Da sempre Como e provincia hanno dovuto fare i conti con la concorrenza dell’offerta sanitaria di Milano e in parte, ma ormai quasi completamente superata, della Svizzera. Si chiama fuga di pazienti, ben monitorata dalle Ats (ex Asl) e dannosa per molti aspetti. Innanzitutto per i malati e familiari che devono sobbarcarsi spese, perdite di tempo e disagi per gli spostamenti, e poi per motivi di costi pubblici e di politica sanitaria. Negli ultimi venti-trenta anni si è fatto molto per invertire la tendenza ed è parecchio aumentata l’offerta sanitaria per trattenere in provincia molti malati, è così infatti che molti bisogni specialistici sono perfettamente gestiti in riva al Lario.
Attualmente il fenomeno di trasferte per cure sanitarie in altre provincie è significativo quasi esclusivamente per il contesto oncologico. In altre parole, molti cittadini dei nostri territori vanno nei grandi centri clinici milanesi soprattutto per farsi curare da tumori. Per dare una propria risposta in questa direzione, l’ospedale Valduce dal mese di ottobre prosegue la propria ristrutturazione organizzativa interna e assembla l’Unità operativa semplice di Oncologia a quella di Ematologia, recentemente trasformata in unità complessa per dare risposta a patologie del sangue con caratteristiche particolari.
Ne nasce un polo onco-ematologico di primissimo livello, diretto da Mauro Turrini, in grado di intercettare i bisogni lariani e non solo (il Centro si pone come riferimento anche per tutta la provincia di Sondrio, di Lecco e per buona parte dell’alta Monza-Brianza), sia sul versante qualitativo che quantitativo. Da anni l’Ematologia del Valduce offre terapie avanzate nel campo delle leucemie acute e croniche, dei linfomi e dei mielomi, con la possibilità di procedere anche a trattamenti complessi come il trapianto autologo di cellule staminali. Unire i settori di oncologia ed ematologia sotto un’unica guida fa intravedere una particolare visione mirata, secondo le parole del Dottor Turrini, “ad armonizzare il percorso di cura dei pazienti, con la fusione sinergica delle diverse esperienze specialistiche e multidisciplinari, oltre a potenziare le strutture di supporto a pazienti e familiari nel percorso di cura, con anche servizi di counseling psicologico, per la fragilità sociale e i bisogni assistenziali”.
Non va poi dimenticato, nello stesso ospedale, il supporto fondamentale dell’Unità di Chirurgia ad indirizzo Oncologico, diretta dal Alberto Vannelli, che da tempo ha portato a Como la tradizione consolidata dell’Istituto nazionale per la cura dei tumori di Milano. Ci piace poi pensare che anche questo passo in avanti sia il risultato di un pensiero di integrazione organizzativa tra le due maggiori realtà sanitarie ospedaliere, l’Asst Lariana Ospedale Sant’Anna, maggiormente votata ai bisogni di emergenza-urgenza del territorio, e l’ospedale Valduce che, pur mettendo in conto un’imminente ristrutturazione del proprio Pronto Soccorso, mira a dare ampie risposte ai bisogni sanitari in elezione, in questo caso onco-ematologici. Quindi buone notizie per i malati di Como e provincia. Certo che sì, con una particolare ciliegina sulla torta molto importante di questi tempi. Aumentare la qualità dell’offerta non intende solo frenare gli abbandoni dei pazienti, ma, cosa non meno importante, dei sanitari. Abbiamo sempre scritto che i medici e gli infermieri non scappano dal nostro territorio solo per motivi economici, ma anche per frustrazione, demotivazione e cattiva qualità del lavoro. Un polo onco-ematologico di altissimo livello sarà motivo non solo di consolidamento ma anche di attrazione di operatori sanitari. Garantire un lavoro qualificato, che offra innanzitutto guarigione per la gente, ma anche turni sostenibili, possibilità di carriera e qualità della vita buona, è la migliore risposta a tutti i generi di “fughe” dal mondo sanitario, non solo di Como e provincia.
Un commento
Gestito da medici e infermieri sudamericani?