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Punti di vista

Via Del Dos, lettera del presidente di Colisseum: “Piscina piccola sicura. Chiusura del centro, scelta non tecnica”

Nonostante l’ufficializzazione da parte del sindaco di Como Alessandro Rapinese del fatto che la Cooperativa Colisseum non otterrà la richiesta proroga per occupare la struttura comunale di via Del Dos, il caso continua a tenere banco. Oggi ospitamo una lunga lettera del presidente di Colisseum, Gabriele Romanò che – spiega la breve introduzione – “a seguito della decisione del Comune di chiudere la struttura di via del Dos, vorrebbe proporre alcuni spunti di riflessione, ancora una volta sperando di riuscire a evitare lo stop delle attività per gli utenti al 31 luglio”.

Di seguito, la lettera integrale, che in larghissima parte è incentrata sulla diatriba circa lo stato di sicurezza della piscina piccola di via Del Dos.

“Ampio degrado strutturale”. Via Del Dos, ecco perché il Comune ha chiuso la piscina. Foto e relazione

Di seguito, la lettera integrale del presidente Romanò.

In merito al tanto nominato, ma poco dibattuto tema della sicurezza della struttura di via del Dos e, in particolare della piscinetta, occorre a questo punto, a giudizio di chi scrive, fare chiarezza, andando al di là delle possibili strumentalizzazioni delle informazioni frammentarie, degli slogan e dei proclami.

La struttura di via Del Dos è stata realizzata a fine anni settanta, è quindi datata, il fenomeno del deterioramento del cemento al di sotto della vasca piccola non risale a pochi giorni fa ed è il risultato (in questo caso accentuato per una serie di fattori propri di quell’ambiente) del processo di carbonatazione del calcestruzzo, che provoca l’ossidazione delle armature metalliche presenti nelle strutture. I processi di corrosione delle armature del calcestruzzo non sono argomenti ignoti per i tecnici, sono materia con cui gli ingegneri, in particolar modo gli strutturisti, si confrontano quotidianamente, sia per la risoluzione di problemi in campo progettuale che manutentivo.

Chi scrive non è un ingegnere, quindi non mi addentrerò oltre in questo campo, ma la logica conseguenza che ciascuno può trarre, pensando al fatto che la struttura è datata, è che le capacità prestazionali meccaniche proprie della stessa si sono ridotte. Di quanto? Oggi non lo sappiamo, perché per determinarlo bisognerebbe fare delle prove “a caldo” che non sono state eseguite. Proprio perché tali prove non sono state eseguite, per poter proseguire con le attività che si svolgono all’interno degli ambienti in totale sicurezza, Colisseum, al di la dei propri obblighi contrattuali, prudentemente, ha incaricato nel 2020 un ingegnere, specializzato in tale materia, perché studiasse, in attesa di un intervento definitivo da parte del Comune, un’opera provvisionale, che rendesse totalmente sicura la soletta.

La soluzione prospettata dal progettista è stata quella del puntellamento. Questo, come altre possibili soluzioni tecniche che si potevano prendere in considerazione, rientra, in campo ingegneristico, tra le opere provvisionali, altro ambito in cui i tecnici si cimentano quotidianamente, ovvero tra le realizzazioni di strutture che hanno una durata temporanea e che vengono eseguite per poter operare in completa sicurezza. Provvisionali non vuole dire improvvisate: i calcoli sulla tenuta alle sollecitazioni meccaniche di queste strutture, compresa quella studiata per la messa in sicurezza della vasca piccola di via Del Dos, sottendono alle leggi della fisica ed a calcoli matematici, discipline scientifiche, con le quali si affrontano – e si risolvono – i problemi in maniera razionale, non di pancia, senza ambiguità e sgombrando il campo dai dubbi.

La richiesta che Colisseum ha fatto all’ingegnere incaricato per il progetto esecutivo è stata ben precisa: il puntellamento doveva essere in grado non tanto di sopperire alla ridotta capacità prestazionale meccanica della soletta (dato questo non noto), compensandola, ma di vicariare la soletta stessa in toto. Ciò significa che, al di là dello stato emotivo reattivo che le foto che abbiamo visto possono naturalmente scatenare in ognuno di noi, la struttura è sicura, perché anche in caso di completo cedimento della stessa (ovvero se anche la struttura non avesse più alcuna tenuta meccanica), questa sarebbe sorretta dalla rete di puntelli realizzata. Questa sicurezza è certificata dalla “Relazione di Calcolo”, ovvero la serie di calcoli matematici e grafici eseguiti dall’ingegnere strutturista, dalla dichiarazione di posa in opera della ditta incaricata, dalla certificazione dei puntelli utilizzati. Nella pratica, poi, questo è confermato dal fatto che, dal momento del puntellamento – febbraio 2020 – ad oggi, la struttura non ha fatto registrare alcun problema di fessurazione di piastrelle, di infiltrazioni d’acqua, di crepe murarie o di altri possibili segnali indicanti un qualsiasi assestamento.

Sempre per sgombrare il campo dai dubbi, chi scrive non vuole assolutamente asserire che questa soluzione sia quella definitiva. Siamo ben consci che una soluzione duratura debba essere studiata ed applicata, ma quanto detto sopra consente di affermare che non vi è la necessità urgente di interdire l’uso della vasca (cosa molto diversa dal dire ci accontentiamo di quanto provvisionalmente realizzato e non ci pensiamo più per i prossimi quindici anni). Tanto più che il Comune (e qui spero di poter essere smentito) non ha ancora comunicato la pianificazione di un cronoprogramma preciso per l’intervento del caso. Chiudere oggi per iniziare i lavori tra quanti mesi?

L’unica lavorazione al momento prospettata a giustificazione della chiusura riguarda la sostituzione delle caldaie, argomento che riguarda l’efficientamento energetico, non il miglioramento degli indici di sicurezza. Tra l’altro, dato che la centrale termica serve anche i CDD del Comune, come cittadino mi permetto di chiedere, senza voler innescare una polemica ma come spunto di ragionamento, se questo intervento comporterà anche e per quanto tempo la chiusura di quella struttura. Così come, data la gravità delle ripercussioni che la chiusura comporterà per centinaia di persone, chiedo se si ha già, attualmente, piena contezza della soluzione o delle ipotesi di soluzione ai problemi addotti a sostegno della chiusura e la road map con le tempistiche che porteranno alla riapertura.

Quello che da tempo Colisseum e le altre parti interessate chiedono al Sindaco (mi permetto di interpretare, in tal senso, il moto di protesta anche delle altre associazioni che la decisione e la comunicazione delle soluzioni previste dal “Piano B”, prospettato dal Comune, ha ingenerato) è questo: affrontare i problemi legati al funzionamento del Centro e dei servizi con razionalità e attenzione, perché in gioco ci sono i diritti fondamentali delle persone, come il diritto alla salute e ad avere una vita dignitosa.

Tornando alla questione dei puntelli (tanto chiacchierata ma poco dibattuta), oggi noi abbiamo due punti di analisi completamente diversi e due impostazioni volte alla soluzione dei problemi in contrapposizione:

– la prima si basa su una analisi a vista, soggettiva, che nulla indaga su aspetti scientifici del problema, che comprensibilmente genera allarme e preoccupazione e che pone, in questo caso unilateralmente, come sola soluzione la chiusura (tra l’altro di tutta la struttura e non solo, eventualmente, della specifica parte interessata dal fenomeno)

– la seconda che si basa su dati oggettivi, ovvero l’analisi della tipologia di sollecitazioni cui la soletta è sottoposta, dei grafici della distribuzione dei carichi, dei calcoli matematici per predisporre la tipologia e la distribuzione dei puntelli, ecc. Questa analisi ha carattere scientifico, può essere contestata solo con dati scientifici, che ne smentiscano la veridicità, e prospetta una serie di soluzioni operative possibili. La chiusura, nel caso in cui nel 2020 si fosse deciso di non fare alcun intervento emendativo, sarebbe stata la conseguente soluzione.

Con lo spirito di responsabilità che ci ha sempre contraddistinti, proprio per fornire all’Amministrazione e a quanti frequentano il centro elementi aggiuntivi di tranquillità, abbiamo voluto far riverificare recentemente l’opera provvisionale anche da un secondo ingegnere, trasmettendo all’Amministrazione la perizia, proprio per prevenire e scongiurare l’eventuale chiusura del Centro. La perizia ha nuovamente certificato la sicurezza statica della struttura, confermando la bontà del lavoro eseguito in prima istanza. I provvedimenti successivi purtroppo sono noti: atto dirigenziale con intimazione immediata di chiusura della vasca piccola, ricorso d’urgenza da parte di Colisseum al TAR, riapertura a seguito di sentenza emessa dal giudice (al quale sono state sottoposte entrambe le perizie di parte, sia quella prodotta dal Comune che quelle prodotte da Colisseum).

Come spunto di riflessione, per analogia, mi permetto di sottoporre all’attenzione questo fatto: l’invecchiamento degli edifici comunali (comprese le scuole e gli uffici aperti al pubblico) ha determinato il fenomeno, diffuso, dello sfondellamento dei solai, che provoca il distacco e la caduta delle pignatte e dell’intonaco dai soffitti. Gli uffici comunali sono ampiamente intervenuti in questi casi con soluzioni tecniche (apposizione di pannelli o di reti tassellate a soffitto) che hanno permesso di mettere in sicurezza le strutture. Non mi risulta che, pur essendo state realizzate tali opere provvisionali, le scuole siano state chiuse.

Il tavolo di confronto chiesto con perseveranza da Colisseum all’Amministrazione, disatteso ma ancora invocato, nelle nostre intenzioni è volto proprio ad avere un dibattito sui problemi oggettivi del funzionamento del Centro di via Del Dos, tra i quali quello della sicurezza è da noi particolarmente sentito. Ci saremmo aspettati di poter avere un confronto, sviluppato razionalmente, anche in contraddittorio, al fine di prospettare e concorrere a soluzioni utili ad intervenire fattivamente sui problemi finalmente emersi all’attenzione.

Se anche il puntellamento, così per come è stato realizzato, avesse generato perplessità di tenuta, credo che un contraddittorio avrebbe potuto portare ad una soluzione tecnica adottabile, in grado di aumentare la performance dell’opera provvisionale, non tanto perché oggi la struttura non è tecnicamente in sicurezza, ma perché questo avrebbe reso tutti più sereni e predisposti a proseguire nel piano A (struttura e servizi aperti), anziché puntare direttamente sul piano B (elicotteri ed annessi – le azioni intraprese dall’Amministrazione purtroppo, da un punto di vista logico, portano direttamente alla conclusione che il piano A non sia stato preso in considerazione fin dall’inizio). Non sicurezza di tenuta meccanica della struttura, che i calcoli matematici e la fisica certificano, ma sicurezza psicologica degli attori coinvolti. Capacità prestazionale non del 120-150% delle necessità meccaniche, ma del 150-200%, va bene. Questo avrebbe fatto sicuramente meglio a tutti: all’utenza che avrebbe continuato a frequentare il Centro con maggiore serenità, alle maestranze, che oggi vivono con angoscia la possibile perdita del posto di lavoro, a Colisseum che avrebbe convogliato le energie disperse in questa contrapposizione (che ha assunto anche i toni del contenzioso – alla fine bisogna pur difendersi e difendere i diritti) in interventi proattivi, all’Amministrazione che sicuramente vede la propria immagine indebolita.

Come Presidente, come operatore, come persona sensibile alle problematicità che la chiusura del Centro genererà, per moltissime persone che già vivono situazioni quotidiane di difficoltà, mi aspetto che il tavolo di confronto si possa aprire e che tutti si possa lavorare per il bene comune. In questa occasione mi sento di contraddire l’affermazione inserita nella nota con cui l’Amministrazione comunica che non verrà concessa proroga a Colisseum per la continuazione della conduzione del Centro, decretando di fatto la chiusura della stessa, laddove si dice che tale scelta non è politica, ma di natura squisitamente tecnica.

Mi chiedo se la possibilità di mantenere aperto l’impianto, garantendo anche la tranquillità di chi firma gli atti, sia stata valutata dopo aver prospettato diverse soluzioni tecniche applicabili (con l’aggiunta di ulteriori puntelli, con il rifacimento intero della rete di puntellamento avente interassi minori e quindi maglie più strette, con l’inserimento di putrelle di acciaio, di pilastri in muratura, ecc.). Solo per onor di cronaca, ricordo qui brevemente che, nel 2020, l’opera di puntellamento, che allora comportò anche la realizzazione di una platea di 160 metri quadrati in cemento nei locali interrati, durò cinque giorni, non comportò l’interruzione dei servizi – solo il fermo di un paio di giorni della vasca più piccola e l’interdizione di una piccola porzione di parcheggio. La piscina piccola è ancora li!

https://comozero.it/attualita/caso-via-del-dos-capitolo-finale-rapinese-nessuna-proroga-a-colisseum-scelta-tecnica-e-non-politica-ecco-perche/

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6 Commenti

  1. Consiglio (non richiesto) alla stampa locale. Non credete valga la pena indagare su un punto ancora poco esplorato, ossia: “Quando ha fatto propria questa promessa, Alessandro Rapinese poteva non sapere”?
    Prima delle elezioni lo staff di Colisseum Village si è adoperato molto per mettere al corrente organi di informazione e candidati sindaco delle condizioni di degrado nelle quali giace la struttura di Via del Dos.
    Rapinese ne era informato?
    Se così fosse, perché promettere in prima persona e con ostentata sicurezza una proroga che comunque avrebbe dovuto aspettare l’avallo degli uffici tecnici?
    Non sarà mica il refrain di un film visto mille volte è a più livelli, il “fosse per me, le cose le aggiusterei al volo, ma sono quei maledetti uffici che mi legano le mani…”

  2. La motivazione è diventata tecnica dopo l’ispezione del 12 luglio effettuata dall’Ingegnere del Comune che ha tolto dall’empasse il Sindaco. Adesso, il problema è squisitamente tecnico. Tuttavia, ciò non toglie che l’affaire di via del Doss ha delle enormi responsabilità politiche. Le analisi tecniche e le proposte di interventi di manutenzione straordinaria dovevano essere intraprese dalla precedente Amministrazione che, su questo aspetto, è stata più che deficitaria. Ha emesso un Bando senza valutare a priori e programmare di conseguenza la necessità di interventi strutturali sulla piscinetta che poi gli stessi loro tecnici hanno dichiarato necessari per il prosieguo delle attività. D’altro canto, anche il nostro Sindaco durante la campagna elettorale ha in più occasioni, (100 volte in 100 dibattiti mi si dice 😊) ha ribadito che la soluzione era la PROROGA (mi si dice anche questo 😊). L’Apartitico ha sbandierato la solita promessa elettorale da “Vota Antonio”. Per parafrasare il Sig.Gelindo, politicamente corretto ma moralmente…?

  3. Egregio Signor Sindaco,
    mi scusi i modi diretti, ma sono necessitati dall’urgenza della situazione.
    Faccio precedere la proposta da due premesse.

    1. Un Bando parzialmente manchevole non è comparabile, neanche molto alla lontana, ad un Cantiere aperto (le Paratie) per il quale, così si legge nelle motivazioni della sentenza, “la scelta, […] , era stata quella di procedere agli affidamenti diretti senza una gara”.
    Se qualcuno cercasse di confonderla o di allarmarla, non è persona affidabile.

    2. L’ANAC è sì la Bibbia, ma unicamente della legittimità degli atti di appalto posti in essere dagli enti (dalla gara in poi), cioè ha il dovere di segnalare ogni atto che si discosti dalla normativa vigente degli appalti.
    Ma nessun ente locale ha per Sindaco e Giunta l’ANAC, che non vuole, ne può, sostituirsi alle responsabilità di governo di nessuno!

    Dunque, rivolga direttamente ad ANAC un quesito d’urgenza, volto a sondare l’emendabilità o meno del Bando, uscito zoppo dagli Uffici comunali.
    Chieda in modo esplicito all’Autorità in parola: c’è lo spazio giuridico per emettere un Bando pienamente legittimo, o la strada del Bando è, nella contingenza, impervia e da scartarsi a priori?

    Constaterà così che le Autorità di controllo non sono fucili spianati al petto delle Amministrazioni!

  4. Premessa: non sono un tecnico delle costruzioni, neppure esperto legale, per tante prendere le mie considerazioni come pura opinione astratta.
    Se non ho capito male la “soluzione tampone” adottata nel 2020 è che sembrerebbe soddisfare i requisiti di sicurezza (contro il parere del sindaco), è stata adottata anche in altre strutture comunali ( scuole, ecc.). Pertanto chiedo che il sindaco renda inagibili anche queste realtà, altrimenti sarà omissione di atti d’ufficio da parte del sindaco. Usa due pesi e due misure?

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