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Punti di vista

Fascismo, Razionalismo, architettura. Era ora, si fanno i conti. Gianotti: “Conoscenza, ideologia, equivoci”

(Torna alla mente Terragni: “Tradizione è nello spirito, non nella forma“ – Per un’architettura italiana moderna, ne La Tribuna, 23 marzo 1931)

Come spesso accade è il  dibattito in buona salute che si genera tra i commenti ai pezzi a dare un colpetto ravvivante a questioni che, viceversa, rischiano di stare nel fondo di stanze buie e polverose (parliamo di commenti preferibilmente postati su questo sito, Facebook è spesso un liberi-tutti che boh).

Così la nuova iniziativa di Made in Maarc (Museo virtuale astrattismo e architettura razionalista a Como) è planata fra queste pagine.

Non è un mistero: ricerca, esposizioni, studi e dinamismi del Maarc ci piacciono molto e ne scriviamo spesso, così anche oggi:

La grande architettura negli anni del regime fascista: super concorso fotografico del Maarc 

Parlare di Terragni e dell’ecosistema storico/politico in cui si è mosso, ha progettato, detto, costruito e vissuto rimescola istinti, conoscenze, studi, confronti e pure posizionamenti rigorosamente di casacca. Ci sta.

In primis, per dire, ricordiamo il leit-motiv che da anni accompagna la città: come la chiamiamo Casa del Fascio, ex-Casa del Fascio o palazzo Terragni?

Noi, qui, pensiamo Casa del Fascio (e non vi è alcuna cripto-emotività nostalgica, anzi, solo passione squisitamente storica) ma è, appunto, un’opinione come tante.

Da un’idea di Attilio Terragni: Casa del Fascio e basta, senza più il prefisso “ex” 

Sul tema del Razionalismo, all’eredità del ‘900 si aggiunge quella politica, due gravi già enormi che peraltro sono diagonalmente, organicamente, attraversati dalla realtà architettonico-artistica.

Quindi: cosa è, cosa dice, e cosa testimonia adesso il Razionalismo?

Così in calce all’articolo linkato sopra si è aperto un piccolo-grande confronto.

Scrive il lettore, Claudio Biffi:

“Titolo fuorviante… Il fascismo non c’entra nulla con il razionalismo”.

Risponde ComoZero con Emanuele Caso che, in materia, è ben più che titolato e strutturato da una vita intera di studi:

“Infatti c’è scritto la grande architettura “negli anni del regime”, non la grande architettura fascista. E in generale sulla sua negazione assoluta si potrebbe discutere molto a lungo. Cordiali saluti”.

Fa eco Ebe Gianotti, presidente e tra i fondatori del Maarc, con uno spunto che è più di uno spuntino. Forse, anzi sicuramente, il punto d’appoggio per una riflessione che, seppure non necessariamente conclusiva, possa finalmente rimettere qualche pezzo in ordine fuor dell’alveo ideologico (peggio: idealistico), la riportiamo integralmente perché è potente e non riconducibile a una chiacchierata casuale:

“I commenti qui sopra ci dicono che l’iniziativa a cui teniamo molto come Made In Maarc è utile!

Como Ebe Gianotti architetto socio fondatore del Maarc-Museo Virtuale Astrattismo e Architettura ph: Carlo Pozzoni

Il nostro intento è proprio quello di evidenziare le variegate correnti architettoniche che espressero opere di grande qualità pur nella diversità dei presupposti, per cui non solo architetture razionaliste in senso stretto, ma anche tutti quegli edifici che si rifanno a una semplificazione delle forme di tipo protorazionalista, a quelli di impronta classicista o pesantemente monumentalista.

Che nomi dare a queste correnti? Gli equivoci sono frequentissimi, anche tra di noi architetti, sembra proprio che manchi un vocabolario comune e condiviso.

Anche per questo, l’esito del concorso, con la selezione dei vincitori, si accompagnerà a una giornata di approfondimento più accademico che dovrebbe servire a individuare in termini più puntuali i confini delle varie correnti architettoniche e in alcuni casi a esprimere anche una definizione adeguata della corrente stessa.

Ci piacerebbe contribuire a divulgare maggiormente una conoscenza più precisa e meno superficiale dell’architettura tra le due guerre, ancora oggi non completamente libera da presupposti ideologici. Trovare insieme le parole giuste!”.

La grande architettura negli anni del regime fascista: super concorso fotografico del Maarc 

 

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7 Commenti

  1. il regime fascista optò ben presto per il monumentalismo neoclassicista come suo stile (littorio). Roba buona per ogni regime autoritario. I razionalisti italiani, di cui Terragni è la punta avanzata, il primo vero, rigoroso moderno (ripreso in seguito da Eisenmann), si proposero al regime insieme ai novecentisti e ai neoclassicisti (il futurismo in architettura rimase su carta). Furono emarginati. Si erano ispirati alle avanguardie europee, non certo alla retorica fascista. E per dire che dopo il fascismo, nella Repubblica, non ci fu alta architettura bisogna essere parecchio ignoranti. Anzi, gli architetti furono liberati dal compito di inseguire l’ideologia dominante e ripresero a sperimentare e innovare in molteplici direzioni. Dalla torre Velasca al Pirellone, tanto per citare due icone.

  2. Architettura fascista o architettura nel periodo fascista; sottigliezze poco rilevanti. Quel che rimane e’ una soverchiante superiorita’ del costruito nel Ventennio rispetto a quanto hanno saputo fare i boni homines della repubblica

  3. Vi invito a vedere il nostro sito “www.artefascista.it” per avere un’idea di ciò che fu l’architettura tra le due guerre.

  4. Che ONORE venire quotato, cmq a parte le battute, a me è sembrato un pò fuorviante, perchè con quel titolo sembra che i capolavori di quel periodo siano frutto delle idee del fascismo, invece non è così, sono frutto di Artisti Ineguagliabili che sono riusciti ad imporre le proprie idee andando contro all’idea totalitarista, cosi come successe a Weimar e poi a Dessau. (cmq ammetto che potrebbe esserci stato da parte mia un misunderstanding)
    Ps: io trovo aberrante il cambio di nome alla Casa del Fascio, cosi come negli anni si è ben pensato di nominare la via che corre lungo la parete a sud via dei Partigiani

    1. L’onore è poter dialogare così, serenamente, sugli argomenti, confrontandosi anche su idee diverse, con i nostri lettori. Grazie, a presto.

  5. il migliore amico di Terragni era un comunista: Luigi Zuccoli;

    pare che il Mascellone nero, fuggito travestito da tedesco ?? , abbia voluto il Sinigaglia con grandi M dappertutto;
    mi dispiace, ma è così e non per questo smetterò di frequentare lo stadio.

    ( che dire di Le Corbusier con evidenti simpatie per il mattoide debosciato austriaco )

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