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Il Comune lo ha comprato ma l’architetto Ceruti: “Il signor Politeama abbandonato. Se non si sa curare un edificio, meglio demolirlo”

Che il vero scoglio da superare, quando si parla di Politeama, non fosse acquistarlo ma sapere cosa farne, e soprattutto con che soldi, non è esattamente una sorpresa. E a confermarlo è stato lo stesso sindaco Alessandro Rapinese che, nella puntata di stasera della diretta di Etv di cui è ospite tutti i venerdì, ha messo le mani avanti dichiarando che “i soldi che serviranno sono tantissimi e di certo non ce li può mettere tutti il Comune” (qui il racconto).

E in quest’ottica suona profetica la lettera che ha inviato oggi alla nostra redazione l’architetto comasco Lorenza Ceruti, una lunga e articolata riflessione (che riportiamo integralmente alla fine di questo articolo) su cui varrebbe davvero la pena riflettere seriamente, senza prese di posizione aprioristiche: “Che il Comune abbia acquistato il Signor Politeama nessuno può dire che non sia giusto (anche solo nell’eventualità decidesse di demolire, così può agire liberamente) e che lo abbia acquistato ad una cifra bassa (equivalente all’affitto per un mese di Villa Olmo), forse lo deve anche all’indecisione (?) dell’amministrazione precedente. Della serie ‘più le aste vanno deserte e più si abbassa la cifra’- scrive infatti – nel mio essere un po’ nella ‘sofferenza’ di assistere allo stillicidio quotidiano di un degrado, e nello stesso tempo nel mio essere provocatoria, quando vedo un edificio di pregio abbandonato – e il Signor Politeama è da molti anni abbandonato – penso che se non si sa curare e tenere bene un edificio, meglio demolirlo. Meglio che viva nel ricordo del suo trionfo piuttosto che vederlo giorno dopo giorno sgretolarsi”.

Ma ora che il progetto dell’Amministrazione, stando almeno a quanto già indicato nel Documento Unico di Programmazione allegato all’ultimo Bilancio, è quello di ristrutturare “gli spazi commerciali” cosa che “consentirebbe di avviare un’autonoma gestione economica in attesa di intraprendere un sostenibile progetto culturale”, ecco che la questione legata agli investimenti necessari anche solo per mettere minimamente in sicurezza almeno la parte ex bar e ristorante, per non parlare di tutto il resto dell’edificio, diventa tutt’altro che secondaria: “Varrà la pena, utilizzare tanto (tantissimo) danaro pubblico per far tornare in vita il Signor Politeama?  Bisognerà applicare la cosiddetta “ultima ratio” di sventrarlo e svuotarlo, visto le condizioni in cui versa e visto l’attuale normativa che imperversa – è la riflessione dell’architetto – ma cosa rimarrà di questo edificio? Solo le “amatissime” facciate? Che hanno forse più un valore sentimentale che architettonico? Ma forse anche queste avranno bisogno di talmente tanti interventi che poi chissà se riusciremo a riconoscerle nel loro antico splendore! Se non ri-costruendole completamente uguali (falso storico?) Di quanti interventi avranno bisogno queste facciate? Adeguamento sismico. Consolidamento di strutture. Integrazioni di tecnologie. Integrazioni di sistemi costruttivi differenti. Molto danaro, ma proprio tanto. Non viene il dubbio che poi questo Signor Politeama non diventi altro che un falso storico?”.

Una visione concretissima, a maggior ragione se espressa da un “addetto ai lavori” che, però, lascia comunque spazio a un sogno, quello che il Politeama possa diventare davvero uno spazio culturale degno di questo nome: “Poi penso ad un progetto realizzato 30 anni fa da Jean Nouvel, un progetto figlio dello strumento CONCORSO (come tanti tra i grandi progetti realizzati nel mondo), l’Opera di Lione.

Un grandissimo e costosissimo intervento, dove del vecchio teatro sono stati conservati solo i muri perimetrali e il foyer. Ed è nata un’opera architettonica che io ho sempre molto ammirato! Un sogno! È rimasto teatro per la lirica, la danza con spazi espostivi, aperto alla città – scrive – ecco speriamo solo che non diventi un bieco centro commerciale, con l’odore da centro commerciale, con l’intruppamento di negozi soliti, che si possono ormai trovare in ogni parte del mondo (mutande, pigiami, calze e canottiere e occhiali) completato da un cinema, con poltrone che inducono al sonno e che ripone il suo guadagno in porzioni di popcorn gigantesche…per di più salate arrabbiate… devo essere proprio sincera, non ci vedo quell’enorme valore architettonico nel Signor Politeama, ci sono sicuramente affezionata, ma vedo che la città ha proprio il desiderio di vedere rinascere qualcosa, ne ha un bisogno impellente. Dopo molti anni di delusioni, sfiancata dal degrado che la soffoca in ogni angolo, la città ci spera moltissimo, nel Signor Politeama”.

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Qui di seguito l’intervento completo di Lorenza Ceruti inviato a ComoZero:

“Che il Comune abbia acquistato il Signor Politeama nessuno può dire che non sia giusto! (anche solo nell’eventualità decidesse di demolire, così può agire liberamente). E che lo abbia acquistato ad una cifra bassa  (equivalente all’affitto per un mese di Villa Olmo), forse lo deve anche all’indecisione (?) dell’amministrazione precedente…Della serie più le aste vanno deserte e più si abbassa la cifra! Chissà…magari è stata anche una “strategia” dell’amministrazione precedente, non calcolando poi di non essere rieletta!

Nel mio essere un po’ nella “sofferenza” di assistere allo stillicidio quotidiano di un degrado e nello stesso tempo nel mio essere provocatoria, quando vedo un edificio di pregio abbandonato, e il Signor Politeama è da molti anni abbandonato, penso “se non si sa curare e tenere bene un edificio…meglio demolirlo!  Meglio che viva nel ricordo del suo trionfo…piuttosto che vederlo giorno dopo giorno sgretolarsi”! Il ciclo della vita di un edificio dipende molto dalla “capacità” di manutenzione dei proprietari (pubblico o privato) di quell’edificio. In Italia pressoché inesistente. E quindi se da una parte non si demolisce e si vuole tutelare, dall’altra siamo dei maestri per lasciare andare in malora. Siamo un po’ dei dottor Jekyll e mister Hyde. Si vuole conservare, tutelare, vincolare ma nello stesso tempo si massacrano interi edifici e intere zone, trascurandoli non facendo manutenzione e abbandonandoli, e non sapendoli gestire, assistendo giorno dopo giorno all’avanzare del loro inesorabile degrado, impacchettandoli, per anni, con ponteggi ammantati, pietosamente, da tele bianche come se fossero opere di Christo! (vd il Signor Politeama). E mai nessuno ha responsabilità! Mai e nessuno! Mi chiedo ma ne varrà la pena, utilizzare tanto (tantissimo) danaro pubblico per far tornare in vita il Signor Politeama?  Bisognerà applicare la cosiddetta “ultima ratio” di sventrarlo e svuotarlo, visto le condizioni in cui versa e visto l’attuale normativa che imperversa. Ma cosa rimarrà di questo edificio? Solo le “amatissime” facciate? Che hanno forse più un valore sentimentale che architettonico? Ma forse anche queste avranno bisogno di talmente tanti interventi che poi chissà se riusciremo a riconoscerle nel loro antico splendore! Se non RI-costruendole completamente uguali (falso storico?) Di quanti interventi avranno bisogno queste facciate? Adeguamento sismico. Consolidamento di strutture. Integrazioni di tecnologie. Integrazioni di sistemi costruttivi differenti. Molto danaro, ma proprio tanto. Non viene il dubbio che poi questo Signor Politeama non diventi altro che un falso storico?  Un sistema quello del ricostruire, pari pari…che forse fa parte dell’inizio del secolo scorso…ma che ormai non ha più un senso…

Dall’esterno riusciremo, forse, ancora a ritrovare la vecchia e amata immagine del vecchio palazzotto…ma a quale prezzo? In quanti anni? Poi però…ho pensato che il SOGNO (volontà) dell’ultimo proprietario del signor Politeama, Alfredo Gaffuri, era quello che il suo teatro mantenesse una destinazione d’uso CULTURALE!  Poi ho pensato al Signor Politeama che aleggia come un SOGNO nel bellissimo (per me) film di Paolo Virzì “Il capitale umano”. Si perché nel film una dei protagonisti, una donna che sembra un po’ “scollata” dalla realtà…si appassiona al signor Politeama e lo vuole riportare in vita come teatro! Poi penso ad un progetto realizzato 30 anni fa da Jean Nouvel, un progetto figlio dello strumento CONCORSO (come tanti tra i grandi progetti realizzati nel mondo) … L’Opera di Lione. Un grandissimo e costosissimo intervento dove del vecchio teatro sono stati conservati solo i muri perimetrali e il foyer. Ed è nata un’opera architettonica che io ho sempre molto ammirato! Un sogno! È rimasto teatro per la lirica, la danza con spazi espostivi, aperto alla città! Un edificio che ovviamente, 30 anni fa, è stato criticato, ma che adesso lo inseriscono come uno dei luoghi importanti da visitare a Lione! Ecco speriamo solo che non diventi un bieco centro commerciale, con l’odore da centro commerciale, con l’intruppamento di negozi soliti, che si possono ormai trovare in ogni parte del mondo (mutande, pigiami, calze e canottiere e occhiali) completato da un cinema, con poltrone che inducono al sonno e che ripone il suo guadagno in porzioni di popcorn gigantesche…per di più salate arrabbiate! E che neanche diventi un edificio per appartamenti di lusso o banca (come si dice nel film)

Devo essere proprio sincera…non ci vedo quell’enorme valore architettonico nel Signor Politeama, (non tanto quanto nell’Asilo Sant’Elia…esempio a caso), ci sono sicuramente affezionata, ma vedo che la città ha proprio il desiderio di vedere rinascere qualcosa, ne ha un bisogno impellente…dopo molti anni di delusioni, sfiancata dal degrado che la soffoca in ogni angolo…la città ci spera moltissimo…nel Signor Politeama!”.

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12 Commenti

  1. Concordo con il commento di David Kepesh. Giusto!
    Qualcuno gli ha chiesto qualcosa per esprimere il suo parere addirittura sulla demolizione? Conta qualcosa il suo parere? La critica di questo signore non è degna di nota e non dobbiamo prendere in considerazione la sua opinione che avrebbe potuto anche non esternare in questi termini. Decide lui? Non credo.

  2. Ripeto che i soldi per ristrutturare il Politeama andrebbero presi a quegli amministratori che lo hanno lasciato finire così. Ovviamente i soldi li mettarà pantalone e gli amministradistruttori se la rideranno felici e soprattutto tranquillissimi che MAI dovranno sborsare un centesimo di tasca loro.
    Questo architetto spera forse di essere nominato direttore del cantiere della ricostruzione dopo che la sua geniale idea di demolire l’edificio abbia avuto successo????

  3. L’intervento di questo architetto mi sembra un filo rancoroso e invidioso, come se provenisse da qualcuno che si sente migliore degi altri, ma la cui superiorità non viene riconosciuta da chi è al potere.
    In questi casi, rimane solo la critica indiscriminata e, anche, inutile, visto che non apporta alcunché, se non citare opere progettate da altri.

  4. “più le aste vanno deserte e più si abbassa la cifra’ è la sintesi del discorso Politeama. Un’asta risolta al prezzo minimo è un regalo al venditore, perché se l’asta è deserta, o c’è un solo compratore, il valore di mercato è zero. E se il valore di mercato è zero, significa che nessun operatore privato ha interesse economico a investire sul Politeama, perché la somma dei lavori di ristrutturazione e di avviamento supera il beneficio atteso. Allora c’è da chiedersi, quale sia lo scopo pubblico di comprare e ristrutturare il Politeama? Costruire un secondo Teatro perché il primo è troppo pieno? Costruire un Centro Congressi perché Villa Erba è troppo piccola? Spostare la Biblioteca o Uffici Comunali? Fare un nuovo Centro Grossisti dal Mercato😊? Se il pubblico non ha idee, finirà per cedere le attività commerciali annesse per quattro soldi agli stessi privati che non ritenevano conveniente investirci. Se il Pubblico ha soldi da investire perché non investire costruendo plessi scolastici nuovi ed ecosostenibili al posto di quelli fatiscenti che si stanno abbandonando? Se si devono diminuire i plessi per il calo delle nascite, perché non costruire un’unica scuola nuova al posto di due fatiscenti? Quello che lascia perplessi di Rapinese Sindaco non sono le esternalizzazioni a ETV, una più surreale dell’altra, ma l’assoluta incapacità di pensare alla Como del futuro e non a ricostruire un passato che non c’è più e non ci sarà mai più. Lo stesso errore di quelli di prima. 😊

    1. bellissimo intervento.
      il discorso sul valore di mercato zero lo condivido in pieno, e nel mio mondo ideale ogni edificio vuoto, abbandonato e/o invenduto anche privato dovrebbe tornare ad essere pubblico, o anche demolito. Se non fosse che in termini architettonici demolirei (quasi) tutto quello che è stato costruito dopo gli anni 50, in cemento armato e in economia di materiali.
      Ed è questo il nodo del “nostro” (?) punto di vista: in questo mondo il metro di giudizio è sempre più solo il “valore commerciale”, mentre il valore sociale e quello ambientale passano in secondo piano finchè non sono monetizzabili.
      Per questo non vedo speranze per il Politeama , se non quello di vederlo ospitare prima o poi un qualche luogo del consumo.

  5. Sarà anche un “addetto ai lavori” (soprattutto i suoi), però mi chiedo a quale titolo l’architetto (o si preferisce architetta?) Ceruti possa entrare così, a piedi uniti, nel merito di un progetto del quale, non risultandomi sia parte in causa, non può conoscere esattamente i dettagli. E qual è il risultato che può ottenere grazie alla sua lettera a questa testata? A livello tecnico non saprei proprio, dato che le cose che ha scritto non è andata a dirle direttamente al sindaco oppure alla Giunta. Sicuramente il risultato ottenuto è stato quello di ottenere personalmente una certa visibilità. Chissà se è dispiaciuta per questo risultato, certamente involontario…

  6. L’importante é che sia la cittá a decidere.
    Non i rappresentanti della cittá, non il sindaco, non le schiere di architetti affamati, nesuno se non con firma di approvazione della cittá. Giú le mani che quel fabbricato é di decine di migliaia di cittadini. Non farete gli affari vostri, dovrete fare i Nostri.

  7. A questo punto se ne va della sicurezza va abbattuto. Se si può salvare è ovvio che il comune non si possa sobbarcare l’onere. Di abbandoni modello ticosa ne abbiamo. Ma anche se non sbaglio, privati ad esempio l’area ex danzas e le petit chateau appena sceso dal treno..o in via Cairoli/Fontana il grande San Gottardo

  8. Personalmente concordo con l’idea che non valga la spesa…. troppo rovinato dal tempo. Preferirei veder sorgere in quella stessa area una struttura anche culturale, ad uso di tutti…. ci farei una nuova biblioteca con caffetteria, sala convegni e giardino, magari, che quella di Como è proprio obsoleta e scomoda da raggiungere.

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