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Punti di vista

“In centro Como non vivono solo ricchi nevrotici contro i giovani. Urla, bottiglie e orinatoi, si chiede solo educazione”

Concludiamo il trittico del dibattito sui giovani e la città – lasciando sempre spazio ad altri interventi, beninteso, scrivendo ancora nei commenti o alla mail redazionecomozero@gmail.com o tramite la nostra pagina facebook – pubblicando in forma autonoma un altro intervento ricevuto come commento direttamente al giornale, sempre previa registrazione della mail così che possa essere verificabile. E’ un testo che di fatto compendia risposte, anche dissonanti rispetto ad alcune tesi precedentemente espresse, sia il primo intervento di Lorenzo Pedretti, sia la prima risposta sostanzialmente su una linea molto simile. In particolare è proprio al secondo intervento, che pubblichiamo anche qui sotto, che si riferisce questa nuova risposta.

“Como e i giovani? La città ormai è un condominio di lusso per 50enni, la politica asseconda lamentele di dinosauri”

Di seguito, l’intervento giunto a firma “Periferico” ma, come già ribadito, tramite registrazione al sito via mail.

Mi sembra una visione nostalgica che attribuisce colpe senza considerare l’evoluzione sociale ed economica della città. I cinema hanno chiuso perchè ad un certo punto non sono stati più sostenibili, perchè sono cambiate le abitudini della gente, si è preferito aprire grandi multisala all’esterno delle città dove c’era la possibilità di sfruttare superfici più ampie.

Questo discroso che negli anni 90 si respirava un’aria diversa poi mi fa un po’ tristezza, in quegli anni ci si lamentava (come oggi) che Como fosse una città morta senza locali per i giovani. Infatti è vero che c’erano pub (piazzolo Terragni, piazza amendola, lo Scaldasole, il mitico 35…) ma è anche vero che lavoravano principalmente il fine settimana. Per il resto non è che ci fossero chissà quali attività: per ascoltare musica dal vivo si doveva comunque spostarsi fuori, magari anche solo a Camerlata per arrivare allo Skagen, ma in centro c’era proprio poco.

Mi trovo invece d’accordo sulla scomparsa di eventi aggreganti, legati alle tradizioni, come il Carnevale o più recentemente per Sant’Abbondio ridotta in modo veramente desolante. Trovo che la città dovrebbe certamente investire per migliorare gli spazi pubblici, le aree giochi per i bambini, una zona skate ma mica a Sagnino, piuttosto ai giardini a lago o lungo le mura.

Ma la cosa che proprio non comprendo è il volere rappresentare il centro storico come luogo in cui risiedono solo vecchi ricchi e nevrotici il cui unico divertimento è criticare i giovani. In centro ci sono certamente condomini di lusso ma al tempo stesso è presente anche una moltitudine di diverse tipologie di persone che non si possono certamente definire ricche.

Il problema che pare non essere compreso è che c’è una generalizzata mancanza di educazione, ben vengano le attività economiche, i locali, i bar, i centri di aggregazione per giovani e meno giovani (qui si parla sempre di giovani, ma uno spazio di aggregazione per gli anziani in centro non potrebbe anche essere utile?) ma nel rispetto delle persone – e questo significa che a notte fonda ti puoi anche divertire con i tuoi amici ma magari eviti di urlare per la strada, di usare ogni angolo come orinatoio; significa che se viene aperto un nuovo locale magari potrebbe investire qualche risorsa per l’insonorizzazione; la musica in esterno ad un certo orario la puoi anche abbassare (oppure se non è alta non ci si diverte abbastanza?); a chiusura locale magari i dipendente possono evitare di fare canestro con le bottiglie nei bidoni. Questo significa semplicemente avere rispetto degli altri, di chi magari quel giorno è ammalato o deve studiare o semplicemente non ha voglia di partecipare al simpatico coro di ubriachi per strada.

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2 Commenti

  1. Osservazioni tutte sensate che smontano un alibi che i “giovani” – spesso nemmeno troppo – si sono dati per proseguire nelle lamentele senza modificare i propri comportamenti ineducati, votati solo al bere per il gusto di farlo.

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