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Palazzo Cernezzi attacca, è assedio al cda di Como Acqua. Brenna: “Organo sfiduciato”

Ormai è un assedio al consiglio di amministrazione di Como Acqua, formato dal presidente Piergiacomo Micalef, Paola Sala e Andrea Livio, tutti di area Pd. Da oltre due settimane, il centrodestra va all’attacco del board a causa del famoso controstudio sulla perizia relativa alle 12 società che si fonderanno nel nuovo soggetto. La pietra dello scandalo, per così dire, resta sempre il divario di 30 milioni sul valore complessivo delle società tra il primo documento e il secondo che ha abbassato la cifra da 86 milioni a 56.

E così, dopo gli attacchi frontali portati dal forzista Alessandro Fermi (qui l’intervista) e poi dal leghista Fabrizio Turba (qui) – entrambi decisi a chiedere le dimissioni del cda, difeso invece dal segretario Pd Angelo Orsenigo (qui) – ora anche il Comune di Como passa all’attacco. E’ stato il capogruppo della lista civica “Insieme per Mario Landriscina”, Franco Brenna, ad alzare la voce ieri sera in consiglio comunale

Brenna dapprima ha voluto ringraziare chi – e il riferimento è ai sindaci di Como, Cantù ed Erba in particolare – “in modo lungimirante ha impedito che si desse parere positivo alla fusione in Como Acqua con le SOT”.

“Come tutti abbiamo potuto costatare dalla revisione delle perizie delle Sot – ha aggiunto il capogruppo di Insieme – sono emersi macroscopici errori di valutazione per circa 30 milioni di euro. Ricordo che al momento della discussione in questa aula, sia da una parte dell’opposizione che da una parte della maggioranza, era stato paventato il rischio del “danno erariale” in caso di mancata approvazione della delibera, derivante dai costi sostenuti per la redazione delle perizie e dai costi già sostenuti per lo studio dell’operazione di fusione. Mi chiedo: davanti a queste differenze peritali, quale “danno erariale” avremmo provocato se avessimo approvato il progetto di fusione, tra l’altro non corredato da un piano industriale”.

“Un attacco pesante all’amministrazione è stato fatto utilizzando anche l’argomento della privatizzazione delle acque – ha rilanciato ancora Brenna – Si diceva: se non si dà il via libera alla fusione si dovrà fare la gara pubblica e la gestione delle acque passerà nelle mani dei privati. Nessuno voleva la privatizzazione delle acque; il sindaco Landriscina ha più volte dichiarato che si doveva proseguire con il “Servizio Idrici Integrato”. Si chiedevano solo: un piano industriale che valutasse adeguatamente la complessità dell’operazione di fusione e una revisione delle perizie, sulle quali erano state mosse obiezioni di conformità al dettato della normativa specifica”.

Giunta Landriscina

“Sul fronte delle perizie è oramai chiaro che i timori di errori erano fondati – ha concluso il capogruppo – Ora ci aspettiamo un piano industriale sostenibile che possa portare Como Acqua, senza altri intoppi, alla Gestione Idrica Integrata. Nel corso dell’assemblea dello scorso 24 aprile di Como acqua, alcuni sindaci hanno avanzato la richiesta di dimissioni dell’attuale Consiglio di Amministrazione della società. Visti gli accadimenti passati, siamo preoccupati dal fatto che un Consiglio di Amministrazione sfiduciato da parte dei soci, comporti ulteriori ritardi che possano compromettere la riuscita del progetto di fusione”.

In ultimo, Brenna ha ringraziato “il sindaco Landriscina , l’assessore Caldara e la Giunta che, non facendosi intimorire dalla critiche, sono andati avanti indirizzando il timone dell’amministrazione sulla giusta rotta”.

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