Era il dieci agosto scorso e la questione già tornava al centro delle cronache, i senzatetto trovavano ancora una volta riparo e spazio per un riposo che nessuno mai invocherebbe per sé sotto i portici dell’ex chiesa di San Francesco. A segnalare in quei giorni il caso a ComoZero è stata la capogruppo della Lega in consiglio comunale a Como, ex assessore della giunta Landriscina, Elena Negretti: ne parlavamo qui. Questa l’immagine di allora:
Oggi è il 3 ottobre e siamo in autunno, pioggia e temperature basse si fanno sentire. E’ una lettrice a segnalare come sotto i colonnati ancora si trovino persone in cerca dello stesso riparo e della stessa legittima aspirazione a un breve sonno. Bisogni sicuramente più urgenti rispetto a due mesi fa, piena estate.
Si sa, per il sindaco in carica oggi, Alessandro Rapinese, la soluzione per San Francesco è l’installazione di un cancello chiudi-tutto, al momento però fortunatamente non pervenuta (qui, qui e qui alcuni articoli sul tema).
Inferriate e Linea Maginot a parte, pare evidente come nonostante una grandissima e efficace rete di volontariato in città il tema debba essere affrontato. Prima di tutto per restituire un’occasione di dignità a queste persone. Tornerà il meritorio servizio Emergenza Freddo ma certo non accadrà domani. Prima di invocare ancora la sicurezza, la disciplina è vitale e necessario trovare il modo per evitare che un essere umano non abbia alternative a un giaciglio improvvisato sulla pietra nei giorni in cui acqua e freddo non danno tregua. Ma pure nei giorni di sole e caldo, perché l’emergenza è ogni giorno, sempre. Checché se ne dica.
I cancelli sono solo pezzi di ferro. E i pezzi di ferro non sono senzienti, quindi non risolvono i problemi. Se le parole sono importanti, e lo sono, smettiamola di chiamarla Emergenza Freddo e chiamiamola come deve essere: dormitorio. Un posto permanente e aperto tutto l’anno in città, per chi ha bisogno di essere riaccompagnato a una vita più facile, a un inserimento, alle relazioni e al lavoro. Ma anche per chi non ce la farà mai, perché non può e non ci riesce. Accade e non è una colpa, anzi.
Altrimenti si finisce a dividere il mondo tra riusciti e falliti: non è accettabile, punto. Un letto, un pasto e cure mediche sono diritti inalienabili di ciascuno. Indipendentemente da colpe, anche gravi, e scelte.
Durante il mandato Landriscina un documento perché si realizzasse il dormitorio fu votato in consiglio comunale (con scossoni politici non irrilevanti). Poi, ebbè siamo a Como, restò lettera morta. Certamente bisogna ripartire da lì e non nascondersi vigliaccamente dietro la rete del volontariato. Fare politica, proprio perché scomodo (dovrebbe esserlo), è anche questo.
3 Commenti
Non abbandoniamo il senso della parola carità, queste sono persone che vanno aiutate ,la caritas, la croce rossa ,la chiesa con tutti i soldi che arrivano dalle offerte ,un esempio concreto lo devono portare.
Già, belle parole…comunque queste persone dormono anche fino a mezzogiorno, pertanto non cercano nè lavoro nè sistemazione, peraltro offerta loro, e rifiutata, dai servizi sociali. Inoltre magari in redazione da voi potreste ospitare in emergenza queste persone.
Ecco Lulù con la barbetta rossa.
Ridicolo!