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Punti di vista

Cari Giovani Pd, grazie della lettera. Ma devo farla a pezzi (e lo faccio per voi, giuro)

Cari Giovani Demcratici comaschi, una cosa deve essere chiara subito: così come l’articolo originario del 9 giugno intitolato “Como, quei giovanissimi intorno a Salvini e le tre domande per PD e sinistra-sinistra” esprimeva una visione personale del sottoscritto e non editoriale in senso pieno – tanto che rientrava nella categoria “punti di vista” -, identico discorso va fatto per le prossime righe.

La premessa bis è che Comozero nasce per essere terreno di confronto sempre e comunque e la vostra lettera che ospitiamo integrale sotto come risposta all’articolo di 4 giorni fa, non è soltanto benvenuta ma anche molto apprezzata in quell’ottica.

Nello stesso tempo, chi ci segue sa qual è il faro della testata: il rifiuto di ogni banalità, di ogni tono paludato o forzatamente circospetto, il rifiuto della mediazione come dogma. Di contro, l’ambizione è essere un’isola aperta alla circolazione delle idee, delle visioni, delle prospettive anche opposte e contrapposte. Come in questo caso, così veniamo al dunque.

E dunque, Giovani Democratici, è impossibile non parlarvi in maniera schietta, diretta. La vostra lettera è, in assoluto, perfetta: articolata, riflessiva, pacata, argomentata, ragionata. Inoppugnabile, per molti versi. E dunque è “morta”.

Vi chiamate Giovani Democratici. Immagino siate attorno ai vent’anni. E dunque vi associo alla vita che esplode, alla creatività, alla provocazione quasi naturale, all’istinto che prevale ancora sulla ragione di noi vecchi.

Vi immagino idealisti, smaniosi di futuro ed emozioni, trascinati da entusiasmo e affamati di cambiamento. Di rivoluzione, se volessimo esagerare.

Avrei voluto leggere e provare gioia, rabbia o passione furente nelle vostre parole. E invece ho trovato autodescrizioni come questa, presa probabilmente da qualche manuale di Tecnica del Catasto: “Il nostro obiettivo primario è quello di essere strumento capace di permettere di esprimere le proprie opinioni e competenze politiche ai giovani che si riconoscono nei valori del Centrosinistra e a chiunque volesse dare un proprio contributo per la collettività”.

Ma non basta, mi sono imbattuto con orrore in frasi come “il sopracitato articolo”, ho letto che la vostra ambizione di ventenni (o forse meno) non è cambiare il mondo ma “il dialogo che si può intrattenere, la possibilità di trovare nel proprio rappresentante istituzionale una fonte di confronto aperto, sincero e costruttivo”. Vi prego, no! Incalzateli i vostri leader, criticateli, chiamateli allo scoperto, pungeteli con la forza della vostra giovinezza, santo cielo!

E ancora: “Nel corso dell’ultimo anno abbiamo avuto la possibilità di riunirci in assemblee tematiche al fine di stimolare vicendevolmente le nostre idee e opinioni, abbiamo preso la decisione di costituire dei tavoli di lavoro settoriali da quali sono poi scaturite delle precise proposte e dei documenti programmatici”. No, no, no!

Non chiudetevi anche voi in quelle tombe chiamate “assemblee programmatiche”, non costituite “tavoli di lavoro settoriali”, lasciateli ai falegnami che hanno reso famosa la Brianza nel mondo, i tavoli e i comodini.

Non sprecate il vostro tempo come vecchi arnesi della peggio politica parolaia. Uscite da quelle stanze, buttatevi nelle strade, sognate un mondo a colori e non in formato A4. Non cimentatevi nell’eterna gara all’avverbio di sinistra più lungo degli altri. Urlate, semmai.

Per carità, siamo pieni di sofisti, di filosofi, di soporifere conferenze/assemblee/riunioni di circolo che producono un nulla scritto in un perverso burocratese. Carta buona per alimentare voraci cestini della spazzatura e per respinge moltissimi vostri coetanei.

Non cedete all’abisso del selfie con le vongole, fate bene – conoscono politici anche locali che passano vite intere a immortalarsi con le vongole – ma vi prego, coloratelo questo mondo. Sporcatelo, provocatelo, assaltatelo con la vostra giovinezza.

Scrivete almeno una volta la parola “futuro” nella prossima lettera. Vi rendete conto? Non c’è una volta la parola futuro nelle vostre 50 righe.

Non rispondete mai più – men che meno a noi, che vi ospiteremo comunque e sempre – “in maniera più pragmatica alle domande poste nel finale dell’articolo”. Criticatelo, il nostro articolo. Fatelo a pezzi. Ma toglietevi quelle cravatte regimental anni ’80, uscite dal bianco e nero, buttate il manuale di tecnica del linguaggio involuto. Dite una parolaccia, piuttosto.

Siate giovani, Democratici!

Con speranza,

Emanuele Caso

Di seguito, la lettera integrale ricevuta dai Giovani Democratici (mentre qui potete leggere una replica di Edoardo Pivanti, ex coordinatore provinciale GD).

Carissimi,

siamo i Giovani Democratici del Circolo di Como e della Federazione Provinciale, siamo la rete territoriale di un’organizzazione politica che è anche la giovanile del Partito Democratico. Il nostro obiettivo primario è quello di essere strumento capace di permettere di esprimere le proprie opinioni e competenze politiche ai giovani che si riconoscono nei valori del Centrosinistra e a chiunque volesse dare un proprio contributo per la collettività.

Ci sentiamo profondamente lontani e diversi dall’essere solo “ubbidienti militanti spediti ogni sabato al desolato gazebo novecentesco sotto l’ultimo cavalcavia”. Questo perché siamo un gruppo nutrito di ragazzi che dedicano parte del loro tempo al confronto e alla proposizione di idee per le proprie realtà territoriali, discutendo di situazioni che tutti noi viviamo, militanti e non, e che pertanto abbiamo profondamente a cuore.

In merito al sopracitato articolo del 9 giugno, abbiamo deciso di coglierlo come un ulteriore spunto di riflessione sull’attuale situazione politico-sociale e sul significato che ha assunto per la nostra generazione il fare politica. Oggi appare sempre più importante la figura del leader, la sua mitizzazione, e non invece l’analisi dei temi che propone o le reali possibilità di realizzare quello che promette. Dunque ci sentiamo di dire che tornare a casa con la foto di un politico, è sì più che legittimo, ma non significa essere un militante o un cittadino impegnato, potrebbe significare, al massimo, essere un fan.

Noi riteniamo che la politica sia una cosa seria, che sia di tutti e che i Ministri o i Segretari dei partiti non debbano essere considerati alla stregua di una rock star o di uno youtuber. Insomma, quello che conta non è il selfie da scattare con loro, ma il dialogo che si può intrattenere, la possibilità di trovare nel proprio rappresentante istituzionale una fonte di confronto aperto, sincero e costruttivo.

Nel nostro piccolo, ciò che cerchiamo di capire è il motivo per il quale la partecipazione alla vita politica attiva non sia più centrale tra i giovani e, con l’esempio e l’impegno concreto, cercare di porvi rimedio coinvolgendo attivamente il maggior numero di persone possibili.

Generalmente non spendiamo il nostro tempo a chiederci per quale motivo i nostri rappresentanti politici non siano attorniati da folle di fan esultanti, come ai concerti, ma nel caso ci domandiamo se le loro interrogazioni parlamentari o le loro mozioni regionali si occupino davvero – come spesso dobbiamo dire si verifica – del cittadino e delle sue istanze.

Per rispondere in maniera più pragmatica alle domande poste nel finale dell’articolo, vi possiamo dire che ogni giorno cerchiamo di “sfiorare le mani protese di un giovane” e lo facciamo con i nostri amici, con i nostri compagni di università, con i nostri concittadini e con i nostri colleghi di lavoro.

Nel corso dell’ultimo anno abbiamo avuto la possibilità di riunirci in assemblee tematiche al fine di stimolare vicendevolmente le nostre idee e opinioni, abbiamo preso la decisione di costituire dei tavoli di lavoro settoriali da quali sono poi scaturite delle precise proposte e dei documenti programmatici e infine, per non dilungarci, abbiamo condotto delle precise campagne di ascolto presso alcune piccole e grandi realtà del territorio per comprendere in prima persona quali fossero le effettive domande alle quali la politica dovrebbe dare risposta e soprattutto quanto sia bella e ricca di risorse la nostra provincia.

Noi un “perché e un per chi”, tornando alla provocazione del vostro articolo, abbiamo cercato e cercheremo sempre, come spiegato sopra, di darcelo. Forse non sempre riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi, forse non sempre siamo presenti quanto e dove dovremmo, ma state certi che a noi poco interessa di “giocare a conta la corrente”, ma di provare ad essere un tramite tra chi non ha o chi non può dare voce alle proprie richieste e necessità e le nostre istituzioni.

Grazie!

Circolo GD di Como
Federazione Provinciale GD Como

© RIPRODUZIONE RISERVATA

4 Commenti

  1. Tristezza per questi cervelli giovani, capaci, ma già lavati. Del futuro, più che come i politici, suonano come i burocrati.

  2. Grandissimo Emanuele!
    Attorno ai vent’anni (alcuni credo anche trenta) ma decisamente muffosi, purtroppo anche con questi “na ciapum pú de rat”

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