Il dibattito sulla crisi di giunta e maggioranza a Palazzo Cernezzi continua, tra scossoni e novità (l’ultima riguarda gli assetti del gruppo consiliare). Oggi ospitiamo un contributo in forma integrale di un forzista di “recente acquisizione” – di estrazione Dc-centrista – ossia Renato Acquistapace. Il tema specifico è il presente e forse ancor più il futuro proprio di Forza Italia.
Senza voler dare dei consigli a gente molto più seria e preparata di me, mi permetto solo una semplice analisi della situazione politica a Como, da un punto di vista di un iscritto a Forza Italia della città.
Il partito è in grande difficoltà. Situazione abbastanza comune ad ogni livello. Calo del consenso, diminuzione degli iscritti, abbandono di dirigenti e amministratori sono oramai all’ordine del giorno. Colpa solo di chi “governa” il partito? Non credo.
Spesso prendersela con il segretario locale di turno è soltanto la scusa per sbattere la porta ed andarsene. Se si sta in un partito e non si condivide la linea ci si batte per cambiare la linea, qui si CAMBIA partito. C’est plus facile!
Gli amministratori e i politici in generale oggi cambiano casacca e talora anche schieramento con la disinvoltura degna di un dribbling di CR7. A tal proposito proporrei un limite temporale entro cui l’eletto possa cambiare casa politica. Un po’ come il calciomercato.
Tornando seri.
In Comune a Como esiste una oggettiva difficoltà di governo. Se così non fosse non ci troveremmo a leggere fiumi di inchiostro sulla vicenda che interessa la Giunta Comunale.Mi pare che al momento il partito più interessato da questa tempesta politica sia quello a cui ho aderito 6 mesi mesi fa, ossia Forza Italia.
Mi pare anche di poter dire che la linea dettata dal coordinatore provinciale sia chiara e condivisibile.
Nella mia (lontana) esperienza politica ho sempre cercato di discutere con tutti. Risulta oggi difficile il confronto con chi se ne va sbattendo la porta. Così alla fine le ragioni si trasformano gioco forza in torti.
Ai tempi della oramai dimenticata Democrazia Cristiana – a cui rivendico un’appartenenza passata- convivevano diverse anime (correnti), molto diverse tra loro. Si andava dai Cristiano Sociali a posizioni di forte conservazione. Si discuteva, si litigava ma ci si confrontava con la forza del ragionamento.
Altri tempi? Altri uomini? Forse si!Oggi non si litiga più. Ci si insulta.
Concludo.
Mauro Caprani nel rispondere alle domande di Davide Cantoni dice una cosa giusta e sacrosanta.
“La questione non è quanti assessori abbia Forza Italia nella giunta Landriscina, possiamo serenamente rimanere in Consiglio, sostenere la maggioranza senza delegazioni nell’esecutivo”.Verissimo. Si sta in una giunta se si ha tutti qualcosa da dire o da fare, altrimenti si sta fuori. Non può essere una questione di poltrone. E ancora: “Abbiamo invocato un cambiamento per il buon governo. Chiunque sia in grado di raddrizzare timone e rotta può farsi avanti, anche se non dei nostri. Noi batteremo le mani”.
Mi permetto qui di citare un grande democristiano. Mino Martinazzoli.
“La nave è ormai in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è la rotta ma ciò che mangeremo domani”.Renato Acquistapace
Un commento
Buonasera,
Ho apprezzato molto l’ intervento di Renato (Acquistapace).
Io da vecchio cattolico che cerca di analizzare la politica, sono portato ad invitare il Signor Sindaco Mario Landriscina a chiudere qui. Per la stima nei suoi confronti e per la dignita. Non si può tenere la linea di galleggiamento “bassa”, per via di veti incrociati, e molto altro di molto più profondo dal punto prima di tutto umano che politico. Le garantisco che io avrei già staccato la spina e “tutti a casa” …. Non voglio insistere su Piero Calamandrei, ma se si prova a leggere con attenzione c’ è molta verità, non solo come ha scritto Renato citando un vero signore come l’ Avvocato Mino Martinazzoli “Si è persa la rotta”, ma davvero le ultime sedute hanno dimostrato che anche il “rancio” è finito… Ecco Piero Calamandrei, poi ognuno riflette sulla sua persona e sulla sua dignità “Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani. ”La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina,, che qualcheduno di voi conoscerà, d quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: “Che me ne importa, non è mica mio!”.
Questo è l’indifferentisno alla politica. È così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.”.
Buonasera, Davide Fent