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Piazza Martinelli e la Como che tra posteggi, fontane e tavolini ha cancellato i bambini

Tutto si può dire, tranne che la riqualificazione di piazza Martinelli – nel cuore di Como – abbia davvero portato i frutti sperati. Cortile utile e apprezzato nelle sere d’estate per i film all’aperto o qualche concerto jazz o di musica classica, per gran parte dell’anno è essenzialmente un luogo poco frequentato e nemmeno benissimo (non si contano i malumori dei residenti per problemi di spaccio o per le panchine tramutate in letti di fortuna).

Ma al di là delle dimensioni certamente ridotte e di una posizione forse non favorevolissima, oggi potrebbe quasi essere emerso un vero motivo di fondo per cui quella piazza langue senza un’identità ben precisa: ci si è “dimenticati” i bambini. Che invece oggi c’erano. E si respirava la vita.

Una “dimenticanza”, quella degli spazi e delle strutture per i più piccoli, che a pensarci bene ha contagiato nello stesso modo molti altri luoghi della città murata e non solo: piazza Gobetti, ad esempio, deserto di cemento che attende l’infopoint per una rinascita piena di incognite.

Uno scorcio dell’attuale piazza Gobetti

Oppure quell’altra spianata senz’anima chiamata piazza Roma.

E ancora: l’intera fascia verde di viale Varese; tutta la passeggiata di viale Geno; quel disastro estetico che è piazza Cavour; e volendo sfiorare il tono provocatorio (consapevoli della radicale trasformazione che attende la zona), persino i giardini a lago, che l’area e le attrazioni per i bimbi le ha (e che si collegano a quelli sul tratto di lungolago riaperto) ma da anni in condizioni e con concezioni tutt’altro che all’avanguardia. Non parliamo delle ridicole condizioni in cui versa il microparchetto di via Vittorio Emanuele, con i bagni devastati e chiusi da anni (riapriranno entro i primi di giugno) e un pugno di giochi accettabili in mezzo a spigoli di sasso, scalini e sovente “ricordini” sparsi a terra dall’avvinazzato di turno. O di quel surrogato di giardino tra due “tangenziali”, in viale Lecco.

Eppure, oggi, dalla piccola e seminascosta piazza Martinelli, ecco un lampo colorato: tanti, tantissimi bambini che all’improvviso hanno ridato vita, voce e gioia al luogo.

Il merito? Della scuola dell’infanzia di via Zezio che lì ha organizzato “Ri-belli in centro”, giornata che ha unito il divertimento alla scoperta del gioco e delle esperienze tramite il riutilizzo di materiali e oggetti non convenzionali (dal legno alla plastica ai sassi).

Iniziativa singola che – ovviamente – non può essere paradigma per lo sviluppo futuro di tutti i luoghi già citati. Ma certo fa impressione accorgersi all’improvviso che in tutti i gran dibattiti su zone e spazi della città da progettare per il domani, si pensi a tutto – dalle auto alle moto, dalle fontane ai cani, ai gatti e agli squali, passando per tavolini a tonnellate, fontane di ogni foggia e panchine per anziani  (metafora di una città, forse, quest’ultima), mentre la scossa vitale che oggi ha attraversato quel rettangolo tra le case fa sorgere un dubbio: non è che, soprattutto in centro, da troppi anni ci si dimentica dei bambini ed è giunta l’ora di recuperare?

Per interventi e contributi: redazionecomozero@gmail.com

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4 Commenti

  1. iniziativa valida e interessante, che ha permesso la fruizione di uno spazio pubblico da parte dei bambini, categoria per la quale in città si fa davvero poco… basti pensare allo spazio che solitamente, nella stessa piazza martinelli (sede della lodevole attività di sabato), è stato pensato ed “attrezzato” per i più piccoli, ovvero il fondo della rampa che porta ai servizi igienici, nella porzione più remota, scomoda ed insicura di questa piazza cittadina. inizialmente, anni fa erano presenti attrezzature per bambini anche nello spiazzo principale, poi sono stati rimossi, così come era funzionante una delle tante fontane dimenticate della città, spenta ormai da anni.. Sarebbe bello che questo luogo venisse meglio utilizzato organizzando più spesso iniziative simili .

  2. Sottoscrivo totalmente l’articolo ed aggiungo… una citta’ che sta privilegiando un turismo insostenibile, stile Venezia/Cinque Terre, a discapito dei (soprattutto giovani) residenti che scappano altrove per dare un futuro a se stessi e ai propri figli. In tema “futuro delle nuove generazioni”, vogliamo poi parlare dello stato in cui versano le strutture sportive cittadine? Per fortuna, come spesso accade nel nostro Paese, ogni tanto ci si accorge che esistono realta’ come l’asilo di via Zezio, una vera eccellenza (per esclusivo merito di insegnanti, personale ausiliario e famiglie) all’interno di un citta’ che offre davvero poche speranze. Politici ed architetti, guardate ed imparate.

  3. Una città che manca di un progetto ampio che ne cambi il volto negli anni futuri. Solo sprazzi scoordinati che il cittadino non riesce ad usufruire .

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