Si apre un nuovo, clamoroso fronte sulla questione paratie. Un versante tutto legale nella forma, ma che inevitabilmente sconfina nella vita politica e amministrativa di Palazzo Cernezzi. E’ stata Ada Mantovani (avvocato di professione e consigliere della lista “Rapinese Sindaco”) a portare in consiglio comunale un aspetto delicatissimo legato al contenzioso civile in atto tra il Comune e i 3 progettisti originari delle paratie: Ugo Majone, Carlo Terragni e Renato Conti. Come noto, l’amministrazione – nel novembre 2015, durante il mandato Lucini – chiese i danni ai professionisti, contestandone l’operato in relazione agli sviluppi del cantiere stesso
Ebbene, ieri sera in aula, Mantovani ha rivelato un elemento nuovo: pur a fronte di una richiesta risarcitoria di circa 3 milioni di euro, Palazzo Cernezzi non avrebbe prodotto nei tempi processuali utili tutti i documenti necessari e posti a fondamento della propria domanda, di fatto “impedendo ogni possibile accertamento sulla fondatezza delle proprie pretese”. Uno sviluppo clamoroso, dunque, sancito – sempre come riferito da Mantovani – dalla decisione del giudice di ritenere irricevibile la documentazione prodotta tardivamente dall’amministrazione.
Su questa base, peraltro, ma anche rispetto alla vicenda del viadotto affidata in questo caso al collega di lista Fulvio Anzaldo, lo stesso Anzaldo ha chiesto al più presto un’audizione dei responsabili dell’ufficio legale in una riunione di commissione convocata ad hoc.
Di seguito – per l’evidente delicatezza del tema – pubblichiamo l’intervento integrale di Ada Mantovani ieri sera in consiglio comunale.
Ho fondate perplessità sulla gestione da parte dell’Ufficio Legale di un altro contenzioso civile e mi riferisco alla delicatissima causa promossa nel 2015 dal Comune di Como nei confronti degli originari progettisti del c.d. progetto delle paratie – ing. Ugo Majone, ing. Carlo Terragni e arch. Renato Conti – ai quali lo stesso Comune ha contestato in giudizio errori e/o omissioni progettuali in sede di elaborazione del progetto (relativo ai lavori di difesa e di protezione delle esondazioni del lago del comparto Piazza Cavour – Lungo Lario Trento-Trieste) e conseguentemente ha avanzato nei loro confronti una richiesta di risarcimento danni quantificati in euro 3.155.059,66.
Relativamente a questa causa ho di recente preso visione della Determina del 16/03/2018 del Direttore del Settore Giuseppe Ragadali con la quale è stata disposta la revoca dell’incarico di difesa dell’Ente all’ Avvocatura Comunale, cioè all’ ufficio legale del Comune, e affidato il mandato ad uno studio legale esterno – lo Studio Lombardi Segni e Associati.
Premesso che dalla lettura della suindicata determina dirigenziale del 16/03/2018 non emergono le motivazioni per cui, in corso di causa, o meglio a giudizio ormai alle sue ultime battute, è stato revocato all’Ufficio legale del Comune di Como l’incarico della difesa dell’Ente, entrando nel merito della vicenda, quale si evince dal tenore della determina stessa e dalla documentazione acquisita, scopro, senza entrare in tecnicismi giuridici, un aspetto a mio giudizio molto grave.
Il Comune di Como, che ha promosso la causa contestando ai progettisti errori e/o omissioni del cd. progetto delle paratie, cosa fa? O meglio cosa non fa? Non produce, ossia non deposita in giudizio il progetto esecutivo originario (marzo 1998- Rev. Nov. 2004) e le successive perizie di varianti, ma solo alcuni stralci, rendendoli disponibili nella loro completezza, solo su invito del consulente tecnico d’ufficio, in una fase del giudizio nel quale, tuttavia, processualmente non è più consentito farlo!
In sostanza il Comune non ha messo a disposizione, nei termini processuali (ex art. 183 VI° co. c.p.c.) l’intero corpus documentale (elaborati del progetto e successive perizie di variante) posto a fondamento della propria domanda, così di fatto impedendo ogni possibile accertamento sulla fondatezze delle proprie pretese.
Il risultato qual è: Il Giudice ha ritenuto irricevibili quei documenti integrativi in quanto tardivamente prodotti, disposto non procedersi alla consulenza tecnica d’ufficio affidata al CTU prof.ing. Luca De Santis, e ha trattenuto la causa in decisione, senza quindi istruirla, ossia senza acquisire agli atti del processo i necessari elementi per valutare nel merito la fondatezza della domanda avanzata dal Comune. Neppure l’intervento del nuovo difensore ha indotto il Giudice, almeno allo stato, a mutare orientamento.
Non voglio anticipare previsioni, ma temo molto l’esito anche di questo contenzioso.
Pare quindi evidente che la nomina di un nuovo difensore in corso di causa, abbia avuto quale unica ragione quella di recuperare in extremis l’esito di un giudizio almeno all’apparenza gestito in modo non prudente da parte dell’Ufficio legale del Comune di Como, il cui “discutibile” operato rischia di aver vanificato le proprie pretese, ancor prima che venissero valutate nel merito!
Nel frattempo quello che è certo è che sono stati impegnati per la nuova difesa affidata allo Studio Lombardi Segni ben euro 48.150,96, che, in caso di soccombenza del Comune di Como, è pressoché certa la condanna dell’Ente anche al pagamento delle spese dei legali dei tre progettisti, e che procedendo di questo passo continueremo a buttare via soldi dei nostri cittadini in contenziosi, almeno in apparenza, gestiti in modo non scrupoloso e adeguato.