Con il consueto garbo, sia di forma che e di contenuto, l’ex assessore della giunta Landriscina, Alessandra Bonduri, interviene dopo le due notizie pesanti degli ultimi giorni.
Parliamo delle bocciature incassate in sede giudiziaria dal sindaco di Como, Alessandro Rapinese: cioè il caso dell’associazione Carducci e quello del nido Magnolia. Due punti di partenza per un’ampia riflessione sul presente, sul turismo e sulla visione, o assenza della medesima, per la città.
Ecco quanto scrive:
Carissimi Lettori,
é un po’ di tempo che non scrivo e che pertanto, fortuna vostra, non vi annoio. Sicuramente, non é per disinteresse o per mancanza di argomenti ma poiché la vita talvolta ti porta in altre direzioni. L’argomento di oggi, che sarà solo accennato, risponde a questa domanda: in che direzione sta andando questa città, la bellissima Como, ormai internazionalmente identificata con il marchio Como Lake? Ieri sono stati pubblicati due provvedimenti giudiziari relativi uno ad una associazione culturale e l’altro ad un asilo (le notizie le avete già lette).
Non mi soffermo a commentarli, poiché i provvedimenti dei giudici si applicano e non si commentano.. pur, ovviamente, potendo essere d’accordo con gli stessi oppure no. E non mi soffermeró neppure a parlare della sconfitta della Amministrazione Comunale, vige il principio appena enunciato. Tuttavia, ciò che desidero sottolineare è che ora si discetta di chiusura delle scuole o di nidi, ora si asfaltano strade con sommo giubilo – come se fosse un atto di ingegneria tra i piú sublimi – o si plaude o meno al nuovo stadio, passando dalla fermata giardini a lago ove sarebbe meglio definirli “casini a lago”.
Scusate però, un dato che si sta perdendo in questa confusione di argomenti. Dove si trova ubicata la #visione della Como che verrà… siamo persi dietro a “cose” che pur se importanti, non si trovano ben situate all’interno di un progetto unitario, ma alla ribalta della mera contingenza.
Como è ancora la città della seta, oppure ormai siamo (solamente) una città instagrammabile… e che se appena si esce dell’inquadratura, si rischia di fotografare qualcosa che non va…e quindi, di buttare lo scatto?
Ragioniamo ormai a pezzetti – mi ci metto per prima io – presi dalla frenesia, diventando tifosi di questo o di un altro argomento, ma perdiamo la bellezza del tutto, dell’insieme e soprattutto del puzzle che si fa modellino in 3d.
La lotta non è mai stato il mio approccio, la dialettica sí…ma probabilmente sono solo una instancabile e romantica boomer…
Forse, carissimi Lettori, c’è ancora tempo… ma… non da sprecare.