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Veronica Airoldi, l’altro sindaco da Salvini: “E’ vicepremier, un dovere. Polemiche assurde”

Le polemiche – fatalmente – si sono concentrate tutte sulla presenza del sindaco di Como, Mario Landriscina, sul palco leghista di Matteo Salvini, lunedì pomeriggio. Molti gli attacchi al primo cittadino (qui la lettera aperta di Patrizia Lissi del Pd), tutti centrati in sostanza sul fatto che quella del vicepremier non era una visita istituzionale alla città ma un evento puramente politico. E quindi, secondo i critici, Landriscina – in quanto “sindaco di tutti” e per di più di provenienza civica – non avrebbe dovuto partecipare. Oppure accettare l’etichetta di “leghista” tout court.

 

Su palco di piazza Verdi, però, l’altro giorno c’era anche un altro sindaco oltre a quello di Como: Veronica Airoldi (nel cerchio rosso, sotto), primo cittadino di Erba con una lunga storia di militanza nel centrodestra comasco (da An al Pdl, mai Lega) ma ora a capo della città con il sostegno di Lega e Forza Italia ma diretta espressione della lista “Veronica Airoldi sindaco per Erba”. Dal suo punto di vista, le critiche al collega del capoluogo sono pretestuose.

 

“Sì, c’ero anche io sul palco e non ci vedo assolutamente nulla di strano. Mi pare una polemica assurda e questa sì puramente politica – attacca subito Airoldi – Nel momento in cui in città arriva un ministro, nel caso specifico anche vicepremier, in rappresentanza di un movimento che ti appoggia in consiglio comunale il sindaco va. Anzi, dico di più: deve andare, soprattutto se espressamente inviato”. Cioè quanto accaduto a lei.

“A me l’invito è stato fatto dai due parlamentari della Lega Eugenio Zoffili ed Erika Rivolta – precisa Airoldi – Ho accettato senza remore. E avrei fatto lo stesso nel caso di arrivo a Como di un’altra carica dello Stato o di un invito da parte di esponenti di altre parti politiche. L’anomalia sarebbe stata che né io né Landriscina fossimo stati presenti su quel palco, a queste condizioni”.

 

Come Landriscina, Airoldi è rimasta “in borghese”, senza indossare le magliette azzurre griffate Salvini e con hashtag #avantitutta.

“Ribadisco – conclude il sindaco di Erba – era un dovere istituzionale rispondere a un invito per l’arrivo di un ministro. Sarebbe stata una scortesia non accettare. E aggiungo: troppo facile chiedere ai partiti che ti sostengono in consiglio comunale soltanto l’appoggio per le elezioni o i voti in consiglio comunale. Il Pd non mi ha invitato a eventi del genere, lo capisco ma in assoluto non sarebbe un problema se venissi interpellata in altre occasioni simili”.

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