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Sanità

“La salute non è una merce, la sanità non è un’azienda”: il presidio all’ex Sant’Anna

Presidio davanti al vecchio ospedale Sant’Anna di via Napoleona, oggi, a un anno di distanza dalla scoperta del primo paziente covid. A promuoverlo e a realizzarlo, il Coordinamento comasco per il diritto alla salute.

Nel mirino, la gestione della sanità lombardia, sottolineano i promotori, “pensata dai presidenti (prima Formigoni di Forza Italia, poi Maroni e Fontana della Lega) come un gigantesco affare economico”.

“Sono stati tagliati sempre più fondi per la medicina di base preventiva, sono stati chiusi i pronto soccorso, sono stati assegnati sempre più pazienti ad ogni medico di famiglia, e fare esami o essere curati negli ospedali pubblici è diventato sempre più difficile e costoso – affermano i partecipanti al presidio – La prevenzione, la medicina di base che si occupa di prevenire le malattie di tutti noi, non è considerata un buon affare. Rendono, e bene, le cure fatte con macchinari costosi e tecnologie sofisticate”.

“E così, da vent’anni, la regione Lombardia ha agevolato i grandi ospedali privati e le costose cure specialistiche, che solo i ricchi si possono permettere – è una delle accuse – L’eccellenza lombarda di cui blaterano Salvini e soci è questa: sicuramente, pagando fior di quattrini, in Lombardia le cure mediche sono fra le migliori in Europa e nel mondo, e gli ospedali privati sono delle macchine per fare montagne di soldi. Ma intanto, allo scoppiare della pandemia, i medici di famiglia non avevano neanche le mascherine e i camici monouso mentre nelle settimane successive le prestigiose cliniche private convenzionate col servizio sanitario nazionale hanno contribuito solo in misura irrisoria a fronteggiare la pandemia”.

Due, infine, le proposte: abrogare la legge regionale 23 del 2015 “che propone il sistema su cui si basa la gestione del sistema sanitario regionale”; e “aumentare le risorse medicina territoriale, alla salute nelle scuole e nei luoghi di lavoro, alla tutela dell’ambiente”.

“Perché, se c’è una cosa chiara nella situazione attuale, è la differenza di classe nell’accesso alla sanità, con una spaccatura netta fra chi ha i soldi per curarsi e chi non ne ha, non si può curare, vive male e muore prima. La salute non è una merce, la sanità non è un’azienda”, è la conclusione.

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