In una seduta finita per assenza di numero legale causa vendetta di Forza Italia (assenti Tufano, Biondi, Canova e l’ormai ex Patera) e Fratelli d’Italia (assenti Maesani e De Santis) contro Lega e lista Civica (qui e qui gli antefatti), nessuno – tranne uno – ha trovato il tempo e il modo per dire una sola parola.
Non una parola, fosse essa demagogica, strumentale, di finta cortesia. Così come, naturalmente, nemmeno una parola realmente sentita, di vicinanza, emotiva per chiedere più informazioni a chi di dovere sul perché il forno crematorio di Como sia fermo da 2 anni e mezzo, sul perché tante famiglie comasche stiano vivendo l’incubo a tinte orrorifiche che viene da Biella, su cosa sia previsto in termini di tempo, soldi, progetti per rimettere in funzione l’impianto al Monumentale o per costruirne uno nuovo.
Zero.
Niente, non una parola. Non una sola parola dai consiglieri comunali – tranne uno – per tendere la mano ai concittadini che hanno dovuto apprendere dai media e da un’inchiesta della Procura che in Piemonte i defunti comaschi costretti a “espatriare” dopo la morte perché l’impianto cittadino è rotto da quasi 900 giorni potrebbero essere stati cremati assieme ad altre persone, le loro ceneri mescolate, sostituite con sabbia o magari buttate tra i rifiuti, i resti di un caro ridotti in briciole a colpi di vanga per farli sparire, i resti in scatoloni abbandonati dove capitava.
Eppure, sui temi più disparati sono intervenuti in tanti, ieri a sera, prima che per le assenze di forzisti e Fratelli, sommate all’uscita strategica delle minoranze dell’aula, la seduta venisse annullata per mancanza del numero legale (e bruciasse 5mila euro per niente).
Hanno preso parola, durante le dichiarazioni preliminari: Franco Brenna (civica Insieme), Lorenzo Cantaluppi (FdI), Vittorio Nessi (Svolta Civica), Fabio Aleotti (M5S), Patrizia Lissi (Pd), Bruno Magatti (Civitas), Fulvio Anzaldo (Rapinese Sindaco, ma tra i pochi ad aver toccato più volte il tema-forno in passato), Gianpiero Ajani (Lega), Ada Mantovani (Rapinese Sindaco, che ha lasciato l’argomento al suo capogruppo), Gabriele Guarisco (Pd).
Ognuno con il suo tema, magari in sé anche importante o interessante, ma tutti lontanissimi dalla realtà cruda di queste ore, ognuno sideralmente lontano dal cuore dell’attualità, dalla sofferenza di mariti, mogli, padri, nonni, zii che vivono un incubo targato Biella. Distaccati dalla sofferenza dei loro concittadini, in ultima istanza.
Non una sola parola – tranne uno – sul forno crematorio spento e sulle atrocità biellesi che toccano anche diversi comaschi.
Con una sola eccezione, l’intero consiglio comunale di Como – che pure dovrebbe ben sapere che almeno una persona che quell’istituzione ha rappresentato e difeso sta vivendo l’incubo biellese – non ha trovato il tempo di pronunciare un frase di circostanza o dettata da sincero coinvolgimento per capire meglio come mai famiglie e cittadini comaschi siano dovuti ricorrere al forno piemontese degli orrori poiché quello del capoluogo è sbarrato e inagibile dal 4 giugno 2016. Due anni e mezzo. Due-anni-e-mezzo.
Niente. Dal 99% dei presenti – in quella mezz’oretta di seduta tra una ripicca e una vendetta politica – non si è udita una sillaba, un breve accenno, una richiesta di chiarimenti. Nulla.
Questo è oggi – o almeno è stato ieri sera – il consiglio comunale di Como. Quello finito alle 21.45 perché è mancato il numero legale. Un organismo gelido, avulso dalla sofferenza dei suoi cittadini. Anche fosse uno solo, quel cittadino.
D’altronde, il centrodestra ha il suo assessore in carica, oggi, per forno crematorio e cimiteri (Franco Pettignano, Forza Italia). E il centrosinistra l’ha avuto fino a ieri (Marcello Iantorno, Pd dal giugno 2016 al giugno 2017). E quindi a nessuno tra coloro con quelle tessere in tasca, evidentemente, conveniva proferire parola: troppo sconveniente, troppo imbarazzante.
E allora meno male – ce lo si concederà, lo si concederà a chi scrive – che almeno c’era Alessandro Rapinese, in quell’aula sorda e grigia. L’unico che, in quel silenzio pesantissimo, entro cui le ceneri spinte dal vento volteggiavano pesanti, ha toccato il tema con parole di vicinanza verso i comaschi che stanno soffrendo e ricordando come – tra giunta Lucini-Iantorno e giunta Landriscina-Pettignano – “sono 877 giorni” che il forno del Cimitero Monumentale è vergognosamente spento e senza un’orizzonte reale di ripresa. E poi ripetendo più volte agli attuali governanti un esplicito “fatevi da parte”.
Questo è stato ieri il consiglio comunale di Como: un insieme di silenzi di partito, perfettamente inquadrati in entrambi i fronti, contrapposti alla voce di uno soltanto. L’uno che un assessore da difendere – grazie al cielo – non l’aveva.
Questo è stata, ieri sera, l’assemblea che dovrebbe rappresentare i comaschi, a partire da quelli in difficoltà. E che invece ha svelato un’anima glaciale da Machiavelli di latta, intrappolato nella sua rete di silenzi, insensibilità, convenienze e piccole paure di partito.
9 Commenti
Grazie della Sua risposta e dei chiarimenti, restano comunque molti punti oscuri che spero verranno chiariti dall ‘ inchiesta, scoppiata come un fulmine a ciel sereno ma a quanto pare su una situazione esistente da tempo e già giudicata non del tutto limpida da molti addetti ai lavori, sia a Biella sia a Como. Le Sue cortesi parole mi fanno inevitabilmente pensare a quante persone, in vari uffici e posizioni, abbiano avuto elementi per segnalare, se non denunciare, ma poi abbiano preferito il quieto vivere ( per sé, facendone pagare il prezzo a chi ora su trova dentro questo dramma assurdo).
La differenza di costo tra le cremazioni è di € 20,00 . scusate errore involontario
cara Signora Pomoni, le mie perplessità e il mio grado di giudizio sono purtroppo legati inequivocabilmente alla mia personale professionalità e integrità che ho scelto di applicare alla mia impresa ed ai miei collaboratori.
Cosi come molti altri miei colleghi della città. Non tutti , pochi, pochissimi non condividevano le mie , e nostre argomentazioni.
Le modalità operative di Biella non erano ovviamente immaginabili da me.
Io ho sempre e solo affermato, in ogni sede , e con amici, clienti e conoscenti che si sono rivolti… non a me , ma alle altre poche, anzi pochissime, imprese di Como che si servivano di Biella ( senza obbiezione alcuna e senza remore), che il sistema di prelievo con furgoni ed il tour lombardo delle salma , prima di giungere a Biella IO non lo trovavo dignitoso, ne corretto.
Tutta via, pare , dai numeri delle funerali dirottati a Biella , che tale sdegno fosse solo mio e dei miei clienti, ai quali mi guardavo bene dallo spedire come un pacco il proprio caro.
Le assicuro che le mie considerazione erano ben note a tutti, uffici comunali compresi , circa le modalità del trasporto.
Sarebbe opportuno forse, rivolgere queste domande alle imprese che proponevano Biella. visto che Varese dista da Como 29 km e Biella invece 130 km , il costo della cremazione è di 20 euro circa, ed a Varese è possibile assiste ed accompagnare le salme senza problema alcuno.
Noi addirittura mettiamo a disposizione il transfert per i famigliari.
Chieda ,perché? . io non le so purtroppo dare una risposta.
i gestori di Biella, comunque, non si sognavano di certo di venire a Como, se qualcuno di Como non li avesse chiamati…..
mi meraviglia che qualcuno abbia la voglia di discutere di quale assessore sia la colpa del mancato funzionamento del Forno Crematorio. Come sempre la colpa è di qualcun altro mai nessuno che abbia il coraggio delle proprie azioni. mai nessuno che dica chiaramente in faccia all’Assessore o se preferite “agli” Assessori : sei un incapace, e pertanto vattene. specialmente questo qualcuno dovrebbe essere un Sindaco capace, che non teme i partiti e che è pronto a rinunciare se qualche partito gli dovesse togliere l’appoggio. Avrebbe, finalmente, l’appoggio della Città. E di questi tempi non sarebbe poco.
Un altro particolare significativo che trovo sul sito della STAMPA: ..”Una situazione di cui gli altri impresari funebri biellesi sembra fossero almeno in parte a conoscenza, non era raro infatti che i morti biellesi venissero portati a cremare fuori provincia mentre quotidianamente arrivavano, in particolare dalla Lombardia decine di salme.”.. Quante persone sapevano o sospettavano e sono state zitte? Solo un “confidente” dei Carabinieri pare abbia dato il via alle indagini, magari una persona ai margini della legalità ma più ricca di umanità e di pietà.
L’ impresa è “Onoranze funebri lariane”,con un intervento del suo titolare, citato sia da Comozero sia da La Provincia, nei primi articoli dopo la scoperta del vergognoso fatto e gli arresti effettuati a Biella.
“E ora si legge anche che un’ impresa comasca evitava Biella perché aveva riscontrato qualcosa di non convincente e ai limiti della correttezza di legge”. Si può sapere quale sia la ditta o dove ha letto questa notizia? perché non ha parlato prima? perché non ha condiviso le sue perplessità con gli altri operatori, con gli uffici, con le forze di polizia, con la magistratura?
forse si poteva cercare di spezzare prima questa terribile catena della morte.
Pur condividendo le ansie dei comaschi che hanno avuto parenti cremati a Biella e la necessità di un segno di vicinanza delle istituzioni al loro dramma come auspicato dal cons. Rapinese, occorre osservare che non basta elencare i nomi degli assessori ai Cimiteri delle ultime due amministrazioni per ricercare eventuali responsabilità morali, perché, come riportato dagli articoli di questa stessa testata, la competenza manutentiva del forno crematorio è stata di competenza, almeno dal 2012, dell’ufficio tecnico: “intanto Palazzo Cernezzi ha impegnato 92mila euro per “attività di manutenzione straordinaria”, con una spesa effettiva conteggiata dal 2012 pari a 105mila euro” (cito dalla risposta pubblicata alla recente interrogazione del cons. Anzaldo): ne consegue pertanto che mancano all’appello quanto meno gli assessori ai Lavori pubblici che si sono susseguiti da allora ad oggi, ma le cronache sono piene di fermi e rotture anche prima del 2012…
E intanto molti comaschi piangono ( anche di rabbia) per un loro caro che probabilmente è stato profanato da mani che non credo esagerato paragonare a quelle che, nei lager nazisti,svolgevano un lavoro simile con la stessa fretta di “smaltire” la mole di lavoro… E ora si legge anche che un’ impresa comasca evitava Biella perché aveva riscontrato qualcosa di non convincente e ai limiti della correttezza di legge. E le altre?? Nessuno si è accorto di nulla oppure faceva comodo non vedere?? Chiediamo verità e giustizia!