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Politica, Punti di vista

Adria Bartolich e Lady Demonique: “Il problema non è il bigottismo ma l’etica pubblica. In altri Paesi non sarebbe mai stata candidata”

La candidata sindaca di Bene Comune e Civitas, Adria Bartolich, interviene sul caso che ha agitato la coalizione di Barbara Minghetti la scorsa settimana, ossia la presenza (poi depennata) nella lista di Agenda Como 2030 – per conto di Azione – della performer erotica Doha Zaghi, in arte Lady Demonique. Bartolich premette che affronta la questione “non tanto perché mi interessi la vicenda, bensì il suo significato” e poi sottolineando che “trovo piuttosto sconcertante che si debba spiegare perché alcune candidature siano da considerare inopportune”. Poi affronta la questione sotto diversi punti di vista, che qui riportiamo in ampi stralci (qui integrale)

Si candida alle elezioni una mistress, traduzione letterale una padrona, dove per padrona non si intende la definizione un po’ vetero di un pasciuto capitalista, bensì una signora che come attività svolge quella di pestare o umiliare uomini che ne sono evidentemente contenti

Qui cominciano le prime considerazioni dense di significato:

“si tratta di un lavoro come un altro”: lo inseriamo nei consigli per l’orientamento nelle scuole o organizziamo dei corsi di formazione professionale? A quale contratto nazionale fa riferimento l’attività della signora se ha un contratto? C’è un ordine professionale? Quale lavoro viene pagato a borsette?

“non sono moralista”: affermazione che implicitamente sottintende che chiunque sia perplesso di fronte ad alcuni fatti, lo sia;

“nella vita privata ognuno fa quello che vuole”: sì, nei limiti imposti dalla Costituzione, dalla legge, dalle ordinanze e dai regolamenti, a cui aggiungerei d’ufficio anche il buon senso; ma qui siamo ormai sul terreno della vita pubblica;

“in fondo non fa niente di male”: non saprei, ma in un rapporto dove c’è qualcuno che domina e umilia e un altro che è sottomesso ed umiliato, seppur per sua volontà, credo che quanto meno ci sia un problema evidente con i ruoli e il potere, oltre ad una manifestazione di bisogno di controllo sull’altro, pressoché totale.

Che tutto questo si svolga con un crocefisso in mano, una serie di bestemmie e l’esercizio di violenza fisica pare passi in secondo piano. Anche che questa attività venga esercitata con il servo mascherato da un noto personaggio politico e con tanto di riprese facilmente reperibili on line. In queste due ultime cose si focalizzano due problemi di carattere generale non irrilevanti.

In Italia la libertà religiosa viene giustamente tutelata in uno dei concetti cardine della Costituzione, quello del diritto a professare la propria religione, che va di pari passo con il rispetto dei valori e simboli della religione altrui. Abbiamo fatto le battaglie per il rispetto del velo islamico, seppur non per quello integrale, perché religione e diritti civili devono camminare insieme, e non possiamo trattare la religione che praticano milioni di italiani diversamente dalle altre. Inoltre, tra i fondamenti di un sistema democratico inevitabilmente c’è il rispetto dell’avversario politico, soprattutto se non ci piace. Entrambi i principi nella vicenda mi sembrano siano stati ampiamente sottovalutati.

Una sfilza di luoghi comuni abbastanza inquietanti per difendere un errore, che non prendono di un fatto oggettivo: se sei finito su tutte le pagine e tv nazionali, forse quella cosa viene comunemente considerata quanto meno eccentrica .

Mi si dirà perché siamo un paese bigotto mentre in altre situazioni la vicenda sarebbe passata quasi inosservata. Questo è appunto il centro del problema. In altri paesi non sarebbe nemmeno stata candidata, sì proprio in quei paesi che hanno rappresentato la parte d’Europa più laica e libera dove succede che un ministro si dimetta, non per una laurea falsa ma per una tesi dove 100 passaggi sono stati copiati senza citare la fonte.

Il tema vero non è il bigottismo, tra l’altro tra le righe definizione legata inevitabilmente al sesso, bensì la concezione dell’etica pubblica.

Questa sottile distinzione, si fa per dire, fa sì che le istituzioni, che rappresentano l’apice della vita di una comunità, acquisiscano un ruolo autorevole e indiscusso ed è per questo che le istituzioni vanno protette dalle incursioni di elementi esterni che le possano delegittimare, ma anche da dibattiti politici che puntano a delegittimare le persone in quanto tali.

Con la perdita di peso dei partiti trasformati spesso in comitati elettorali e il ruolo di mediazione che una volta svolgevano, le istituzioni sono invece diventate terreno di scontro e avvertite come tali.

Il maggioritario selvaggio dove chi vince prende tutto, ha fatto il resto. Le istituzioni non sono più di tutti, sono solo di qualcuno. Seppur temporaneamente. La prima cosa che deve fare la politica è smontare questa concezione, e anche abbastanza in fretta, considerato il numero bassissimo di persone che si recano a votare.

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8 Commenti

  1. Se la signora Zahgi invece di divulgare il suo inno alla schiavitù che non mi sembra sia un valore nel 2022, parlando di un lavoro che non determina un solo centesimo di tasse, se iniziasse a parlare di clienti ai quali fa degli scontrini, tanto per cominciare, forse si potrebbe considerare in seconda battuta il moralismo e in terza battuta se ne sa qualcosa di politica. Davvero schaivitù e slalom su come non pagare le tasse è ciò che chiediamo alla nostra politica?

  2. Ah ecco il classico “Non sono bigotta, ma”!

    Non sono bigotta, ma c’è una che domina l’altro.
    Non sono bigotta, ma ha il crocefisso in mano.
    Non sono bigotta, ma l’hanno pubblicato online su una piattaforma.
    Non sono bigotta, ma se è finita su TV e giornali, allora è eccentrica.

    Come spesso capita, ci si fissa su dettagli perchè è comodo così. E bastano quelli per una campagna mediatica.

    Bastava dire che (legittimamente) lei non l’avrebbe candidata e ci risparmiavamo la lezioncina.

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