Quando, alcuni giorni fa, ho visto un turista slavo che fotografava ripetutamente un’anatra nel torrente Telo di Argegno, ho capito che del fenomeno turismo, anzi “overtourism”, sul lago di Como non stiamo capendo molto, o per lo meno, non tutto. Quell’uomo avrà fatto 600 Km chilometri per scattare quella foto e in tutta quella distanza non avrà avuto altri paesaggi o soggetti simili da immortalare? Valeva la pena di arrivare fin qui?
L’episodio fa il paio con un gruppo di turisti giapponesi che scattavano fotografie in via Morazzone a Como. Strada per noi abitanti apparentemente banale, anzi non proprio imperdibile in un viaggio, ma forse siamo noi che non ne sappiamo cogliere la bellezza (molto) collaterale. Metteteci poi orde di turisti che fanno lo slalom e salti alla Tamberi tra i sacchi di spazzatura posizionati alle ore 14 sui mini-marciapiedi di via Mentana e via Borgovico, per fare due esempi, che verranno ritirati dai servizi di Aprica alle 21. Gli stessi, arrivati da Paesi lontanissimi, forse restano affascinati da tanto folklore.
“Guarda lì – penseranno – in Italia vivono e girano mezze giornate tra la spazzatura, affascinante”. Forse fotograferanno anche i bimbi che usciti da scuola si destreggiano in mezzo. Ma gli stessi, una volta arrivati faticosamente in riva al lago, dopo essere sopravvissuti a un’estenuante coda sotto il sole per fare il biglietto del battello, non troveranno neanche un bagno pubblico per sollevarli dai bisogni. Altro folklore? O strategia di marketing per farli entrare nei bar? O ragionamento biologico al risparmio: se si sono disidratati sotto il sole non servono i servizi igienici! Ma non andiamo fuori tema.
Credevamo che il turista si spostasse per vedere cose uniche: il Big Ben, il Taj Mahal, il Gran Canyon, la torre Eiffel. Certo, ma pur non togliendo niente alle anatre del Telo e a via Morazzone (siamo speranzosi che gli stessi viaggiatori avranno anche immortalato Bellagio o il primo bacino del Lario o l’orrido di Nesso), dobbiamo forse capire che il mondo sta arrivando sul lago di Como per esserci e non (solo) per vedere. Ecco, appunto, esserci. E questo spiega la fila di turisti in alcuni punti più iconici (liberi di spazzatura, speriamo) per farsi dei selfie.
Vedendo poi tanti giovani, e sapendo che non solo Como, ma anche tutti i paesi del lago non sono luoghi per under-60anni (non una discoteca, non una sala da ballo, pochi eventi, mortorio generale), chiedevo a un amico albergatore come questi ragazzi passassero le loro serate. “Ma i ragazzi non sono qui – è stata la sconcertante risposta – o per lo meno il loro corpo sì, ma la loro mente è teletrasportata nel mondo tramite telefonino. Loro sono (apparentemente) sulle piazzette dei paesi lacustri, spesso a sfondarsi di alcolici, ma in realtà sono lì per inviare selfie, ovviamente con la lingua fuori e il sorriso teatrale, agli amici sulla West Coast o in Indonesia o in Cina”.
Quindi, il fenomeno è “esserci”, non strettamente vedere, gustare, vivere un’emozione di viaggio. Certo, questo non vale per tutti, ci sono anche quelli che vengono per rischiare la vita in bicicletta sulla statale Regina. O per fare qualche ora di coda in attesa del bus per Bellagio o della funicolare per Brunate, o per rimanere imbottigliati sulla Lariana. O per farsi alloggiare in sottoscala e camper malandati spacciati per dimore turistiche. Insomma, il fenomeno è variegato, ma soprattutto nuovo e tutto da interpretare. Propongo studi sondaggistici per avere un feedback dai turisti, magari da lasciare negli alberghi e nei bed and breakfast. Ci aiuterebbe a capire meglio l’evento che ci sta travolgendo e quindi imparare a convivere con lo stesso.
19 Commenti
Como con il suo lago, la grande bellezza! … comaschi, ricordatevi una cosa: como (con il suo lago), pur con le sue pecche, è BELLISSIMA.
Chi viene da altri contesti, molto diversi, ne rimane colpito e ha lo stupore che noi, che viviamo immersi in questi paesaggi, non abbiamo più o non capiamo.
Concordo sul fatto che l’overtourism, che è un fenomeno sociale nuovo collegato alla grande disponibilità di dati e collegamenti globali, sia un problema…
però il giapponese che fotografa la papera lo capisco. È felice.
Bell’articolo. Sottile ironia per una tragica realtà.
Mancavano i cinghiali; che delusione-;))
Tanto siamo tutti turisti .. e quando decidiamo una meta , una volta arrivati a destinazione assumiamo alcune (se non tutte) le connotazioni descritte..
Purtroppo con tutta la pubblicità che ogni giorno ci bombarda il cervello è naturale che poi ci andiamo in quel posto anche senza renderci conto che è solo curiosità. Anche queste lamentele fanno pubblicità e prima o poi ci andrò anch’io per vedere se tutto corrisponde. Un mordi e fuggi anche se il lago di Como non è mio interesse ci andrò. Prima la pubblicità poi le lamentele di chi giustamente ci abita e ci vive.
Foto emblematica di questo “turismo”.
C’è chi ne è contento e ne gode €€€€ i benefici.
Io vedo solo della gente perfettamente descritta nell’articolo.
Speriamo che nasca presto qualche altra metà “cult” per loro.
Nella mia collezione di foto sviluppate, di quando ancora non c’erano i cellulari, ne ho tante che ritraggono papere, cigni, gatti, scorci di strade e cose normali, non solo monumenti. Riguardandole mi fanno ricordare ancora di quella bella vacanza e di quel bel momento, pur certamente non essendo andato a Bari, a Copenaghen, a Monastir, a Volpaia ecc per fotografare strade o animali.
Ciò detto capisco l’articolo e condivido grandemente il fastidio per l’overturism di Como, ma il gancio di questo articolo non lo condivido
Se questo è il turismo… mi scusi la Fallaci per aver parafrasato il titolo del suo magnifico libro. Io non definisco turisti questa gente. Uso termini più coloriti che non si possono pubblicare ma credo che tanti condividono il mio punto di vista. Ultimamente va di moda dimostrare di esserci stati e basta, poco conta disordine, sporcizia e di tutto di più. Segno dei tempi…
Concordo.Volevo inoltre precisare che il libro “Se questo è un uomo” “è dello scrittore Primo Levi
Wow!
por gent
Immagino abbiate chiesto i diritti alla ragazza ripresa in foto, giusto?
Bravissimo Guidotti! Erich Fromm parecchi anni fa ha scritto “avere o essere” la differenza fra egoismo ed altruismo. È stato profetico! Avere il selfie fingendo di esserci, perché il cervello (??) e’ altrove
La morale dell’articolo è che il fenomeno del turismo, e in particolare del “overtourism”, sta cambiando in modi inaspettati. I turisti non viaggiano più solo per vedere luoghi iconici e famosi, ma anche per vivere l’esperienza di “esserci” e condividere queste esperienze sui social media. Questo cambiamento implica una nuova forma di apprezzamento dei luoghi visitati, spesso trovando fascino e interesse in dettagli che i locali considerano banali o addirittura problematici. Pertanto, è fondamentale capire e adattarsi a questi nuovi comportamenti turistici per gestire meglio l’afflusso e migliorare la convivenza con i visitatori.
Hhgh
Egregio Signor Guidotti,
Condivido in pieno ( per quel che può contare il mio sentire ) quello che ha detto = per tantissimi la cosa più importante è esserci !
Ieri mattina, passando in via Muralto in bici, ho visto la seguente scenetta: una Fanciulla straniera si è avvicinata ad un Signore anziano, seduto all’ esterno di un bar, e Gli ha chiesto di poter fare un selfie con Lui…..cosa che il Signore ha permesso, credo con qualche perplessità….
Come giustamente Lei dice, c’ è gente che si fotograferebbe ovunque, l’ importante è che sia a Como ( se ci fossero i famosi “servizi” sul Lungolago forse anche mentre fa….pipì….però a Como !) …..AIUTO !!!!
Il turista è una categoria sociologica molto interessante. Osservarli è guardare nello specchio del nostro tempo. Rende obsolete le nostre convinzioni e ci proietta in un mondo globale standarzizzato al quale facciamo fatica ad abituarci. Ma noi siamo diversi quando con le nostre vacanze organizzate ci disperdiamo per il mondo? Non credo.
Personalmente incontro quotidianamente turisti che appena scesi dal treno si ammassano uno sull’altro per farsi un selfie (o più di uno) con il rudere del centro di smistamento postale in fondo alla
Stazione San Giovanni o con i treni che sopraggiungono alle loro spalle, rigorosamente oltre la Linea gialla sporgendosi incuranti dei fischi e trombe dei convogli… 3000 km per
Finire sotto un treno di trenord non ha prezzo evidentemente
Segni di decadenza della società dei consumi…Osserviamo con curiosità ma evitiamo di uniformarci. È l’unico modo per resistere.