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Lo scontro Rapinese-RapiGoverno e il rischio (per tutti) di un dibattito pubblico barbarico

Il tema sollevato dal sindaco di Como Alessandro Rapinese sull’anonimato tramite cui la pagina di satira e critica politica nei suoi confronti, RapiGoverno, agisce su Facebook, può sicuramente avere alcune ragioni. O meglio: la questione non esiste nei termini legali e di policy posti dal primo cittadino (i teorici obblighi di iscrizione all’Ordine di giornalisti, di rivelazione degli amministratori dello spazio social o di avere una Partita Iva per gestire una pagina Facebook sono del tutto fantasiosi) ma il primo cittadino ha tutto il diritto – per diversi aspetti anche comprensibile – di chiedere che chi o coloro che lo criticano incessantemente e in varie forme più o meno riuscite e rispettose, possano rivelarsi pubblicamente con nomi e cognomi reali. Il tema, sotto questa luce, diventa politico e di trasparenza: non esiste alcun dovere per chi gestisce RapiGoverno di manifestarsi, ma nello stesso tempo il piano generale su cui ha posto la questione il sindaco è del tutto legittimo. Sorprende semmai, l’accorato schieramento dei talebani pro-Rapinese nell’invocare questa pubblicità degli amministratori, quando è del tutto presumibile che tanta solerzia nel voler sollevare veli e misteri non sia mai stato posto per decine di altre pagine (locali e soprattutto nazionali) che immaginiamo molto frequentate. Ma questo non toglie la facoltà di richiedere un confronto a viso aperto, accettabile o meno dai destinatari del messaggio.

Detto dunque che questo punto specifico ha certamente aspetti assolutamente meritevoli di approfondimento su un piano di opportunità, con pro e contro (come è comprensibile che il sindaco chieda di conoscere chi lo sfida sulla piazza social, è altrettanto legittimo che chi gestisce RapiGoverno decida di non farlo, finché non si violano norme, leggi o policy), il nodo vero di questa bufera non è chiaramente questo, anche se pochi sembrano rendersene conto, il che è purtroppo indicativo del livello in cui è precipitato il dibattito pubblico cittadino.

Se Rapinese si fosse limitato a battersi per conoscere chi sta dietro RapiGoverno (ah, ripetiamo vista la tendenza del sindaco ad accostare questa testata a quella pagina: nessuno qui tra redazione, direzione e editore ha mai collaborato, bisognerà farsene una ragione e magari limitare allusioni e finti lapsus assai sgradevoli), si diceva, se il tema della trasparenza fosse stato posto in termini politici e di opportunità, poco si sarebbe potuto eccepire al netto delle opinioni di ognuno. Il fatto macroscopico, però – a dispetto di lenti di ingrandimento assolutamente miopi in circolazione – è che quella richiesta è stata posta in termini assolutamente inaccettabili, al confine con l’oggettiva e sproporzionata violenza verbale.

Paragonare una pagina Facebook – per quanto ritenuta con proprie ragioni sgradevole, eccessiva o troppo “imboscata” – ai Brigatisti Rossi che insanguinarono l’Italia negli anni di piombo con stragi e omicidi, oppure al razzismo violento e assassino del Ku Klux Klan così come alla cappa mortifera di mafia e ‘ndrangheta, non è soltanto un’esagerazione guascona. E’ veleno iniettato nel dibattito politico cittadino. Significa introdurre figure drammatiche nel confronto pubblico, innalzare il pur sgradito e discutibile avversario a pericolo per la città, tracciare una linea tra un noi (il sindaco e i suoi sostenitori) e un loro (RapiGoverno e i lettori di quella pagina) dove questi ultimi vengono spinti accanto a figure che hanno seminato orrore e minaccia sociale.

Anche un bambino capirebbe l’eccesso di paragoni simili, sfuggiti a qualsiasi limite del buongusto e del confronto politico anche acceso ma civile. Eppure, forse proprio a causa del continuo innalzamento dei toni da parte del primo cittadino (si è passati dalla Barbagia agli Zulù, passando per l’augurio di morte lenta e dolorosa per i ladri dei cavi alla piscina di Muggiò), sembra profilarsi già – tra social, bar e persino media ufficiali – una bonaria assuefazione a questo genere di linguaggio. Il che è grave, perché un’escalation verbale del genere, se proiettata sui cinque anni di mandato senza argini, corre il rischio di incrudelire e imbarbarire il dibattito pubblico oltre le soglie sopportabili. E nessuno, da qualsiasi parte si collochi, potrebbe ottenere vantaggi reali da una comunità incendiata da accuse violente e spropositate, spaccata in fazioni esagitate e divisa da un fossato in cui alla fine rischia solo di finire la città intera.

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22 Commenti

  1. Siamo annoiati che questa testata abbia come unica finalità criticare il Sindaco!
    Ci sono altri argomenti…. E, perché no ,suggerimenti positivi senza demolizione!!

  2. Il Re è nudo!
    È bastato qualche mese per capire la pochezza di questo sindaco. Le promesse elettorali completamente disattese. La programmazione del futuro della città molto nebulosa. I problemi si evidenziano nella Como turistica , al lungolago, assenza di eventi , trasporti, traffico , sporco e rifiuti, Como acque, Ticosa.NULLA È STATO MIGLIORATO!

  3. Avanti tutta Sindaco !!! tiri diritto, non guardi in faccia a nessuno, chi la critica, è chi ha portato allo scatafascio questa città. E hanno ancora il coraggio di parlare. Ripassare tra cinque anni, il popolo è sovrano…..

  4. Lo pensavo più furbo. Evidentemente 18 o 25 anni di opposizione (contando anche quelli da rappresentante di istituto) non sono bastati. Eletto con i voti di “Dai proviamo anche questo” il partito trasversale che, dalle politiche alle comunali, imperversa eleggendo una schiera di persone mediocri che si cimentano in politica sventolando soluzioni semplici a problemi complessi, non è riuscito a tenere la bocca chiusa ignorando la satira dei social. Non solo, ha pure sbroccato pesantemente portando il livello del dibattito cittadino esattamente al livello della sua politica. Al sacchettino dell’immondizia, al parcheggino, alla pipì del cagnolino. Mentre nel programma di questi che avete eletto, perchè non si dica che li ho eletti io, li avete eletti voi, c’è di trasformare la Ticosa in un parcheggio ricoperto di pannelli fotovoltaici, 22.000 mq di fotovoltaico nell’area di sviluppo più strategica per la città. Area sulla quale sono state fatte, negli anni e da più parti, progetti complessi meritevoli di contenuti che riguardano lo sviluppo economico, turistico, culturale per Como. La politica del Rapigoverno è arrivata anche qui portando la soluzione semplice al problema complesso, il parcheggio fotovoltaico. E’ questo il dramma in cui siamo finiti. Il dibattito è pertanto allo stesso livello dei contenuti della politica. Perchè considerare la Ticosa un problema complesso e provare a capire dove stiamo andando come città, dove siamo, in che mondo viviamo, come è cambiato il mondo, l’architettura, il paesaggio, la mobilità, è un problema complesso, e va studiato per non sbagliare. Va dibattuto ad un livello alto. Mentre asfaltarla e ricoprirlo di pannelli attaccati ad una batteria è semplice quanto demenziale, non porta niente ma lo posso fare subito, è facile ma stupido e il dibattito è basso…molto basso esattamente come la politica che lo ha espresso.

    1. Dai un bel centro culturale…. Poi parcheggiate a casa mia in Brianza vi ospito tutti… Poi prendete il C40 vi fate 1 ora di autobus per percorrere 6.5 km e Siam tutti contenti.
      Viva i tavoli i progetti e le belle parole

  5. Mi sembra che questa pagina abbia iniziato a sparare a zero su Rapinese ancora prima che fosse eletto. Forse al suo autore un pò coniglio, non stà simpatico il sindaco. Di certo l’interesse della pagina non è quello di fare il bene della città, ma attaccare a prescindere.
    Forse a volte i modi del Sindaco sono un pò sopra le righe, ma non mi interessa, per questa città serve coraggio, e mi sembra che lui ne abbia.
    Smettiamola di fare il male della città con aggressioni costanti e palesemente schierate.
    Al nostro Sindaco suggerisco di fregarsene e tirare dritto senza perdere tempo con questi.

    1. Chiedo scusa, Stefano…
      Probabilmente lei ha una casa in affitto o di proprietà, ha un contratto a tempo indeterminato ed è tranquillo…
      Noi siamo GRAN LAVORATORI con la sfortuna di non avere quel tipo di contratto…
      Se fossimo a parti invertite, non si incazzerebbe pure lei?
      Che poi, ovviamente, non si sa tutta la storia bene… Perché ce ne sarebbero tante altre di cose da dire al riguardo…
      Ma ogni cosa a suo tempo….

  6. Le numerose reazioni contrarie all’ennesimo sproloquio/soliloquio del Sindaco di Como dimostrano che non vi sia alcun allarme, semmai una solida e pronta reazione contro l’imbarbarimento del dibattito democratico.
    Né può considerarsi sullo stesso piano l’aggressione verbale di chi ha ricevuto l’onore e l’onere di rappresentare tutti ed essere d’esempio, rispetto all’esercizio di critica e satira, seppur legittimamente anonimo.
    E considero sintomo di voyeurismo provinciale, oltre che alibi per confutare critiche inconfutabili, la reiterata seppur legittima richiesta di conoscere gli autori della stessa satira. La faccia ce la metta chi è stato eletto e viene pagato per vestire i panni dell’intera cittadinanza, senza preoccuparsi più del proselitismo servile e del suo contrario, rispetto alle responsabilità del ruolo e ai progetti da realizzare per il bene di tutti.

  7. Anche Rapinese sindaco, come i Rapinese precedenti, utilizza il metodo di screditare l’avversario piuttosto che affrontare i contenuti.
    Non risponde nel merito delle critiche, ma punta a rendere queste critiche non degne di considerazione attaccando le persone, in questo caso secondo lui ree di mantenere l’anonimato.
    Pensasse invece a mantenere le numerose promesse fatte in campagna elettorale, antidoto migliore a qualsiasi satira e critica.

  8. Grande LELE!!!
    Il punto focale non è la lesa maestà del Sindaco, ma la sua violenza verbale oltre che la sua arroganza e maleducazione. Se negli anni si fosse posto diversamente, oggi l’eloquio nei suoi confronti e soprattutto il rispetto, sarebbe stato diverso. Insomma un DO UT DES che rischia di trascinarci sempre più in basso.

  9. Gira e rigira tutto è provocato da una sola persona …. Alessandro Rapinese Sindaco!
    Quando era alla opposizione usava parole PESANTISSIME nei confronti di chiunque non condividesse la sua “visione”, Vescovo compreso, durante la campagna elettorale, oltre che ad attaccare personalmente i candidati, ha fatto promesse fantasmagoriche, ora diventato sindaco vuole invece silenziare la città proponendoci solo i suoi continui pistolotti sul suo immenso impegni, lavoro, risultati (ma quali???) … guai a chi evidenzia che non é assolutamente così …. partono subito i suoi volgari anatemi, ovviamente osannato dai suoi deliranti seguaci.
    Lui e solo lui deve smetterla, parli di meno e lavori veramente per la città e ci faccia vedere i risultati veri!

  10. Sono andato a leggermi i post di RapiGoverno. Se Rapinese Sindaco non avesse innestato la grancassa delle accuse, molti lettori interessati non avrebbero scoperto l’esistenza di questo gruppo “sovversivo”. In realtà di sovversivo c’è molto poco. Con un filo di ironia, ma sicuramente inferiore a quella che si legge su queste e su altre pagine dell’informazione locale, si ripercorrono le innumerevoli dichiarazioni di Rapinese d’Opposizione e di Rapinese Candidato e le innumerevoli retromarce di Rapinese Sindaco. Non è un problema di trasparenza ma di contenuti, infatti Molteni, Minghetti, Lissi, Fanetti, Legnani e Nessi che hanno un volto e una collocazione politica, hanno ricordato e a breve ricorderanno in Consiglio Comunale che le scelte di Rapinese Sindaco sono l’esatto contrario di quello che ha dichiarato il Rapinese d’Opposizione, vedi la petizione contro il ricovero invernale di via Borgovico, e di quelle che ha promesso in campagna elettorale il Rapinese Candidato, vedi la proroga di via del Doss e l’apertura a tre mesi della piscina olimpionica. Il tema non è se dietro a RapiGoverno c’è il Ku Klux Klan, le Brigate Rosse, la Maga Morgana o lo Sceriffo di Nottingham; il tema è che il Rapinese Candidato ha raccontato qualche sciocchezzuola agli elettori. Adesso bisogna capire quanto queste sciocchezzuole hanno influito sul primo turno delle elezioni. Per intendersi, quanti abitanti di via Borgovico lo avrebbero votato se avessero saputo che la petizione di change.org era un mezzo di propaganda elettorale e nulla più? E quanti appassionati nuotatori lo avrebbero votato sapendo che la piscina olimpionica non sarebbe stata aperta dopo soli tre mesi? Mah…. Almeno qualche centinaia in meno…..

  11. Quando i risultati sono scadenti e si vuole spostare l’attenzione su altro…

    Ecco servita la polemica che catalizzerà il “dibattito” nelle prossime settimane, il povero sindaco dellaggente vittima di critiche. Ma va a ciapà i ratt!

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