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Punti di vista

Cari consiglieri di Rapinese, un marciapiede vale più delle persone? Giustifica il silenzio su tutto, sempre?

Devo dire che per l’età sto cercando di portarle tutto il rispetto che devo […] cerco di portarle il rispetto che è dovuto a un anziano. La mia vera sfida sarebbe trattarla da consigliere normale quindi caro Nessi collega mio, amico caro, caro amico caro, impari a commentare gli atti politici […] Se ha bisogno di un amico mi faccio trovare il venerdì così magari ha qualcuno con cui parlare”.

Questo – dopo l’inaudita violenza verbale usata qualche minuto prima contro l’Associazione Carducci – è soltanto uno dei tanti passaggi dedicati ieri sera in consiglio comunale dal sindaco di Como Alessandro Rapinese all’esponente di opposizione Vittorio Nessi (parole a cui lo stesso Nessi non ha replicato, evitando di scendere a quel livello, ma soltanto dicendosi “esterrefatto per il mancato intervento duro e severo del presidente del consiglio comunale”).

Lo spunto per l’ennesima riduzione dell’aula di Palazzo Cernezzi a taverna – anche se più che di spunto sarebbe giusto parlare di pretesto – era l’interrogazione dell’esponente di Svolta Civica su quanto costerà davvero alle casse pubbliche il teorico progetto per le piscine e il nuovo palazzetto a Muggiò: questioni a cui peraltro il sindaco non ha risposto annunciando che parleranno futuri “atti politici (che in realtà saranno, semmai, amministrativi ndr)”.

Ma al di là delle questioni tecniche, e tornando alle espressioni fuori da qualsiasi contegno istituzionale pronunciate da chi indossa la fascia tricolore e dunque dovrebbe, se non rappresentare tutta la città, almeno non irriderla, sarebbe inutile indagare più di quanto non si sia già fatto in questi tre anni il personaggio Rapinese, il suo gergo, i suoi attacchi ben oltre l’alveo della politica, i suoi modi che tanto piacciono a chi lo ha votato e lo rivoterà fra due anni con ottime possibilità di vittoria bis. La virulenza vestita da sindaco è ormai una pessima consuetudine che appare connaturata profondamente al suo modus operandi. Ne è l’essenza stessa, probabilmente. E l’anima profonda, come noto, raramente cambia.

Il passo oltre che si può fare, andando più in là del solo Rapinese, è domandarsi che cosa vede la ventina di fedelissimi sostenitori che da 33 mesi, militarmente seduti in consiglio comunale, ne accettano supinamente, senza un’obiezione, senza un minimo sussulto, senza un vago sentore di perplessità, ogni show, ogni esagerazione, ogni pesantissima performance verbale contro tutto e tutti.

E’ una domanda aperta, naturalmente. Ma viene da domandarsi se – similmente al loro capo, per di più nelle vesti di pubblico ufficiale – anche loro nella vita di tutti i giorni, rispetto a un problema qualsiasi, a una divergenza di vedute con un’altra persona, a un confronto anche acceso in ufficio, a casa o al campo sportivo, si esprimano normalmente con espressioni del tipo “ti spazzerò via”, “non resteranno neanche le briciole”, o magari sfottendo allo sfinimento amici e conoscenti per un mero errore materiale come accadde qualche mese fa alla consigliera Lissi per una vocale sbagliata (il video), oppure augurando ai nemici “una morte lenta e dolorosa“, o ancora usando toni di evidente sarcasmo contro chi è semplicemente colpevole di non essere giovane o almeno di non avere l’età del Princeps, che evidentemente fissa lo standard per ritenersi nel pieno delle funzioni oppure no.

Sarebbe davvero interessante conoscere le risposte a queste domande, se non altro per capire se davvero la consonanza di modi e toni tra il sindaco di mezza città e la sua falange pressoché priva di pubblica parola è così assoluta come sembra oppure no.

Sarebbe curioso sapere se ciò che i consiglieri della Lista Rapinese Sindaco coprono e accettano con il loro silenzio-assenso da quasi 3 anni in quella sala è davvero la cifra anche individuale di ogni componente del mini esercito che formano e schierano a testuggine invalicabile attorno al capo al quale si può permettere tutto, contro chiunque, senza un limite nello scendere verso la cintola.

Per capire meglio quel mondo a oggi misterioso, in ultima analisi, sarebbe utile sapere se – come a volte appare – la costruzione di un marciapiede o di un palazzetto vale e varrà comunque e sempre più del rispetto per l’avversario politico, per le istituzioni e in fin dei conti per le persone.

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