e Italia Viva.
Applausi