Sono stati tantissimi i comaschi (e non) che ci hanno scritto in queste ore alla mail redazionecomozero@gmail.com, tramite il numero whatsapp 335.8366795 o via pagina facebook sulla questione del nuovo stadio di Como.
Nella oggettiva impossibilità di dare conto di tutte le lettere giunte in redazione, ne abbiamo scelta una selezione che nei limiti del possibile dia conto di diversi punti di vista, senza che questo costituisca un giudizio sulle altre inviate (che spesso, a gruppi, esprimevano anche concetti simili tra loro, comprensibilmente).
Rimarcando comunque la bellezza di un dibattito così ampio e articolato che finalmente scuote un po’ la città dalla sua atavica tendenza al torpore, pubblichiamo un gruppo di testi di seguito.
Buongiorno,
vorrei esprimere il mio parere sul progetto del nuovo Sinigaglia. Sono un architetto ed ho analizzato il progetto da un punto di vista architettonico e di impatto sull’area.
Il progetto dello studio Populous presentato oggi in Comune a Como, è davvero superbo ed è stato sviluppato tenendo in alta considerazione il genius logi, ovvero lo spirito del luogo. Non avevo dubbi a riguardo, conoscendo l’alta professionalità dei suoi architetti. Il genius loci – ovvero l’insieme delle espressioni socio-culturali, architettoniche e linguistiche che caratterizzano un luogo, un ambiente, una città – è stato, secondo me, lo spirito guida degli architetti.
La sfida che dovevano affrontare non era semplice. Occorreva progettare una struttura da 16.000 posti a sedere, che – per sua natura – non poteva che essere un fuori-scala rispetto al tessuto urbano circostante, in un contesto naturale tra i più belli e rinomati al mondo. Como è poi la città del Razionalismo ed occorreva assolutamente tenerne conto nella progettazione.
Con il loro design improntato alla leggerezza – a riprendere l’architettura razionalista – e la facciata fronte lago che si apre per dialogare perfettamente con lo specchio d’acqua del primo bacino e le montagne, credo che gli architetti abbiano vinto la loro sfida.”
Sono quindi molto positivo per quanto riguarda il concept realizzato da Populous. Non credo si potesse fare meglio, stante le richieste della committenza ed il sito dove intervenire.
Raccolgo però la critica dell’architetto Attilio Terragni circa l’altezza, aumentata notevolmente rispetto all’attuale stadio. La sua proposta è di abbassare la quota del terreno di gioco, scavando, in modo da diminuire l’altezza complessiva della struttura.
E’ senz’altro una proposta interessante (riprende la stessa scelta progettuale adottata con successo per lo stadio della Juventus a Torino), ma non sono al corrente delle problematiche che ci sarebbero relativamente ad uno sbancamento del genere in prossimità del lago.
Costruttivamente è assolutamente possibile, ma occorre uno studio molto approfondito dell’impatto sugli edifici circostanti in seguito alla modifica delle falde acquifere sottostanti. Ci sarebbero infatti seri rischi di cedimenti e crolli, in seguito al pompaggio dell’acqua durante gli scavi.
Un altro problema, stavolta sociale-sportivo, è che comporterebbe il fatto che il Como non potrebbe giocare al Sinigaglia . come attualmente programmato – durante la fase dei lavori, in quanto sarebbe inagibile per gli scavi ed i successivi lavori.
Credo che la discussione in atto porterà dei risultati positivi in termini di ottimizzazione del progetto e spero che non si arrivi – come spesso accade in Italia – a bloccare tutto per un motivo o per l’altro. E’ un progetto troppo importante per Como, per riqualificare e dare finalmente una nuova vita un’area strategica della città.
Il progetto di Populous mira a collegare, in maniera vivibile ed emozionante, tutta la passeggiata a lago, da viale Geno a villa Olmo, creando, per questo tratto un interessante percorso – tra stadio ed edifici razionalisti fronte lago – con negozi, caffetterie ed aree svago.
Dopodiché sarebbe da rifare l’edificio dell’Aero Club e si otterrebbe un’area lungo il lago finalmente degna di essere vissuta ed apprezzata dai comaschi e dai turisti, al posto dell’attuale degrado, che continuerebbe ad esistere ancora per chissà quanto tempo se si decidesse di spostare lo stadio fuori città.
Grazie per l’attenzione.
Cordialmente
Domenico Argirò
Buongiorno, ho appena letto il commento di un lettore riguardo il Sig. Terragni e le critiche sullo stadio. Sono pienamente d’accordo che in realtà gli ecomostri sono quei palazzi intorno allo stadio (qui l’articolo a cui si riferisce, ndr) costruiti dopo lo stadio che se non fosse per i prezzi sembrerebbero case popolari. Vorrei ricordare al Sig Terragni che visto il nome, magari crede di essere il proprietario del quartiere, che magari una volta ogni tanto invece di criticare, visto la sua “importanza” potrebbe dare dei suggerimenti sul progetto visto che il calcio Como 1907 potrebbe accettare anche quelli, ma no meglio criticare andare contro tutto perché io sono io e voi non siete…
Buona giornata
Cristiano Malagodi
La mia opinione: sarebbe un insulto alla città costruire un tale grande mostro nel posto più bello della città. Un posto che dovrebbe per contro essere destinato a un grande parco con relativi servizi ristoro e ludici a disposizione dei tanti turisti che visitano la nostra “bella” città.
Costruire lo stadio a Grandate sarebbe l’ideale e intelligente.
Carolina Capra
Ridurre la questione a interessi economici da parte dei proprietari degli stabili prossimi allo stadio è fuorviante soprattutto con commenti tipo “nemici della modernità” o “veri ecomostri” includendo evidentemente il Novocomum. Ostinarsi a riferirsi allo “stadio più bello del mondo” per poi tacciarlo di essere un rudere, conferma la malafede di chi vuole snaturarlo per l’ennesima volta.
Genuflettersi al padrone finanziatore è addirittura umiliante e rivela poca lungimiranza sulle potenzialità della struttura che deve essere valorizzata nel giusto modo e con i giusti tempi senza cedere alla tentazione di un sogno sportivo che è legato alle variabili del campionato e ai capricci dei finanziatori.
Lo stadio c’era prima di noi ed è bene che venga consegnato a chi verrà dopo di noi nelle sue vesti, per ora ancora armoniche con il resto della città, di struttura polifunzionale al servizio della comunità.
Cordiali saluti
Lucio Zannoni
Buongiorno, vedo molto favorevolmente il progetto del nuovo stadio. Come ingegnere e cittadino, seppur in pensione, valuto positivamente il movimento di idee che sta suscitando in un panorama urbanistico fermo da oltre 50 anni…peccato che nel progetto non si sia pensato al ripristino della pista di ciclismo indoor, sarebbe magnifico.
Ottima l’idea della pedonalizzazione della zona ed eccellente l’idea di utilizzare tutto l’anno a fini commerciali, sportivi e di ritrovo sociale il nuovo stadio
Concordo pienamente con i residenti vicini al Pulesin, il posteggio a raso sarebbe un pugno nello stomaco a un bivio (la rotonda per Monte Olimpino e Cernobbio) molto trafficato e con file e code di macchine nelle ore di punta durante il giorno.
Alcune idee e proposte: vedo fattibile ben 2 posteggi sotterranei in zona che aiuterebbero la zona di Villa Olmo di così grande pregio, ad essere ulteriormente valorizzata. Penso a posteggi sotterranei come realizzato nella zona ex zoo in via Sant’Elia. Sia al Pulesin che al parcheggio di Villa Olmo. Avremmo così valorizzato le superfici a raso con verde piante e panchine…”nascondendo le auto alla vista” e ottenendo più piani sotto terra con grande capienza. Il parcheggio sotto terra di fronte a Villa Salazar (ex ufficio interior design ex Mercedes Benz) diverrebbe un giardino soleggiato con possibilità di darsena e collegamenti continui con il centro/Sant’Agostino via lago.
A mio parere tecnico, ne scaturirebbero nuovi progetti di mobilità urbana, così assenti purtroppo nella nostra città ormai da decenni.
Un Vs.assiduo lettore
Grazie
Buongiorno
in merito al nuovo Sinigaglia, sarebbe bello, sulla copertura dei nuovi Distinti, fare una terrazza vista stadio e lago, in stile Terrazza Martini. Sarebbe utilizzabile sia durante le partite che durante la settimana. Come nome sarebbe bello chiamarla terrazza Borgonovo.
Sandro Pedrani