In una nota siglata da Sandro Estelli (Cgil), Paola Gilardoni (Cisl) e Dario Esposito (Uil) i sindacati comaschi denunciano il mancato utilizzo da parte dei Comuni comaschi delle risorse economiche legate alla misura Nidi Gratis Plus. Situazione che, a detta delle organizzazioni, suona come una beffa visto che il bisogno di sostegno nel settore esiste.
Di seguito, il comunicato.
Cgil Como, Cisl dei Laghi e Uil Lario tornano a mettere in evidenza una contraddizione che pesa sulle spalle di migliaia di famiglie comasche.
La misura Nidi Gratis Plus, pensata per sostenere l’accesso ai nidi d’infanzia per le famiglie con ISEE fino a 25.000 euro, esiste, è attivabile, ma in gran parte del territorio comasco resta inutilizzata. Su più di 120 Comuni della provincia, solo 25 hanno aderito all’ultima edizione. Non è un dettaglio: è un dato che racconta un’assenza, e insieme un’occasione mancata. Nel frattempo, il bisogno si conferma.
Nella nostra provincia, oltre 46.000 nuclei familiari rientrano nella fascia ISEE prevista dalla misura. 11.469 sono i bambini della fascia di età tra 0 e 2 anni che potrebbero usufruire dei servizi educativi. La situazione peggiora se pensiamo a chi, pur abitando in un Comune che ha fatto un passo indietro, iscrive il proprio figlio in un nido del Comune accanto. Se non ci sono convenzioni o tariffe dedicate ai non residenti, il contributo viene negato. Così, due famiglie con lo stesso ISEE, lo stesso carico familiare e la stessa retta si trovano in condizioni opposte. E tutto per una riga di confine.
Tali considerazioni ci inducono a ritenere che Regione innanzitutto dovrebbe migliorare e rendere più efficace questa misura, mediante un maggior investimento, per ampliare l’accesso ai posti dei nidi, un’estensione e semplificazione per garantire parte dei nuclei familiari più bisognosi, incentivando l’adesione dei comuni su tutto il territorio lombardo, garantendo omogeneità di offerta e criteri univoci di accesso ai cittadini.
Circa la scelta dei comuni, ritorniamo a dire con chiarezza che deve essere garantita maggior equità.
Non è una questione tecnica: è una questione di visione. Serve un cambio di passo. Occorre che i Comuni firmino le convenzioni necessarie, garantiscano tariffe accessibili per chi ha meno. I servizi educativi e di sostegno alla famiglia sono, inoltre, al centro della raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea sulla “Child Guarantee”, volta a promuovere il contrasto alla povertà infantile, e l’inclusione socioeconomica, allo scopo di ridurre gli ostacoli all’accesso, da parte dei minori bisognosi a una serie di servizi considerati fondamentali per la formazione della persona.
Riteniamo quindi che i comuni debbano investire sui servizi educativi, per sostenere le famiglie, favorire una miglior conciliazione dei tempi di cura e lavoro, per non lasciare indietro chi ha più bisogno e contrastare le disuguaglianze.