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Ada, discorso per Como: “Non ci occupiamo di estetica e decoro. Ma di persone, di umanità”

Lunedì scorso, in consiglio comunale, Ada Mantovani (ora nel Gruppo Misto dopo l’addio alla lista “Rapinese Sindaco” proprio su questo tema) ha pronunciato un appassionato discorso sulla mozione che chiede un nuovo dormitorio permanente in città.

Dopo un lungo excursus relativo ai dati dei senzatetto e dell’accoglienza oggi in città (che trovate nel discorso integrale, cliccando questo link) Mantovani ha affrontato con forza il dualismo che talvolta sembra porre sul tavolo la vicenda: una questione di umanità o una questione di ordine e sicurezza, il rischio di confondere su piani indistinti il “decoro” e la fragilità di presuntamente lo oscura.

Di seguito, ampi stralci del discorso di Ada Mantovani, rimandando al link per il testo integrale.

E’ una mozione che tratta un tema molto delicato e complesso, nel quale si intrecciano valutazioni di carattere amministrativo, perchè questo siamo chiamati a fare in quest’aula, ma anche di carattere umano perchè questa mozione si rivolge ad una fascia di persone ai margini della società.

La scelta che questa mozione ci induce quindi a fare – e penso che un ulteriore e significativo elemento di riflessione ci sia offerto dalla chiusura, anche se non più prossima, della struttura del Centro Pastorale Cardinal Ferrari, è quella o di prendere in carico la situazione nella sua reale dimensione, gestendola, monitorandola, e dotando la città, previe le necessarie verifiche, di un’ulteriore struttura a sostegno di questa fascia di persone.

Oppure lasciare la situazione così com’è, facendo affidamento anche sul fatto che con l’entrata in vigore del nuovo regolamento di polizia urbana, che ha recepito il Decreto Sicurezza, parte dei “senza fissa dimora”, che attualmente occupano, in numero più considerevole, in particolare nelle ore serali, le postazioni più visibili quali i portici delle chiese e alcune aree rientranti tra quelle definite protette, verranno allontanati, per così dire “oscurati”, trovando riparo altrove, in un immobile abbandonato o sotto una strada fuori dalle cosiddette aree rosse, con il risultato di aver “ripulito” le zone più visibili e più occupate, senza tuttavia aver gestito in radice la situazione.

E lo dico perchè è stata più volte sbandierata, come risposta alla presenza dei senza fissa dimora in città e ai cosiddetti “accampamenti”, l’approvazione del nuovo regolamento di polizia urbana.

Si è fatta una gran confusione tra condotte pericolose, certamente da perseguire, e condotte contrarie al decoro, si è confusa l’estetica dei luoghi con la condizione umana delle persone la cui presenza li “deturpa”.

Il dormitorio non eliminerà dalla vista, se questo è il quesito, i soggetti che recano disturbo al decoro dei luoghi, li vedremo ancora in giro perché non possiamo impedirne la circolazione, la sosta, nella misura in cui il disagio arrecato è solo di natura estetica e non assume caratteri di rilievo penale e/o amministrativo.

Lo strumento posto a garanzia del rispetto delle regole di civile convivenza non è il dormitorio, non confondiamoci, ma sono le norme del nostro ordinamento giuridico.

Questa mozione non si occupa del decoro dei luoghi, bensì delle persone, si prefigge di raggiungerle, di avvicinarsi alle loro fragilità, prendendosene cura, almeno nell’assolvimento dei bisogni primari.

E’ una mozione che traccia un percorso, a mio avviso anche modificabile, purchè si raggiunga l’obiettivo di dare una risposta equilibrata alla situazione dei senza fissa dimora in città, valutando qualsiasi opzione utile alla causa.

Avallando questa mozione non significa sminuire le azioni e i progetti messi in campo dall’Amministrazione comunale sia sul fronte del sostegno economico ad alcune delle strutture citate, tra cui il dormitorio comunale (è di questi giorni il bando che ci orienta anche sulle cifre relative alla gestione = 175.000 Euro all’anno per 56 persone), che sul fronte dei progetti di Housing first (cioè l’inserimento dei “senza fissa dimora” in appartamenti indipendenti), e di altri progetti come l’affidamento della gestione dei bagni pubblici di via Vittorio Emanuele e in futuro di Piazza Martinelli – ma significa prendere atto che le azioni messe in campo da tutti i soggetti della Rete non sono più sufficienti a gestire in modo strutturato il fenomeno.

Como piazza Martinelli ph: Carlo Pozzoni

E ciò che più mi spiace è che sul tema del dormitorio – di cui non sottovaluto l’impegno che l’allestimento e la gestione di una struttura di primo livello può comportare – si sia aperto un confronto, a tratti ostile, e arroccato su posizioni che invece di unire hanno ulteriormente diviso, anche a causa degli emendamenti proposti.

Questa mozione ci offre invece l’occasione di affrontare in quest’aula un tema delicato, sviscerandolo, non arrestandosi ad un semplice NO! L’assessore Corengia, che oggi detiene la delega, ha espresso un segnale di apertura e attendo di conoscere con interesse il suo orientamento finale.

In ogni caso dire NO per la preoccupazione che un nuovo spazio di bassa soglia possa attrarre altre persone in città, e che un dormitorio esiste già, senza tuttavia considerare i mutamenti che la nostra società ha subito dal 2010 – anno in cui fu avviata l’esperienza del primo dormitorio comunale in città – significa non voler prendere completamente atto del mutato scenario socio-economico del nostro territorio e degli effetti delle politiche migratorie del nostro paese.

Ph: Pozzoni

Né la gestione di una nuova struttura di prima accoglienza metterebbe a rischio la sostenibilità economica dei servizi e delle politiche a sostegno delle fasce più deboli della nostra popolazione.

E se è vero che senza un percorso di reinserimento, di integrazione, un’assistenza solo di primo livello può rilevarsi insufficiente perché soddisfa essenzialmente i bisogni primari – da qui una maggiore attenzione da parte del Comune ai diversi percorsi di accompagnamento all’autonomia dei “senza fissa dimora”, tra cui l’importante progetto “Strade verso casa” ereditato dalla Giunta Lucini, ma ancora ai suoi esordi, è altrettanto vero che la ricostruzione di sè stessi dalla strada, dal giaciglio di cartone, dagli abiti sporchi e dagli stessi amici di “sventura” è ancora più difficile, praticamente impossibile!

E ciò considerato altresì che parliamo di persone con forti disagi psicologici, emarginati, sostanzialmente incapaci di “risollevarsi” e di riprendere in mano da soli la propria vita, a partire proprio dai bisogni primari.

Mi permetto peraltro di dire che il dormitorio, non è solo un luogo dove trovare un letto per riposare ed una doccia per lavarsi, ma significa anche per i suoi utenti ricondursi ad una realtà che non sia solo quella della strada; dormitorio significa anche ritrovare persone, come i volontari, per un momento di ascolto da parte di chi non è nella tua stessa condizione, significa intercettare un bisogno e offrire un consiglio, un luogo dal quale far partire la giornata in un modo più dignitoso; è un luogo nel quale puoi non sentirti più completamente solo.

Attraverso il dormitorio è possibile avere anche un più attento monitoraggio delle persone che lo frequentano, dei loro spostamenti, delle loro condizione di salute, significa offrire un tetto che li tenga lontani per qualche ora dalla strada, dal più comune vizio del bere, garantendo parallelamente anche un maggiore controllo del territorio, non in termini punitivi.

Il mio auspicio è che l’Amministrazione in carica voglia tra le azioni messe in campo, valutare attentamente anche l’opportunità di mettere a disposizione uno dei propri immobili inutilizzati, come richiesto dalla mozione in discussione.

E se questa non dovesse essere l’opzione ritenuta percorribile, il mio ulteriore auspicio è che l’Amministrazione, nella sua veste istituzionale, si faccia in ogni caso concretamente parte attiva – coinvolgendo tutti i soggetti della Rete, gli altri Comuni della Provincia, ogni altro soggetto utile alla causa e in particolar modo le Istituzioni ecclesiastiche, per vocazione dedite al sostegno dei soggetti più deboli e dotate a loro volta di immobili – nella individuazione di una struttura di prima accoglienza e ciò considerato altresì che il Centro Cardinal Ferrari non sarà più disponibile a partire dall’anno prossimo.

In questo cammino potrebbe peraltro essere coinvolta anche la società civile attraverso una campagna di sensibilizzazione; l’iniziativa dell’associazione svizzera “Main dans la Main” per la costruzione della Casa per l’Infanzia è il più recente esempio di grandiosa umanità! E in questa città ce ne sono molti altri!

Il messaggio in termini umani sotteso a questa mozione è quello in cui credo e al quale, anche solo idealmente, non voglio rinunciare.

Grazie per l’ascolto e grazie ai presentatori della mozione.

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2 Commenti

  1. Ha fatto bene Mantovani a smarcarsi da Rapinese. Fra gli interventi dei due su questo tema si estende un abisso. E non solo per le posizioni divergenti, ma anche per i toni, l’intelligenza delle osservazioni, la capacità di analisi e la sensibilità.
    Mantovani ha perfettamente ragione: affrontare la questione dei senza tetto come un problema estetico ed igienico è riduttivo, miope ed inumano.
    Spero in una “coalizione del bene” che si confronti con la Giunta per porre le basi di un nuovo progetto di prima accoglienza e gestione.
    @ Eva: io tifo per una coalizione e una giunta rosa, per la prossima tornata.

  2. Ada Mantovani si è sempre contraddistinta all’interno del Consiglio non solo per l’intelligenza e la pacatezza degli interventi, ma anche e soprattutto per la sua umanità e attenzione verso i più deboli. Questo discorso ne è l’ennesima prova e spero che le sue parole possano davvero convincere il Consiglio ad approvare la mozione.
    E poi chissà… Como si meriterebbe un futuro Sindaco con le sue caratteristiche!

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