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Punti di vista

Gli ultimi, la lettera. Bogani: “Ho visto 7 suicidi in 30 anni. Serve un assessore alla Dignità”

Su ComoZero Settimanale di due settimane fa abbiamo pubblicato un’intervista all’assessore alla Sicurezza, Elena Negretti, dopo che per puro caso l’abbiamo incontrata a confrontarsi con i senzatetto che vivono sotto i portici dell’ex Chiesa di San Francesco.

In un passaggio Negretti è stata molto chiara a proposito dell’impegno civile e sociale: “Lo slogan era “Mettiamoci la faccia” – ha detto – certo che poi vedo pochi che ci mettono anche le mani, diciamo la verità. Però, ad esempio, ho trovato molta collaborazione da parte dei ragazzi che dormono qui”.

Ph: Congregalli

Così Flavio Bogani, notissimo esponente del volontariato cattolico in città, ha preso carta e penna e ci ha inviato una lettera che si rivolge direttamente all’assessore. La pubblichiamo integralmente.

Io ci metto la faccia e ci metto le mani. Venti anni fa, al culmine di una rissa in mensa serale, a Como, madre Elena ne uscì con un braccio rotto. Don Renzo era stato ucciso da poco, e anche alla mensa vincenziana il clima violento aveva portato al ferimento di un volontario. Gli stessi volontari del tempo erano sgomenti di fronte a tanta violenza, al senso di insicurezza si univa anche la frustrazione di sentirsi abbandonati dallo Stato in quanto il servizio era rivolto agli Ultimi, ma a beneficiarne ne era tutta la Comunità.

I servizi di ascolto e aiuto ai poveri sono la prima risposta ai bisogni essenziali della Persona, ma sono anche un modo per rendere più sicura tutta la città da persone che altrimenti, non trovando risposte, sarebbero percosse maggiormente dal senso di sofferenza e frustrazione, diventando nei casi più fragili, persone pericolose. In poche parole, assistere e accogliere le Persone è anche una forma di sicurezza.


Ne parlai con monsignor Maggiolini, facendogli presente che le motivazioni del servizio agli Ultimi non potevano distogliere tutta la Comunità dalla responsabilità di chi vive sul territorio, in primis le Istituzioni. Non era poi un concetto astratto dal momento che le Istituzioni locali non sostenevano in alcun modo i servizi (tutti gestiti dalla Chiesa).

Questo era un modo omertoso e omissivo al tempo stesso di operare per il bene comune, sia da parte della Chiesa che sanciva un ”non sappia la mano destra ciò che fa la sinistra” sia da parte del Comune con il suo “occhio non vede cuore non duole”. La sussidiarietà era ed è una cosa, ma la delega in bianco da parte di Comune e Prefettura erano una stortura a discapito della Giustizia.

Ph: Pozzoni

Qualcuno più dotto di me direbbe che nelle Scritture viene ricordato come Misericordia e Giustizia si abbracceranno. Fu così che monsignor Maggiolini chiese al Sindaco Botta, al Prefetto e al Questore di allora di trovarsi intorno ad un tavolo e mi chiese di rappresentarlo, assieme ai responsabili dei servizi caritativi del tempo.

Fu un momento forte dove ad un certo punto un esponente delle forze dell’Ordine mi accusò di essere buonista, che il dar da mangiare a queste persone poneva le condizioni che questi poveri rimanessero sul territorio, che era meglio non dar loro servizi e il rischio di incolumità dei volontari era figlia della loro generosità.

Ricordo benissimo la lite che ne derivò e il prodigarsi del Monsignore a posizioni meno perentorie (detto da lui…) quando arrivai a sostenere che i cittadini nel fare la loro parte cercano di esser giusti più che buoni e che c’è una Costituzione sovrana in questo territorio, buoni e giusti, non coglioni. Sembra che la situazione si stia ripetendo.


Leggo ora su ComoZero che l’assessore alla Sicurezza Elena Negretti lamenta poche persone che ci mettono le mani (io sono una di queste e sto parlando a titolo strettamente personale) a fronte di tante che pubblicamente si sono espresse.

Vorrei ricordarLe, signora, che i cittadini che chiedono maggiore presenza e attenzione nei confronti degli Ultimi lo stanno chiedendo al Comune (non al volontariato), e che l’Assemblea Consiliare trasversalmente ha inteso occuparsene confermando lo stato di grave emarginazione di molte persone sul nostro territorio comunale.

Lamentarsi del volontariato è irricevibile e per nulla rispettoso, il sindaco (e dunque per estensione anche Lei signora Negretti) ha la responsabilità e il dovere in tema di Salute pubblica della sua Comunità.


Badi bene, la salute pubblica, sancita dalla Costituzione non è il solo diritto sacrosanto alla cura. Salute è la qualità della Vita che consenta di esistere dignitosamente per ogni persona sul territorio senza distinzione di censo giuridico.

Decoro urbano non sono solo i bagni pubblici (per altro insufficienti). Decoro è una Amministrazione che ottempera al dovere della Sanità pubblica verso tutte le persone, partendo dalle più fragili e dalle Ultime.

Se le persone versano in grave stato di bisogno innescano problematiche che inesorabilmente cadranno sulla vita quotidiana di altri; non si può delegare ai cittadini la qualità della vita della nostra città.

Sia zelante con se stessa, assessore Negretti. Sia zelante chiedendosi se di fronte a questa fondamentale responsabilità Lei faccia tutto il possibile senza demandare al volontariato il dovere che spetta proprio a Lei; accogliere è la prima forma di sicurezza.

Non deleghi, peggio, non faccia elemosina, al volontariato per poi bistrattarlo secondo convenienza. Non le chiedo di aver a cuore i ragazzi di san Francesco, le chiedo di essere ferrea e integerrima con il mandato consiliare e rispettosa dei Valori Costitutivi.

Signora, nel corso di 30 anni di strada personalmente ho visto 7 morti suicidi, e in dormitorio ad un giovane ho tolto la pistola dalla bocca, non riduciamo a generoso buonismo e collaborazionismo con le Associazione le storie di tanti uomini e donne La Dignità è un Valore non negoziabile con il pensare della maggioranza dei cittadini. Ecco che sia anche l’assessore alla Dignità, e che più di decoro si parli fragilità.

Flavio Bogani

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2 Commenti

  1. Ho letto con interesse tutto l ‘articolo che non voglio commentare ; voglio solo dire che si commenta da solo e che io condivido , parola per parola , quanto è stato scritto .
    Posso solo aggiungere che mi addolora il fatto che , quasi alla fine del 2019 , si debbano ancora dire chiaramente alle Istituzioni quali siano i loro compiti inderogabili , ed i loro doveri .
    La situazione in cui ci troviamo , non è novitá di questi giorni …!!
    Si diano da fare e vedano di non far sì che la bella Como si riduca a un “cesso” a cielo aperto ed a un dormitorio al gelo di “povericristi” senza dimora .

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