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Como, l’architetto Dorin D’Angelo Rossi: “Piazza Perretta, il futuro legato al destino della Banca d’Italia”

Promessa in campagna elettorale – anche se l’idea era quella di realizzarla solo dopo la creazione di “al-me-no 1000 posto auto” – la pedonalizzazione di piazza Perretta è realtà dallo scorso giugno. Ma per farne cosa? “Io lo definisco ‘Lo strano caso di piazza Perretta’ – è il pensiero che l’architetto comasco Dorin D’Angelo Rossi ha voluto condividere con la nostra redazione – pur sposando appieno l’idea di portare le auto fuori dal centro storico, credo che la scelta di eliminarle prima di sapere come dare identità a questo spazio sia curiosa perché, in realtà, ad oggi quello che si è creato è un altro non-luogo a due passi dal non-luogo per eccellenza, piazza Cavour”.

In verità, le intenzioni sul futuro di questo spazio erano già chiare nel programma elettorale dell’attuale sindaco: “Fioristi, mercatini bio e tutte quelle attività commerciali/artigianali/hobbistiche” e la piazza, almeno fino a oggi, ha ospitato, anche se solo per una giornata, il mercatino hobbistico che solitamente si snodava nella vicina via Muralto (e, proprio di queste ore, è la notizia dell’intenzione di allestire qui un mercatino natalizio), ma, per il resto del tempo, l’impressione è oggettivamente ancora quella di uno spazio con un futuro da definire.

“Dopo la demolizione della Cortesella, questo quartiere è stato pensato e costruito per essere una sorta di ‘City’ di Como con la Banca d’Italia, la sede di Confartigianato, le Assicurazioni Generali e altri uffici e la piazza è stata progettata fin dalle origini per essere esclusivamente un parcheggio – spiega l’architetto comasco – ancora oggi è uno spazio senza alberi, ma anche senza bar o ristoranti affacciati su di esso e con lo stesso edificio dell’ex Banca costruito apposta per incutere quasi timore, con la scalinata che crea una distanza netta con lo spazio antistante, tanto che è molto difficile ipotizzare che il futuro progetto di aprire qui delle attività commerciali possa essere in dialogo con la piazza”.

“Capisco che si tratti di una fase di passaggio, ma verso cosa? – è la sua domanda – quando si mettono le mani sulla città bisogna avere le idee chiare su dove si sta andando altrimenti il rischio è quello di creare semplicemente dei vuoti. Per questo, sarebbe utile che ai cittadini venisse spiegato il progetto complessivo, sarebbe una chiave di lettura utile per accettare che oggi questo sia, temporaneamente, uno spazio senza identità. Invece l’impressione è che si sia partiti dal fondo, senza sapere esattamente la cosa più importante, cioè quale sarà il destino dell’edificio della Banca d’Italia: cosa diventerà esattamente? Verrà ricostruita o mantenuta? O verrà addirittura spostata in avanti liberando spazio sul retro, dove invece pulsa la vita di una miriade di attività commerciali?”.

E, nell’attesa di conoscerne il futuro, D’Angelo Rossi non manca di sottolineare, come già per piazza Cavour, che uno spazio senza vita più che un regalo è una ferita per la città: “Visto che la piazza è stata liberata dalle auto proprio all’inizio dell’estate, mi domando perché non si sia pensato di sfruttarla temporaneamente, magari permettendo ai pochi locali limitrofi di mettere i loro tavolini sui lati – conclude infatti – oppure programmando qui le Cernezzi Nights invece di chiuderle nel cortile del Municipio. Senza vita, il rischio è quello di ricreare il vuoto urbano di piazza Roma, dove almeno c’erano gli alberi a fare ombra alle panchine, che alla fine infatti è tornata a essere un parcheggio”.

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