In Lombardia si accende lo scontro tra i fisioterapisti e – al centro delle loro accuse – gli osteopati, con questi ultimi accusati di pubblicizzare e realizzare trattamenti sanitari fisioterapici e riabilitativi senza averne titolo
Il Presidente dell’Ordine interprovinciale della professione sanitaria di Fisioterapista (OFI) di Milano, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Monza Brianza, Sondrio, Varese, Angelo Mazzali ha inviato una comunicazione ufficiale alla Presidente del Registro degli osteopati d’Italia (ROI) Paola Sciomachen per segnalare una situazione particolarmente delicata, che vede coinvolti alcuni iscritti all’Associazione da lei presieduta.
“E’ stato segnalato a questo Ordine, in più occasioni – segnala Mazzali – che osteopati, iscritti all’Associazione e che non risultino iscritti all’Ordine professionale dei fisioterapisti, pubblicizzino e pongano in essere trattamenti sanitari fisioterapici e riabilitativi, peraltro operando anche in ambito viscerale”.
Si tratta di una declinazione impropria della figura degli osteopati, visto e considerato che il recente profilo professionale di osteopata, a lungo atteso, consente di operare nell’ambito preventivo (e non riabilitativo) con l’importante competenza in tema di interventi di prevenzione e mantenimento della salute attraverso il trattamento osteopatico di disfunzioni somatiche non riconducibili a patologie nell’ambito dell’apparato muscolo scheletrico.
Occorre tuttavia puntualizzare che, non essendo stati ancora individuati l’Albo e i titoli equipollenti all’iscrizione, possono dirsi professionisti sanitari solo quanti siano già abilitati come tali nei costituiti Albi e Ordini. Soltanto questi soggetti possono operare quali professionisti sanitari.
“La nostra accorata richiesta al ROI e alla sua Presidente – conclude Mazzali – nelle more della definizione dei titoli, delle equipollenze e dell’Albo, è di collaborare per evitare che si creino situazioni di potenziale abuso di esercizio di attività professionale, dando adeguata informazione ai propri iscritti e, per quanto possibile, chiedendo a tutti una correttezza comunicativa e professionale. E’, infatti, auspicio di quest’Ordine poter favorire ogni collaborazione, rispettosa delle competenze di ciascuna professione sanitaria, nel primario interesse generale alla tutela della salute individuale e collettiva”.