Da un nostro lettore, Giancarlo Gallozzi, arriva una segnalazione-provocazione su un triplo rapporto: costo di un caffè al tavolo-qualità del prodotto-luogo della consumazione. Con, in più, una riflessione personale (e come tale da valutare in qualità di opinione, su cui ognuno è naturalmente libero di esprimere il proprio parere) sul momento economio storico – in relazione alla pandemia e ai provvedimenti delle amministrazioni per aiutare il commercio – che Como, come tutta Italia, sta attraversando.
Nota: previo contatto diretto, si è concordemente scelto di non menzionare il locale specifico, limitandoci al nucleo delle valutazioni al centro della segnalazioe, con la sola indicazione della zona cittadina interessata: la fascia nei pressi del lago.
Per segnalazioni, foto-video, opinioni, notizie: redazionecomozero@gmail.com o la nosta pagina Facebook.
Di seguito, la lettera ricevuta in redazione.
Buongiorno a tutti,
stamattina, dopo un primo tratto della mia solita corsetta, mi sono fermato a prendere un caffè al bar, seduto al tavolino posto fuori il locale.
Come dicevo, ho ordinato un caffè alla ragazza che si è presentata per chiedermi cosa volessi. Quando mi ha portato la bevanda, mi ha chiesto anche di pagare, mostrandomi subito lo scontrino fiscale.
Senza nemmeno guardarlo, le ho chiesto quanto dovessi, e lei, in modo gentile e garbato, mi ha risposto: 2 euro. Rimango basito, e al quel punto, quasi d’istinto, ho guardarlo lo scontrino inforcando i miei occhiali per leggere da vicino.
A seguito della pandemia, i Comuni hanno dato la possibilità di sistemare tavoli fuori i locali per permettere gli esercenti di lavorare, almeno all’aperto.
Credo che il costo sia “giustificato” dal fatto che devono recuperare le perdite delle prolungate chiusure. Stando alle nuove disposizioni i comuni non fanno pagare la tassa per l’occupazione del suolo pubblico. Quindi non riesco proprio a giustificare il costo di due euro in un posto che è fuori mano, quasi anonimo e dalla struttura somigliante a poco più di un chiosco. Peraltro un caffè dal gusto sgradevole e così lungo da farlo sembrare quasi orzo, ma soprattutto freddo.
Poi si lamentano che mancano i clienti e che gli affari vanno male. Non ci andrò mai più.
Grazie per l’attenzione.
Giancarlo Gallozzi, Como
10 Commenti
Vergognoso da parte vostra non pubblicare il locale che andrebbe messo al PUBBLICO LUDIBRIO!
Monti?
Davvero un malcostume pseudogiornalistico quello di non fare nomi. Siete come La Provincia.
Como, è sempre stata così, quando si entra in un locale, ti squadrano, per capire se sei loro compatibile, poi servono ma sempre con “distanza”, per un caffè 2euro, con quello accaduto da un anno ad ora cosa importa, ma se il caffè non è gradevole, a questo punto hanno ragione.
Non giustifico il cliente per la lamementela sul sul prezzo, al tavolo paghi anche il servizio e mi sembra ashcroft abbastanza onesto.
Altro discorso il tipo di servizio e qui sono d’accordo con lui, non andarci più.
Inutile recriminare se non si fanno i nomi
Inutile pubblicare il pezzo se non si danno le informazioni complete. Che problemi ci sono a pubblicare anche il nome del bar che ha offerto questo servizio?
Grande!
Dal punto vista eno-gastronomico siamo una città talmente messa male che nemmeno un caffè decente si riesce a trovare (io sono anni che bevo solo quello della moka che mi faccio a casa).
Penso che il problema non siano 2, 3, o 5 euro per un caffè servito al tavolo, ma la non curanza di attenzione per i clienti, due euro per un buon caffè servito con un sorriso sono giustificati, due euro per un caffè scadente come molti nei bar, servito con fretta e e poco garbo, quello è il problema. Como è morta su tutta la linea. Non capisco davvero cosa ci vengano a fare gli stranieri. Un comasco.
Adesso i “ristori” li chiedono ai clienti. Furbizia italica, buon lavoro …..
…opportuno menzionare il locale…e poi ci stupiamo perchè i turisti non vengono a Como…comunque nulla di nuovo sotto il sole. Poi gli esercenti adducendo scuse tipo le alte spese ecc.ecc.: non è che gliele devo ripianare tutto d’un botto stè spese.