Quando il cittadino non si limita a fare l’uomo qualunque. E’ un cazzotto a politica e Palazzo la lettera che riceviamo (e pubblichiamo integralmente) firmata da Marco Corengia.
Chi è questo Carneade? Laureato in filosofia, giornalista professionista, autore Sky, ha scritto per Radio 24 e sole 24 Ore. Oggi è direttore di una rivista di pesca e meccanico nell’officina di famiglia. Insomma, un personaggio che da solo basterebbe per raccontare una delle classiche storie alla ComoZero.
La missiva è una sorta di invocazione, di preghiera laica, di chiamata alle armi pacifica eppure durissima, una presa di posizione politica (dal basso) che farà infuriare molti e scalderà altri. Non sappiamo se farà proseliti o resterà pagina di giornale. Ma siccome dalle nostre parti la politica trova sempre terreno fertile, magari stiamo assistendo alla nascita di una nuova lista civica cui come sempre, ovvio, non faremo alcuno sconto o regalo.
Certo è che se il progetto di Corengia dovesse gemmare in qualcosa ci troveremmo di fronte a una sorta di nuovo (anti?) Rapinese. E la partita si farà interessante.
Fateci caso, ormai la stampa locale parla della giunta Landriscina come l’orchestra che suonava sul Titanic. Tutti, dai passeggeri della nave fino ai musicisti stessi, hanno già capito che il loro destino sarà quello di essere inghiottiti dalle acque. Lo sanno ma loro continuano a suonare. Sono stati ingaggiati per quello e vogliono arrivare fino in fondo.
Il destino è talmente segnato che nemmeno a metà mandato già si fa il nome di Alessandro Rapinese come quello a cui toccherà passare all’incasso, raccogliendo i resti di un’amministrazione senza vergogna. Sì, senza vergogna. Perchè far uscire dalla porta un assessore al pomeriggio e farlo rientrare dalla finestra alla sera, è una sfida alla decenza. Quasi come giocare sul numero legale all’interno di un consiglio comunale. L’impressione è che Palazzo Cernezzi sia una sorta di buco nero che divora chiunque ci metta piede. Persone perbene e travet della politica, tutte e allo stesso modo.
Lo scollamento tra rappresentanti e cittadini è totale. Nessuno sente di dover rendere conto e nessuno pensa anche solo a chiederlo, il conto.
Ma per quanto il finale sia scritto, toccherà anche ricordarci che qui non siamo al cinema. Qui non ci sono in palio soltanto dignità e onore, ma anche l’educazione dei nostri figli, i servizi alla persona e un’idea di comunità che non possiamo più far finta che non ci riguardi.
La maledizione che affossa la nostra città è che, sì, ci sono sacche vive di volontariato e di cittadinanza attiva che si impegnano anima e corpo; ma poi non riescono a emanciparsi da un certo spontaneismo ingenuo. A dare un peso e una rappresentanza politica al loro operare.
Parlo di professionisti qualificati e gente semplice, architetti, professori, giornalisti, avvocati, onesti lavoratori e casalinghe. Gli stessi che hanno animato processi partecipati come quelli di “Come voglio Como” o che a Rebbio sono riusciti a raccogliere quasi 20mila euro attraverso un’iniziativa di crowdfunding per recuperare l’area sportiva della scuola e renderla fruibile a tutti; e poi hanno ottenuto un contributo di altri 100mila da Fondazione Cariplo nell’ambito del bando “Comunita Resilienti” per rilanciare il parco di via Negretti e gli orti urbani.
C’è un tessuto sociale vivo che non vuole arrendersi allo sfascio. Ma che poi deve fare i conti con un’amministrazione troppo spesso latitante. Lo stesso silenzio che regna sulle ex Circoscrizioni, pensionate dalla giunta Lucini, sostituite dalle Assemblee di Zona e che dalla giunta attuale non vengono nemmeno più convocate, anche solo per un parere consultivo o per riferire delle esigenze che vengono dai quartieri.
E allora è da qui che bisogna ripartire. Ma non con il solito, abusatissimo, appello alla società civile. Qui di civile c’è rimasto ben poco. Più che un appello ci vuole una vera e propria chiamata alle armi. Rivolta a chi abbia forze da spendere, intelligenza da far valere, rabbia da canalizzare. Che parta dai quartieri, si riconosca e si confronti nelle Assemblee di Zona e riesca a portare una sua rappresentanza a Palazzo.
Un’espressione della base, che si faccia promotrice di iniziative semplici e di prossimità, come la manutenzione delle scuole e lo sviluppo di progetti educativi capaci di dare risposte alle sfide lanciate dalla marginalità sociale, ma anche un’attenzione ai servizi alla persona e una pianificazione strutturata per legare formazione e inserimento nel mondo del lavoro. E` vero, il post-Landriscina lascia intendere che, a giocarsi la corsa per Palazzo Cernezzi, saranno Lega e Lista Rapinese.
Ma se con ogni probabilità nessuno dei due avrà i numeri per governare da solo, allora si aprirà lo spazio per una forza politica che – in cambio del proprio sostegno, quello che la scienza politica chiamerebbe “appoggio esterno” – chieda e ottenga di riportare i quartieri al centro.
Marco Corengia
(Repliche, riflessioni e controdeduzioni: redazionecomozero@gmail.com)
Il pezzo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.
2 Commenti
Una doverosa precisione: le circoscrizioni a Como non sono state soppresse dall’Amministrazione Lucini ma da una Legge dello Stato del 2007 che le consente ora solo per i Comuni con un numero di abitanti superiore a 250.000.