RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Punti di vista

“Lasciammo Como, don Giusto venne a sposarci a Napoli. Parlò ore ai giovani in scooter, abbracciatelo per noi”

E’ un abbraccio, più che un testo, quello che ha lasciato un nostro lettore, Alberto Bonavita, tra i commenti a questo articolo. Parole di riconoscenza e gratitudine tutte dedicate a don Giusto Della Valle, per dieci anni suo parroco a Como e poi addirittura chiamato a Napoli per celebrare il matrimonio, dopo il trasferimento dal Lario alla Campania. Impossibile non dedicare uno spazio tutto suo a queste parole; pubblichiamo integralmente di seguito il testo di Alberto Bonavita.

Don Giusto è stato il nostro parroco per i 10 anni della nostra vita passati a Como, Rebbio, zona Ca’ Morta. Mi ha cresimato; da lui abbiamo fatto il corso per fidanzati; poi ci ha sposati; ha battezzato i nostri figli (l’ultimo porta il suo nome e quello dell’allora vice parroco, don Federico).

Nei limiti del nostro possibile, abbiamo cercato di restituire a lui e alla nostra comunità quello che abbiamo potuto, prendendoci cura del gruppo ministranti per 2 anni e partecipando alle sue iniziative, sia organizzativamente che da semplici partecipanti. Abbiamo vissuto l’ostracismo che, in parte, ha tentato di colpire la sua azione pastorale, caratterizzata dall’accoglienza degli ultimi, i più problematici, i più difficili, i dimenticati. Ma abbiamo sperimentato anche il coinvolgimento e la passione di chi, magari inizialmente diffidente, magari apertamente contrariato, ha poi abbracciato, con noi, la sua missione, dopo aver guardato negli occhi dei bambini, delle mamme, dei ragazzi, degli uomini che scorrazzano su e giù per l’oratorio.

Abbiamo cenato e pranzato con lui, nell’oratorio, con i suoi “ospiti”. Ospiti che diventavano “nostri”, fino a diventare tutti un solo “noi”: ognuno portava qualcosa della propria tradizione culinaria da mangiare, per poi condividerlo. I sapori ed i profumi si fondevano, si mescolavano, come i racconti delle proprie esperienze, delle proprie sofferenze, delle proprie speranze. Tutto si condivideva, tutto si trasformava da “mio” a “nostro”, da “io-voi” a “noi”, tra idiomi diversi, traduzioni fatte alla buona, ma sotto sguardi universali, di apertura, condivisione e disponibilità.

Quando venne a Napoli a sposarci, tutto il tempo del ricevimento lo passò fuori la struttura a parlare con i giovani in scooter, a confrontarsi con loro.

Questo è don Giusto. Questa la nostra esperienza con lui e con la sua opera pastorale, che tanto ci manca qui a Napoli. Certo, non è tutto oro quello che luccica. Qualche sua parrocchiana gli ripeteva in faccia che aveva soprattutto 3 difetti: prete, uomo e montanaro. E forse è vero. La testa dura non gli manca.

Ma, credetemi, basta lasciarsi coinvolgere nella sua opera missionaria, lasciarsi andare ad essa, viverla da vicino, dal di dentro, sperimentarla, per capirne le ragioni e le motivazioni, per apprezzarne le intenzioni. E, magari, per mettersi in gioco, anche con poco. Evviva don Giusto. E, se qualcuno lo incontra, gli porti, per favore, un grande abbraccio dai suoi “figli” e amici di Napoli!

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
TAG ARTICOLO:

Lascia un commento

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo