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Punti di vista

Giornalisti bloccati, Consigli annullati, la tv come un balcone romano: la Como feudale baratta parcheggi per princìpi

Siamo rimasti praticamente i soli, in una città dove i giornali di ogni formato hanno perso l’abitudine – che poi sarebbe l’essenza stessa del giornalismo – di fare i famosi “cani da guardia del potere”, a esprimere qualche opinione dissonante rispetto al coro osannante sull’operato dell’amministrazione comunale. Alla fine di queste righe saranno già partiti i nostri ormai simpatici haters, ma questo è un fatto: oppure qualcuno si ricorda un editoriale, una colonnina in prima pagina, una video-presa-di-posizione su qualcosa che riguardi sindaco e giunta del capoluogo? Se la ricordate, era un peana, fidatevi. Altro non c’è.

Non che i motivi per qualche applauso alla Rapinese Band non ci siano: il recupero di Villa Olmo è partito, il lungolago (cantiere regionale, ma con arredi in carico a Palazzo Cernezzi) vede la luce in fondo al pasticcio, sulla Ticosa si muovono passi opinabili quanto si vuole ma concreti, parte il rifacimento dei giardini a lago, su asfalti e manutenzioni varie non si può negare l’impegno. E no, non è compiacere il potere quanto appena detto: è una fotografia quanto più onesta possibile sull’operato materiale di chi governa, a oggi certamente più vicino a una promozione complessiva che a una bocciatura. Ma questo ruolino di marcia basta per non vedere null’altro? Per oscurare, ignorare sistematicamente, non denunciare altre storture? Secondo noi no. E i temi della trasparenza verso cittadini e media, della comunicazione istituzionale, del trattamento riservato ai giornalisti e ai gruppi di opposizione, secondo chi scrive meritano di essere analizzati e ribaditi tanto quanto i passi buoni, anche in una città come questa che spesso baratta senza troppi sofismi un parcheggio sotto casa con un principio generale da difendere.

E allora, per stare sui temi appena citati, è impossibile non rimarcare che il trionfo della trasparenza, il palazzo di vetro, i gazebo “una volta a settimana in ogni quartiere”, il Comune aperto come una scatoletta di tonno, gli incontri in vetrina con i cittadini, i proclami da programma elettorale tipo – letteralmente – “non temeremo il confronto con la cittadinanza, anzi lo promuoveremo in ogni ambito” (esempio alle 9 del mattino del lunedì mattina per “agevolare” i genitori di Ponte Chiasso) oppure cose tipo “incentiveremo i lavori delle commissioni permanenti” o ancora “trasformeremo le attuali consulte (nel frattempo sostanzialmente abolite, ndr) in preziosi strumenti di partecipazione”, sono promesse rimaste tutte o quasi sulla carta. A oltre un anno e mezzo di distanza dalle elezioni del giugno 2022 – rapportandosi almeno agli ultimi 25 anni per esperienza diretta – si può serenamente affermare che la giunta Rapinese e ancor più la maggioranza della stessa lista in consiglio comunale siano finiti prigionieri della bulgara Torre d’avorio chiamata Cernezzi. Una roccaforte di impianto feudale.

E’ oggettivamente difficile trovare nel recente passato sindaci, assessori e gruppi consiliari di governo così chiusi nelle stanze dei bottoni, così assenti dal dibattito pubblico e così impermeabili al confronto critico con l’esterno come gli attuali. Perché no, il fatto che singolarmente gli interessati parlino al bar con chi li incontra – come qualcuno starà già obiettando – nulla c’entra con una trasparente comunicazione istituzionale degna di una città di 84mila abitanti.

Per dare un’idea, basti ribadire ancora una volta il fatto oggettivamente incredibile che nel 2024 un comune capoluogo lombardo non abbia uno o più addetti stampa interpellabili liberamente dai media per chiedere informazioni (ma anche smentite, naturalmente) su cantieri, lavori, decisioni, segnalazioni, notizie relative all’amministrazione. A Como funziona che se sei nelle grazie del sindaco – e sono sempre meno i favoriti, con un’ultima raffica di altolà che pare abbia interessato numerosi altri colleghi – puoi chiamare Lui. Altrimenti nisba, perché Lui ha deciso – a nome dell’istituzione: non si vede già qui un problema? – che con te non parla e che pure gli assessori si devono adeguare (assessori che, peraltro, negli ultimi mesi sono letteralmente spariti dai radar della comunicazione e dai media, salvo rarissime eccezioni, sempre riassunti o ‘inglobati’ dal sindaco onnipresente e onnisciente; ed è un peccato perché questa legge del capobranco fa un torto a persone che, incontrate singolarmente o a margine delle pochissime occasioni ufficiali, non perdono occasione per dimostrarsi totalmente prive dell’astio generato dalle logiche del sovrano).

Dei consiglieri della lista Rapinese Sindaco, che dire? Nulla. Non si può oggettivamente dire nulla, né nel bene né nel male, perché non parlano mai, non si esprimono mai, non presentano mozioni, interrogazioni, emendamenti. Non contestano nemmeno atti e documenti altrui, in consiglio non intervengono, non riescono in alcun modo – o non possono? – far sentire la loro voce in aula o illustrare il proprio pensiero in occasioni ufficiali, informali o semplicemente di confronto giornalistico. Sfidiamo persino gli elettori di questa squadra vittoriosa e ricordarsi qualche nome di chi li rappresenta a Palazzo Cernezzi. L’intera maggioranza politica che governa il capoluogo è completamente muta, viene quasi da pensare in religioso ossequio ai diktat del capo perché non si può credere alla scelta volontaria di offrire questa marmorea e coreografica immagine di sé alla città intera, da 19 mesi e mezzo.

Tutto incredibile ma vero quasi come il fatto che, dopo aver contestato per anni le trasmissioni di Espansione Tv con i precedenti sindaci (qui addirittura una mozione scandalizzata per porre fine a quell’andazzo) oggi Rapinese, selezionando gli altri giornalisti con blocchi telefonici e ban intermittenti e assortiti, usi come un Conducator degli anni ’80 la televisione locale per lanciare via etere progetti, notizie e sovente pure anatemi sfusi manco fosse affacciato a un balcone romano. Unica alternativa alla rete unificata – in cui resta comunque commovente lo spirito delle giornaliste del venerdì costrette a gestire l’autocelebrazione messianica – i social network personali del sindaco malamente sovrapposti all’istituzione a suon di fanbase aizzata o blandita, in un mix distorto che non si può non vedere. Sorvoliamo per pietà – perché impallidirebbero anche i gerarchi dell’epoca – sulla conferenza stampa convocata in Comune a uso e consumo di una sola testata a fine 2023: roba che forse nemmeno quando c’era LVI per davvero…

Infine, l’ultimo trend evidentemente congegnato dal primo cittadino assieme al suo braccio destro e sinistro, ossia il presidente del consiglio comunale Fulvio Anzaldo: la sparizione magica dei consigli comunali. Mentre scriviamo, sono passati ben oltre 45 giorni dall’ultimo, roba che sarebbe già estrema se fossimo in un borghetto di 30 anime. In una città che è pure capoluogo di provincia – e con una giunta che produce tantissimo, come si è difeso recentemente Anzaldo in un’intervista su La Provincia (ma allora perché tutto sto lavoro non approda in aula?) – è semplicemente un assurdo, per non pensare di peggio. E comunque – visto che anche in autunno si era presentata una situazione simile tra ottobre e novembre – è nei fatti l’ennesima restrizione ai momenti di confronto politico e pubblico disponibili (anche) per le minoranze, oltre che per i media. L’ennesima mordacchia calata sulle bocche altrui, visto che le proprie non parlano e quelle della stampa si tenta di zittirle con le buone o le querele, come nel bel Sudamerica del tempo che fu.

“Da me non mancherà mai il rispetto per chi lavora per passione verso la città”, disse il neosindaco il 16 luglio 2022 rivolgendosi all’opposizione, al primo consiglio post voto. A rileggere oggi quelle parole, viene da sorridere amaramente. Se è ancora permesso, ovviamente.

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28 Commenti

  1. Da comasco , ma non più cittadino di Como, osservo solo una cosa: le varie lamentele che si leggono nei commenti fanno capo alla inazione delle precedenti giunte. Tutte ammantate di democrazia e trasparenza, ma con capacità di decidere e di incidere sui problemi della città vicino o pari allo zero. Si può concordare sulla personalità esorbitante del Sindaco, su molte delle decisioni anch’io non sono d’accordo, ma grazie a Dio siamo in democrazia e alla fine dei cinque anni la popolazione sarà in grado di giudicare. Se la città sarà migliorata posso anche accettare un decisionista di questo genere anziché i continui dibattiti che hanno prodotto i risultati che vediamo: Ticosa, paratie, traffico, degrado ovunque.

  2. Dall’esterno non posso che riconoscere la verità di quanto scritto. Il Sindaco, nonostante tutti i suoi show si sta comportando esattamente come i suoi predecessori. Da un lato non rispetta il programma elettorale’ ricordo quando con mozioni, interrogazioni, preliminari, rinfacciava a Bruni/Lucini/Landriscina il mancato rispetto delle promesse elettorali. Su questo si comporta esattamente come un sindaco espresso dai partiti. Dall’altro lato è imbarazzante il suo utilizzo della tv locale avendo volutamente dimenticato le sue invettive contro gli altri Sindaci che andavano in tv senza contraddittorio. Poi è avvantaggiato dall’assenza di qualsiasi dibattito pubblico e mediatico: emblematico il caso Ticosa dove sulla stampa locale, rispetto al passato, non c’è stato un minimo dibattito/confronto. In questo contesto spicca anche il silenzio delle associazioni di categoria e degli ordini professionali. Infine è avvantaggiato dall’assenza dell’opposizione. Pronostico? Salvo cataclismi farà 10 anni da sindaco

  3. Cittadini e amici di Como, è dal marmoreo balcone che vi parlo, ascoltatemi:
    IL POTERE LOGORA CHI NON CE L’HA
    (e, soprattutto… a quattro palmenti ha finito, con la fine delle giunte addomesticate e partitiche, “de magnà”!)

  4. Non si può misurare il lavoro di un sindaco da panchine e lungolago, si misura esclusivamente dalla qualità della vita per i suoi cittadini – tutti – non solo i negozianti e i ricchi, e di tutte le età, e categorie sociali. E da questo punto di vista Rapinese non sta facendo bene: basta vedere la situazione delle piscine, i servizi, l’anarchia automobilistica per cui in vie del centro anche, come via Mugiasca, regna l’anarchia di sosta. Como manca di una “direzione” illuminata da almeno una ventina di anni e i risultati si vedono tutti.

  5. Maggioranza assoluta. Poi si vedrà. Tanto Gaddi sta scaldando i motori con la sua squadra il prossimo turno avrà capi di gabinetto, addetti stampa consiglieri liberi di parlare…. per intanto non vi resta che aspettare. Un po di pazienza dai……

    1. Questa è un’accusa molto grave. Riceviamo insulti, contestazioni, commenti di ogni tipo (a volte senza che, chiaramente, l’autore abbia letto il testo dell’articolo o, vien da supporre, ne abbia compreso il significato) e non battiamo mai ciglio. Va bene così, ci sta. Fa parte del gioco.

      Ma questo caso è differente, lei sostiene che l’opposizione ci dia del denaro (ma chi poi? Il Pd? Svolta Civica? La Lega? Fratelli d’Italia? Noi con l’Italia? Il gruppo misto dell’ex candidato sindaco Molteni? Tutti insieme appassionatamente in un minestrone complottaro?).

      Se è sicuro di quello che dice, se ne assuma la responsabilità. Le auguriamo possa dimostrare quanto ha scritto. Con precisione, contesto e, soprattutto, prove.

  6. In politica chi è arrogante e chi rifiuta il confronto manifesta debolezza non certo forza. Rapinese Sindaco non ha grandi argomentazioni, non ha grandi idee, ha molte promesse fatte e non mantenute e altrettante da fare che non manterrà. Quindi non sorprende che sia il beniamino di quel giornalismo televisivo che è solo in grado di far da spalla a proclami e non è in grado di proporre il minimo contraddittorio. Quello che invece è molto sorprendente è la totale mancanza di critica dei giornali che hanno sempre dato voce al conservatorismo borghese e benpensante tipico di molti comaschi. Alla fine, Rapinese Sindaco, come del resto lo erano Rapinese d’Opposizione e Rapinese Candidato, è l’antitesi del modello politico che la città ha sempre premiato. Forse non è tanto la trasformazione del giornalismo nostrano a far notizia, quanto la trasformazione di quei lettori che, dopo essersi sempre identificati nella destra conservatrice e pragmatica ma soprattutto sobria e misurata, guardano con fiducia a uno come Rapinese. Questo è assai sorprendente.

  7. Alessandro Rapinese è una perfetta macchina di propaganda.
    Il suo scopo è consolidare la propria posizione di dominio e lavorare per la sua futura riconferma.
    Per farlo porta avanti un doppio filone comunicativo:
    – da una parte si impegna a soddisfare l’elettorato “identitario”; quello affascinato dall’uomo forte, che nel confronto coglie un’inutile perdita di tempo, che gongola nel vedere che il potere di uno solo possa spingersi fino alla subordinazione ostentata (pensiamo al caso Lombardi) dei propri compari di cordata.
    – dall’altra sa benissimo che c’è una fetta di elettorato pronto a tapparsi il naso in cambio di una tangibile, concreta, rassicurante mediocrità.
    La sua è una scommessa: tra indignazione e assuefazione, punta tutto sulla seconda.

  8. Il Primo Cittadino è stato eletto democraticamente da un’esigua minoranza di aventi diritto al voto. Escludendo chi vive sulla luna, tutti conoscevano il Sig.Rapinese. Como, destinata a decadere a maxiparcheggio per accogliere orde di turisti finanziatori diversamente intelligenti di appetiti impredatori, ha quello che si merita

  9. Che siamo di fronte ad una monarchia in tutto e per tutto è un dato di fatto, e stupisce che siate gli unici ad evidenziarlo, quasi che gli altri siano intimoriti dal RE che, ricordiamo, in un video di dicembre dagli uffici del comune, ha intimidito i giornalisti de ‘La Provincia’ con frasi tipo “Sono troppo grosso per voi”.

    Qualche dubbio invece rispetto al fatto che la monarchia sia, se non illuminata, perlomeno non completamente spenta.
    I progetti citati, in primis Ticosa, oltre a non essere particolarmente attraenti, sono render. E valgono, al momento, tanto quanto i fuochi d’artificio di Bruni.

    Nel frattempo, i 4 mesi per la riapertura del Sinigaglia sono raddoppiati e non si sa quando riaprirà. Di Via Giulini e Via del Doss si sono perse le tracce, e su Muggiò siamo al tragicomico.

    Il marciapiede di Via Manzoni e l’asfaltatura della Napoleona mi sembrano un po’ poco, per poter dire che ha aperto Palazzo Cernezzi come una scatola di tonno…

  10. La prima parte dell’articolo dove si enumerano le cose fatte o approntate è già sufficiente a dire che il Sindaco sta lavorando bene. Poi la sua giunta ed il consiglio è muto ma operoso, meglio così. Li preferisco di gran lunga ai parrucconi avvicendatisi negli ultimi 30anni che hanno fatto pochissimo

    1. Concordo.
      Inoltre, non vorrei sbagliarmi e sarò senz’altro contraddetto, ma è la prima volta che leggo delle cose positive sull’operato del Sindaco.

    2. Il problema dell’articolo è proprio la prima parte; non è vero che l’amministrazione Rapinese è più vicina alla promozione che alla bocciatura; il rudere del Politeama è stato pagato a caro prezzo, con i soldi dei cittadini, e nessuno, Sindaco in testa, sa che cosa farsene. Intanto l’asilo Sant’Elia, che è davvero un monumento, si avvia, a sua volta, a essere un rudere.

  11. Il dialogo, questo sconosciuto!
    Ma che serve dialogare con chi ha perso l’elezione, nel governo monocratico, monocolore, mononeuronico e asfissiato dell’ipercontrollo del Sommo Illuminato, non servono neanche gli assessori e i consiglieri tanto c è lui e il fido scudiero.
    Peraltro in tutte le questioni spinose, dove gli assessori dovrebbero pronunciarsi, ecco tutto a nascondersi dietro un No Commento.
    Già, no commento, come il voto che si merita questa giunta e questo governo cittadino.

  12. Un giorno, Emanuele, in un futuro non così lontano, guarderai indietro a questo articolo e all’attuale situazione politica locale, e sarai giustamente orgoglioso di te stesso per essere stato una voce fuori dal coro dei seguaci ossequiosi e i numerosi spettatori silenziosi per paura e/o interesse personale.

    Massimo rispetto.

  13. One day, Emanuele, you will look back on this article, and you will be proud of yourself for having been ‘una voce fuori dal coro’ dei seguaci ossequiosi inchinati davanti al potere assoluto e i numerosi spettatori silenziosi per interesse personale o paura.

    Well done you. Massimo rispetto.

  14. Concordo con il vostro articolo con un piccolo distinguo riguardante le pavimentazioni stradali in particolare nel quartiere di Lora dove sconnessioni e buche sono all’ordine del giorno. Al netto ovviamente dei lavori in corso.
    Le rotonde all’ingresso del viadotto dei lavatoi e davanti alla Esselunga di Lipomo sono delle montagne russe.

    1. Quindi che si fa….ci prostriamo al Sommo Illuninato e ci facciamo ammorbare con i suoi monologhi trionfalistici per i prossimi 4 anni?
      Già troppo abbiamo sopportato il Nulla e la sua cricca.
      #comosvegliati

  15. Il potere esecutivo fagocita tutti gli altri: lo vediamo ad ogni livello istituzionale.
    Questo è un altro dei frutti avvelenati delle leggi elettorali con premio di maggioranza fatte per amore della “governabilità”.
    Le assemblee rappresentative sostanzialmente non servono a nulla e gli elettori si allontanano contribuendo a far sì che minoranze minuscole abbiano un potere enorme. E via di seguito…
    Quando si voterà sul “premierato” ricordiamocene.
    In questo humus è ingenuo pensare possa sopravvivere un dialogo politico tra forze diverse, è assurdo pensare che ci sia partecipazione, è normale che vengano premiati profili polarizzanti che fanno prevalere sulle idee (ormai secondarie) una narrazione di personalità e di determinazione (sempre frutto di una propaganda vuota).

  16. “Conoscere per deliberare.”

    Alla redazione di ComoZero auguriamo di poter sempre così proseguire nel prezioso lavoro di portare conoscenza e indurre riflessioni nel lettore.

  17. Bravo Caso. Anche io ricordo la PROMESSA dei gazebo “una volta a settimana in ogni quartiere”. I consiglieri di maggioranza sono semplicemente dei fantasmi. Evidentemente a loro sta bene così, o hanno paura. Un peccato.

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