Questo è un articolo di servizio, per così dire. Un breviario davvero minimo di come il sindaco di Como Alessandro Rapinese riesca a torcere realtà e verità fino a sfidare le leggi della fisica.
Il caso di oggi ruota attorno all’ennesimo video dedicato dal primo cittadino a noi e a La Provincia (chi non è bannato, lo cerchi sul suo Facebook oppure lo può trovare in fondo), introdotto da queste due testuali domande: “Gli odiatori esistono solo nei social oppure ci sono odiatori anche tra i giornalisti?”, poi riformulata in “Esistono a Como giornalisti che incitano all’odio verso Rapinese?”. L’assurdità delle due questioni già non meriterebbe risposta, se non altro perché la stragrande maggioranza dei giornalisti locali non ha accesso – se non, come ovvio, per vie traverse – ai social da cui queste assurde accuse vengono mosse, alla faccia della trasparenza e della civiltà. Ma andiamo oltre la farsa.
A impegnare ore di montaggio al regista di Palazzo Cernezzi sono i due testuali articoli che vedete qui sotto. Il primo è il nostro, il secondo de La Provincia:
Ebbene, Rapinese – e siamo alla prima, chiarissima mistificazione – scrive: “Dagli articoli sembra che la lista Rapinese abbia negato riconoscimenti ai tre Angeli di Ponte Chiasso. E’ vero? No!”.
Eppure, è assolutamente vero se non si storpia la verità come fa lui, poiché i due titoli citati da Rapinese sono la sintesi giornalistica assolutamente regolare del vergognoso voto dei suoi consiglieri (fatta eccezione per il moto di coscienza di Milo Casati) contro la mozione del Pd del 28 aprile scorso con cui si chiedeva di dedicare un luogo di Como a Giuseppina Panzica e ai finanzieri Gavino Tolis e Paolo Boetti che a Ponte Chiasso salvarono la vita a ebrei e perseguitati dai nazifascisti. Ma qui Rapinese mischia le carte, offusca la verità, distorce i fatti facendo credere, con la pubblicazione dei titoli, che i media neghino in assoluto la sua volontà di commemorare le tre persone. Non è così: gli articoli davano conto della capacità sua e dei suoi granitici consiglieri di bocciare una mozione di caratura e significato così profondi solo per spirito di vendetta e di parte, pur – a quanto pare – essendo d’accordo sulla finalità, nella più buia logica di fazione.
Chiaro il giochino? Rapinese sovrappone una cosa che nessun giornale ha mai detto (cioè che in assoluto la sua amministrazione non dedicherà mai un luogo a Panzica, Tolis e Boetti) alla realtà dei fatti pubblicata nei titoli, ossia che la sua lista ha detto no in aula al luogo per gli Angeli di Ponte Chiasso. Ma l’unione di due cose che non c’entrano nulla è una invenzione creata ad arte, che vive solo in chi la diffonde.
Torniamo al video di oggi. Per rendere più denso il polverone, il sindaco pubblica uno stralcio del suo intervento del 28 aprile in consiglio comunale dove annunciava che “ci sono interlocuzioni in atto proficue e scambi in atto con la Guardia di Finanza per arrivare, al di là delle vostre buffonate (rivolto alle opposizioni, ndr) a un serio riconoscimento per questi soggetti che hanno dimostrato la qualità dell’essere umano”. Ma quali sono queste buffonate che Rapinese butta lì nel filmetto montato ad arte? A cosa si riferisce il primo cittadino? Nel video, Rapinese ammonticchia un grumo di parole per cercare di crearsi una cornice perfetta: da un lato lui, l’indefesso lavoratore che nell’ombra (visto che nessuno ne aveva mai saputo nulla prima) agisce anche per dare un luogo agli Angeli di Ponte Chiasso, dall’altro misteriose forze artefici di non meglio precisate “buffonate”.
La spiegazione che Rapinese offre a favore di telecamera è questa: “Il 31 marzo scorso era calendarizzata la discussione della mozione (dell’opposizione, ndr) sugli Angeli di Ponte Chiasso. Tutti i partiti, quella sera, invece di stare in consiglio comunale a lavorare, inscenarono una buffonata abbandonando l’aula senza motivarlo, e, con il chiaro intento di rallentare i lavori del consiglio comunale, ritirarono tutti i documenti da loro posti in discussione. In pratica, i partiti, senza uno straccio di motivo credibile, buttarono via una serata di lavoro”.
Poi ha anche il coraggio di aggiungere questa palese disinformazione: “Ora avete tutti gli elementi per capire l’intervento che feci, un mese dopo la buffonata, quando le opposizioni riportarono in discussione i documenti che ritirarono (inclusa la mozione per gli Angeli di Ponte Chiasso, ndr)”.
E qui siamo alla seconda violenza alla verità, visto che nell’espressione “ora avete tutti gli elementi”, manca giusto giusto la ragione dell’uscita dal consiglio comunale di tutti i gruppi di opposizione, quel 31 marzo, fatto che causò il primo ovvio ritiro della mozione su Ponte Chiasso e la successiva ripresentazione.
Già, perché nella sua ricostruzione cucita su misura, il sindaco si è “solo” dimenticato che quel gesto plateale delle minoranze era nato per stigmatizzare platealmente la pesantissima offesa messa nero su bianco dallo stesso Rapinese in una risposta social al consigliere comunale di FdI Lorenzo Cantaluppi. Affermazione in cui, testualmente, la persona che indossa la fascia tricolore si era rivolto ai partiti così: “A voi piace inginocchiarvi con volto ad altezza bacino non solo di fronte a Varese e Milano. Evidentemente piace molto inginocchiarvi ad altezza bacino anche nei confronti di San Fermo della Battaglia”. La squallida volgarità di queste espressioni si commenta da sola, e la ricordiamo solo perché il primo cittadino nella sua videoricostruzione se l’è “dimenticata”.
E veniamo alla conclusione. Rapinese – al di là dell’amnesia appena citata – pur di giustificare l’abominevole bocciatura della mozione di minoranza per i tre Angeli di Ponte Chiasso rivendica di aver avviato contatti direttamente con le Fiamme Gialle per intitolare loro un luogo degno in città. Benissimo. Resta però una curiosità. La sua vicesindaca, Nicoletta Roperto – anche lei muta e consenziente davanti alla bocciatura della mozione Pd – firmò assieme ad altri 150 residenti del quartiere di Ponte Chiasso una petizione che aveva esattamente quello stesso obiettivo.
E questo accadde il 31 gennaio 2023, come si deduce dalla data della lettera di accompagnamento delle firme. Cioè ben oltre 2 anni o 27 mesi o 810 giorni fa. Insomma, ce n’è voluto di tempo, ai piani alti di Palazzo Cernezzi, per prendere così a cuore l’argomento, a dispetto della foga e delle velleità odierne del regista fantasy, e pur bocciando la stessa proposta solo perché avanzata dall’opposizione.
In conclusione: se ancora qualcuno ci tenesse, la questione iniziale posta da Rapinese, cioè se esistano o meno aizzatori di odio verso di lui tra giornali e giornalisti, non solo non ha fondamento ma nemmeno si pone. E’ un qualcosa di semplicemente inconcepibile. Se invece si parla di concedere anche un solo millimetro alle torture inflitte alla realtà con cui il sindaco tenta di screditare professione e professionisti trincerandosi dietro le sue fanzine social, allora la risposta sarà sempre no. Come accadrebbe nelle stesse condizioni con chiunque altro, a lui e a quei metodi non verrà mai concesso un solo micron.