Nel pieno dell’emergenza Covid, dal consigliere regionale comasco del Pd, Angelo Orsenigo, arriva la denuncia di una massiccia mancanza di medici di famiglia in provincia e in generale in tutto il territorio dell’Ats Insubria.
“Nell’Ats dell’Insubria la mancanza di medici di famiglia è ormai emergenza. Al primo settembre scorso i medici in servizio erano 902, a mancare all’appello erano ben 71, 39 dei quali sul territorio della provincia di Como – afferma Orsenigo – L’Ats dell’Insubria registra una carenza davvero pesante: mancano 71 medici di base a fronte dei 59 di Bergamo, dei 54 di Brescia e dei 55 della Brianza. I pochi medici di famiglia presenti devono assistere in media 1400 pazienti senza poter contare su alcun sostegno dell’Ats. Sono il primo argine al diffondersi dell’epidemia ma sono lasciati soli”.
“Denunciamo da anni la mancanza di medici di famiglia”, prosegue il consigliere regionale dem che poi chiede “risorse per dare incentivi ai neo laureati affinché si specializzino in medicina generale e destinare loro spazi per aprire nuovi ambulatori” oltre a “strutture analoghe alle Case della Salute, presidi che riuniscono ambulatori di medicina generale e specialistici indispensabili a garantire la presa in carico a casa dei pazienti” e infine rilancia sul fatto che “il vecchio Sant’Anna può e deve essere una risorsa in più nella lotta al Coronavirus”.
Un commento
A dire il vero non mancano solo i Medici di base. Mancano i Medici e l’età media di quelli che sono in servizio è alta. Il numero chiuso ha ridotto drasticamente da molti anni l’ingresso di nuovi studenti nelle facoltà universitarie di Medicina. Adesso incontrare un Medico under 35 nelle corsie di ospedale o negli ambulatori è poco frequente. Anzi è assai raro. Atteggiamenti elitisti della categoria? Interessi economici? Necessità di ridurre i costi delle università? Mah….. In ogni caso questa sciagurata scelta ha reso la professione medica un sogno irrealizzabile per tanti giovani, ha contestualmente ridotto il personale medico in un momento dove era più necessario e ha costretto Medici in pensione a tornare, con tutti i rischi del caso, in corsia.
Peccato! Per i giovani che non hanno potuto realizzare le proprie aspirazioni, peccato per i medici che sono travolti dalle esigenze e peccato per i pazienti che devono sperare di non essere gli ultimi della fila.
Speriamo di far tesoro per il futuro della lezione che ci ha dato la battaglia contro la Covid19. Almeno quello.