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I cinque motivi per cui Alessandro Fermi ha scritto una pagina storica sua e della politica comasca

Il risultato colto dal presidente del consiglio regionale uscente Alessandro Fermi nell’ultima tornata lombarda segna un capitolo di storia della politica locale per così tanti motivi che è persino difficile elencarli tutti. Vediamone alcuni almeno tra i principali, tenendo a mente che almeno nell’ultimo quarto di secolo (memoria personale e limitata ovviamente) è davvero complicato rintracciare un exploit personale così estremo per larghezza e peso, persino sui destini altrui.

Per sommi capi:

1) in un’elezione regionale che ovunque e ovviamente anche in provincia di Como ha visto l’affluenza al voto ridursi in maniera enorme e preoccupante (dal 70% del 2018 si è scesi al 39% attuale, con uno spaventoso 36% nel capoluogo), Fermi è riuscito a passare dalle 8.200 preferenze personali di cinque anni fa alle 13.833 raccolte tra domenica e lunedì. Stiamo parlando di un’impresa gigantesca, talmente evidente da non necessitare nemmeno spiegoni percentuali sulle tendenze opposte, per quanto sono chiare. Ma c’è di più: Fermi è riuscito a cogliere questo trionfo da un ruolo, quello di presidente dell’assemblea regionale, certamente generosissimo in termini di photo-opportunity e tagli di nastro, per la natura stessa estremamente istituzionale dell’incarico. Però, a questo, Fermi ha aggiunto una presenza fisica quasi ossessiva sul territorio (se non ricordate di lui in un oratorio, tra gli alpini, in qualche sagra storica o improbabile, a convegni d’alto profilo o in qualche improvvisata riunione di condominio, da un lato all’altro della provincia, c’è un problema di memoria). Un presenzialismo attivo vecchio stile ma fruttuosissimo, peraltro “ingentilito” proprio dal ruolo istituzionale di cui si diceva sopra, che lo ha pure preservato da scontri o lotte politiche particolari, mentre la macchina mediatica e social (l’enorme macchina composta da decine di persone di cui gode per diritto un presidente di consiglio regionale) funzionava a pieno vapore.

2) a due terzi del mandato in Regione, Fermi ha cambiato casacca. Ed è verissimo che quando lo ha fatto – autunno 2021 – sicuramente lasciava, con sagace tatticismo, una Forza Italia declinante. Ma nello stesso tempo entrava in una Lega nel suo momento peggiore dal 2018, quella che infatti alle Politiche si è fermata sotto il 9% a livello nazionale. Questo significa, in sostanza, che al netto delle oscillazioni del contenitore del momento – il cui cambio, per il presidente del consiglio regionale, non è un’eccezione, ricordando l’addio ai nascenti Fratelli d’Italia per Berlusconi, 10 anni fa – non incide più di tanto rispetto al peso personale che l’interessato riesce a far valere sul campo.

3) a dimostrazione del punto sopra, ecco il risultato millimetrico ma di enorme valore simbolico colto dalla Lega in provincia di Como rispetto agli alleati-rivali di Fratelli d’Italia. E’ stato chiaramente il traino delle migliaia di preferenze di Fermi l’elemento che ha permesso a Salvini di issare la sua bandiera di primo partito in provincia di Como, in un momento storico in cui tutto sembrava dire che sarebbe stato il volto di Meloni a garrire sul Lario. Di più: in provincia il presidente Fontana ha colto il 61% dei voti, circa 6 punti in più rispetto al dato lombardo. E se mediamente i dati di tutti i partiti sono in linea in Lombardia, pur con le ovvie oscillazioni territoriali, certamente l’aver potuto contare su un “veicolo” come quello del candidato comasco ha aiutato l’ennesimo successo.

4) c’è poi l’effetto domino che ha innescato lo strapotere fermiano in provincia di Como. La prima conseguenza, legata indissolubilmente al risultato della Lega, è stata aver impedito a Fratelli d’Italia di eleggere due consiglieri come pure le previsioni potevano far credere alla vigilia del voto. E questo non soltanto ha pareggiato in maniera inaspettata i conti all’interno della destra lariana, ma ha avuto alcune ricadute pratiche sui destini altrui. Prima tra tutte, aver agevolato una diversa redistribuzione dei seggi sul territorio permettendo ad esempio l’elezione altrimenti impossibile di Sergio Gaddi in Forza Italia (ovviamente in coabitazione con altre dinamiche, ad esempio il pessimo risultato di Moratti e Terzo Polo).

5) per concludere, il più concreto sviluppo di quanto accaduto proiettato sui prossimi cinque anni. Escludendo che, per bon ton istituzionale, a un presidente di Regione leghista faccia da corollario anche un nuovo presidente di consiglio dello stesso partito, Como con ogni probabilità tornerà finalmente ad avere un assessorato a Palazzo Lombardia. E difficilmente sarà tra quelli minori, visto che al tavolo per decidere si siederà anche Salvini e il risultato di Fermi sarà difficile da sottostimare quando saranno distribuite le deleghe, al netto dell’annunciato predominio numerico meloniano. E ancora: con l’assessorato a Fermi, la Lega porterà in aula un’altra esponente comasca, ossia Gigliola Spelzini, raddoppiando il bottino.

Insomma, per quanto per sommi capi, l’impresa di Fermi è veramente clamorosa sia dal punto di vista personale, sia da quello politico più generale. Ora inizia un’altra storia, ma un pezzetto di quella più grande, almeno a livello locale, è stato oggettivamente scritto.

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12 Commenti

  1. Giudizio negativo, e mi dispiace sia di Centro destra. Avevo chiesto un appuntamento con lui mi e’ stato ignorato. Quindi vale il detto sinistra centro destra, LA CADREGA FA’ GOLA A TUTTI , una volta ottenuta i cittadini possono attaccarsi .

  2. HA FATTO LA STORIA…prima di lui solo Giulio Cesare, Carlo Magno , Napoleone (sopra lui solo Gesù). MA ANDATE A CASA DAI CAMPI CHE FATE PRIMA!

  3. Effettivamente è un risultato elettorale importante quello del ex-Presidente del Consiglio Regionale. Nel conteggio delle preferenze ha preso più del doppio dei voti del secondo, 13.833 contro 5.453 di Orsenigo del PD. Se poi si guarda all’interno della coalizione di centro destra ha preso il triplo dei voti di Spelzini della Lega, il quadruplo dei voti di Anna Dotti di FdI e quasi il quintuplo dei voti del ex-Consigliere Turba. Insomma, non c’è che dire un exploit indiscutibile. Tuttavia, oltre ai numeri, è necessario chiedersi anche il motivo di tutte queste preferenze. È un plauso al cambio di casacca? Alla balzana idea dei campi da sci sul San Primo senza neppure pensare a come saranno raggiunti dalle migliaia di turisti? Alla sua rassicurante presenza durante il periodo pandemico? Al suo garbo e alla sua bella immagine? Oppure, cosa più probabile, è il desiderio che molti cittadini della Provincia hanno di far sentire la loro voce nella stanza dei bottoni per evitare che Como, come è successo negli ultimi 30anni, debba accontentarsi delle briciole? Mah…

  4. Non vedere un risultato eclatante nella rendicontazione di quanto accaduto significa non voler vedere. Con un calo di circa un terzo dei votanti generali, Alessandro ha quasi raddoppiato le proprie preferenze personali, davvero è qualcosa di sensazionale. Certo il ruolo istituzionale di Presidente del Consiglio avrà giovato, permettendogli di essere sempre presente, ma non basta essere il prezzemolo per cucinare una fantastica pietanza. Quello che ha contato – secondo me – è stata la politica di ascolto e supporto fattivo al territorio, alle amministrazioni locali, alle associazioni di terzo settore, che in lui hanno trovato un referente valido ed impegnato – in alcuni casi un vero e proprio amico – e che, non volendo perdere questo punto “fermo”, si sono semplicemente scatenate per sostenere un ragazzo ed un politico per bene. Uno che ha dimostrato ancora una volta che la politica può ancora essere bellissima, entusiasmante e pulita. Uno che non ha mai lasciato indietro nessuno, uno che ha sempre ascoltato tutti, che quando doveva ha detto anche qualche no. Uno che sarà meritatamente protagonista del futuro del nostro territorio, avendo imparato tutto il buono che c’era da imparare dal passato. Lo so, sembra una agiografia, ma l’emozione di vedere di nuovo la buona politica affermarsi in un territorio che sembrava destinato a tutt’altro è (come la mia inter) “una gioia infinita, che dura una vita”.

  5. Che dire? Nel comasco, è documentato, ha stravinto la destra con prevalenza lega.

    Gli elettori che si sono astenuti non sono stati motivati a votare e non sono stati, evidentemente, motivati quelli che avrebbero dovuto votare PD.

    I fattori abbiano scatenato questo “fenomeno” non tolgono il fatto che i risultati siano stati questi.

    Io non metterei in comparazione Lega contro Forza Italia. La alleanza è quella! E nel comasco non ha rivali! Per ora.

    Inutillll stà lì a cuntala sù.

  6. Ha preso un voto per ogni foto pubblicata nella quale è sempre in prima fila col sorrisetto……
    Vedremo cosa saprà fare di concreto oltre all’innevamento artificiale al S.Primo a lui tanto a cuore.

  7. Mi stupisce il tono così vistosamente elegiaco del pezzo. Forse andrebbero anche sottolineati tutti gli anni, troppi, in cui lo strapotere Brescia_Bergamo_Sondrio_Mantova si è così sguaiatamente evidenziato. Le altre province quasi dei fantasmi, salvo localismi con solidissimi rapporti di potere consolidato.

  8. Mah, riassumendo stretto si potrebbe dire:
    – ha fatto 5 anni di campagna elettorale a spese della Regione, sfruttando il ruolo di Presidente del Consiglio per un presenzialismo massiccio in ogni occasione
    – ha mollato un partito in caduta libera (Forza Italia) spostandosi su un altro messo comunque meglio (Lega); vero che a livello nazionale la Lega è in difficoltà simili, ma a livello regionale è sempre stata parecchio davanti a Forza Italia (praticamente doppiata alle politiche di 5 mesi fa).

    Sicuramente furbo, come si faceva notare nei commenti qua a suo tempo, ma tutta questa apologia di “pagina storica, exploit personale senza precedenti” non riesco a vedercela.

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