Primo match diretto – e ovviamente tutto politico – tra la parlamentare comasca del Pd, Chiara Braga, e il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
La deputata lariana, infatti, ha presentato un’interrogazione rivolta a Salvini per fare piena chiarezza sulla improvvisa decisione di chiudere il centro di prima accoglienza di via Regina a Como e su “quali sono state le valutazioni compiute dalle istituzioni competenti in merito non solo alla chiusura del campo ma anche alla gestione dei futuri flussi migratori che ancora, inevitabilmente, si verificheranno nel territorio comasco. Perché, banalmente, i migranti non scompariranno con la chiusura del centro”.
In ballo, naturalmente, anche la decisione comunicata dal sottosegretario Nicola Molteni la scorsa settimana di chiudere del tutto il centro di via Regina entro fine anno.
“Decisioni assunte e attuate – continua la Braga – senza nessuna comunicazione, senza nessun coinvolgimento, confronto o dialogo con quella parte di società comasca impegnata sul fronte della solidarietà che in questi anni ha messo a disposizione, in modo costruttivo e generoso, le proprie competenze, disponibilità e risorse per gestire al meglio l’accoglienza, collaborando con le istituzioni e le forze di polizia, soprattutto nei momenti di emergenza e di maggiore criticità, come avvenuto nell’estate del 2016”.
Proprio ieri sera in consiglio comunale, il vicesindaco di Como nonché deputata della Lega, Alessandra Locatelli, aveva fornito una serie di chiarimenti su quanto avvenuto in via Regina nei giorni scorsi. Ma la parlamentare dem chiede di più.
“Occorre inoltre – prosegue la deputata dem – fare chiarezza su altri aspetti: qual è stato il luogo di destinazione dei settanta migranti trasferiti in fretta e furia da Como; quale sarà la destinazione prevista delle altre persone attualmente ancora ospitate nel centro; quale destinazione avranno l’area e le strutture dopo lo sgombero definitivo; se corrisponda al vero che l’Amministrazione comunale di Como, come dichiarato dal Sindaco Landriscina, non sia stata informata dal Ministero dell’intenzione di trasferire le prime 70 persone”.
“Credo che la città abbia diritto ad avere queste risposte, specie le tante realtà che in questi giorni stanno manifestando sconcerto e preoccupazione per il modo cui il Governo nazionale e quello della città pensano di affrontare problemi complessi come quello dell’immigrazione, della povertà e della marginalità sociale – conclude la parlamentare comasca – Non è certo “sgomberando” le persone che si risolvono i loro problemi; in questi anni si è operato a Como perché, nel rispetto della legalità, non si perdesse mai l’umanità verso i più fragili. Oggi siamo preoccupati perché da chi ci governa vediamo solo costruire ad arte emergenze inesistenti da cavalcare per un po’ di consenso in più; e intanto i problemi, quelli veri, restano irrisolti”.
2 Commenti
Chiudere il Centro senza alternative non è una soluzione. Serve solo per far propaganda elettorale verso chi, accecato dalle proprie frustrazioni, pensa che l’extracomunitario di oggi è il “terrone” di ieri siano la causa dei propri problemi. I problemi che ha il nostro paese non sono i migranti: è il debito pubblico, la mancanza di competitività, invecchiamento della popolazione…. Tutti problemi che i “baluba” al governo non hanno capito come affrontare e cercano di nasconderlo facendoci solo pensare al problema dei.migranti. La noia è sentire solo questo!
Che noia. Ma perché i problemi complessi dell’immigrazione non li avete risolti voi???