Erano almeno 200 le persone radunate oggi in piazza Verdi a Como. Mamme, papà, nonni, insegnanti, dirigenti scolastici e naturalmente tantissimi bambini.
Tutti riuniti per la manifestazione organizzata per dire ‘no’ al piano del sindaco Alessandro Rapinese che prevede la chiusura di otto scuole cittadine (qui i dettagli), tra queste due istituti simbolo del centro città: le elementari di via Perti e l’asilo Carluccio di via Volta. Abbiamo parlato della manifestazione, delle tappe future (giustizia amministrativa come nel caso del nido Magnolia?) e delle parole del provveditore riportate oggi dal quotidiano la Provincia (“E’ soltanto l’inizio”) con il presidente del Comitato genitori “Como a misura di famiglia”, Umberto Fumarola:
Poi l’intervento del comitato per i presenti:
Qui la versione testuale:
Durante quest’anno come Comitato abbiamo cercato di promuovere occasioni di riflessione e dialogo intorno a temi che reputiamo strategici, nella nostra città, come la riorganizzazione dei servizi per le famiglie.
Questa volta la riorganizzazione riguarda le scuole dell’infanzia e della primaria e, essendo ancora più impattante di quella fatta sul “solo servizio nidi”, siamo ancora più convinti che la questione toccherà tutta la città: più o meno direttamente.
Per questo abbiamo sentito la necessità impellente di promuovere un flash mob per creare un’occasione di incontro tra le persone che provano preoccupazione per i recenti fatti.
PERCHÈ SE LA CITTÀ È PREOCCUPATA PER LA VISIONE CHE SI STA PROSPETTANDO PER COMO, È GIUSTO CHE SI DIA QUESTO RIMANDO AI POLITICI CHIEDENDO LORO DI TENERNE CONTO.
Quindi innanzitutto ringraziamo tutti per la partecipazione all’iniziativa di oggi.
Non si discute il fatto che sia necessario pensare soluzioni in risposta al problema di sicurezza delle scuole e di riorganizzazione degli immobili, dal nostro punto di vista quello che non si condivide è ancora un volta come viene fatto tutto ciò.
Nella commissione consiliare di ieri dedicata al tema “Piano di organizzazione della rete delle istituzioni scolastiche”, a proposito della chiusura di Via Perti, si è citato il cambio di posizione dell’allora consiliere, e oggi primo cittadino, che dai banchi dell’opposizione difendeva l’apertura di questa scuola e che oggi decide di chiuderla. Questo cambio di posizione ci conferma come governare non sia così facile, e che fare opposizione e governare siano mestieri diversi. Però crediamo ci sia MODO E MODO di fare interventi, soprattutto su aspetti così strategici per la città.
Sempre in commissione consiliare a proposito della MANCANZA DI DIALOGO con famiglie e dirigenti si è detto “non è stato fatto perché non eravamo obbligati”.
Certo, non esiste un obbligo, ma nemmeno un divieto di farlo. E allora è una questione di scelta di come si vogliono fare le cose.
Pensare che i genitori e i dirigenti non abbiano nulla da dire, imponendo loro una soluzione come dato di fatto da digerire, senza accompagnare il cambiamento, è riduttivo e porta a soluzioni calate dall’alto meno ricche e risolutive per la città.
Del resto, è la seconda volta, in pochi mesi, che si prendono decisioni sulle famiglie schiacciandole; senza considerare che possano avere qualcosa da dire.
Anche se proprio il nucleo delle famiglie è la base per il futuro.
Sempre in commissione consiliare in risposta a chi chiedeva conferma che le STRUTTURE venissero RIADATTATE per permettere di ospitare due funzioni diverse (quali infanzia + primaria), le risposte non sono arrivate. In questo caso è stata sminuita la domanda, affermando che non si capiva perché ci si preoccupasse tanto per norme che non verranno rispettate in futuro, visto che non ci si preoccupava per quelle che oggi già non vengono rispettate.
Ne consegue il timore che all’attuale mancanza di rispetto di norme in materia di sicurezza, si aggiunga anche quello delle norme sull’organizzazione degli spazi che minerebbe la possibilità di offrire un servizio educativo adeguato.
Abbiamo già l’esempio della faticosa convivenza della scuola dell’infanzia S.Elia nella scuola primaria di via Gobbi.
Qui i piccoli utenti sono costretti ad utilizzare bagni “da grandi” inadeguati e si limitano loro la possibilità di fare attività adatte alle fasce d’età.
Data la promiscuità degli spazi, il rischio di disturbare le lezioni della scuola primaria, vengono penalizzate le attività ammesse ed il gioco dei più piccoli. Stride poi che questa convivenza forzata, e nota alla città come “problematica”, non trovi spazio all’interno di una così grande riorganizzazione del servizio cittadino.
C’è poi una preoccupazione trasversale che sono le CONSEGUENZE a lungo termine sulla città. Parlando con amici che vivono all’estero da anni, ricordano Como, la loro città dell’infanzia, come una luogo “con un’ottima qualità di vita per le famiglie, perfetta per crescere dei bambini, perché sicura, senza degrado sociale e nella quale ci si sposta a piedi, perché i servizi sono distribuiti nella città” e questo ha motivato nel recente passato anche il trasferimento di non poche famiglie fuori sede che hanno scelto Como come città per il loro futuro.
Come cambieranno i quartieri senza scuole, e la vitalità che esse portano con sé? Senza scuole aumenterà o diminuirà il degrado nella città? Chi abiterà il centro di Como tra 10 anni? Crediamo che questi siano temi complessi, e scelte miopi che non tengono conto della complessità ma che propongono soluzioni semplicistiche (offrendo come unico criterio il mero risparmio della gestione immobiliare comunale) rischiano di lasciare un conto MOLTO più CARO da pagare in futuro a TUTTA LA CITTA’ (come effetto di voci di costo più impalpabili ma non meno impattanti). Da qui lo slogan “(d)istruzione” in corso”: dietro ai cantieri che mettono in sicurezza alcuni immobili si rischia di celare la distruzione di qualcosa di molto più grande, importante e prezioso. Non sottovalutiamo gli effetti di queste scelte.
Tutto questo per dire che è bello e importante ESSERE INSIEME oggi per condividere questi timori e CHIEDERE INSIEME all’amministrazione di rallentare (perché FARE IN FRETTA non è sinonimo di fare bene) in modo da avere il tempo di organizzare una proposta che sia costruita con le parti.
Siamo qui oggi per chiedere, che gli eventuali accorpamenti tra funzioni differenti, tengano conto di ogni esigenza e vengano ri-adattati gli spazi in modo che siano adeguati e accoglienti per le nuove funzioni che ospiteranno.
Siamo qui oggi per chiedere che una proposta di riorganizzazione del sistema scolastico si collochi in una visione più ampia della città e tenga conto della complessità delle sfide del nostro tempo.
Siamo qui oggi, INSIEME, perché solo con il dialogo, il confronto e la partecipazione COSTRUIRE una città a misura di famiglia può essere un sogno realizzabile.
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8 Commenti
Non so come mai ma quando leggo o sento le sue esternazioni devo prendere il dissenten……
Ma nella democrazia è previsto un dialogo e un confronto per cercare assieme le situazioni migliori possibili. Non è che, poiché uno prende 14000 voti diventa un piccolo ducetto capace solo di insultare per ” razionalizzare” poi i NO STRI soldi. Per esempio. Cosa hanno pensato quelle teste illuminate a cui paghiamo tutti i mesi fior di stipendi, per il futuro delle scuole vuote che verranno abbandonate al degrado? E per potenziare il servizio pubblico visto che centinaia di famiglie saranno costrette quotidianamente a percorrere km in più? E per i bimbi disabili, che si troveranno in un putiferio di 27 bambini e di ambienti sconosciuti, cosa hanno proposto questi campioni di mutismo? Molto semplice pontificare di razionalizzazione per chi magari ha da provvedere solo al proprio orticello, lavoro, palestra e we.
Rapinese al primo turno ha preso il 26 % dei voti. Ha vinto solo nelle sezioni di via Perti, chissà forse per la promessa di non chiudere la scuola. In alcune sezioni i rivali hanno preso il doppio dei suoi voti. Sono questi numeri che pretenderebbero un po’ più di coinvolgimento democratico nelle scelte quando sono così radicali.
E poi il rispetto del programma elettorale o vale sempre ( piscina,via del dos, taxi Politeama ecc) o non vale .
Il nuovo pasticcio della Giunta Rapinese viene confermato dalle evidenze e descrive come il tentativo di risolvere un problema può generarne altri peggiori. Infatti, verifichiamo:
1) la necessità pur condivisa di razionalizzazione e restauro degli edifici scolastici non tiene conto della gradualità necessaria degli accorpamenti, ovvero della verifica che le scuole attive possano recepire tutti gli studenti delle 8 scuole chiuse contemporaneamente;
2) nessuna disponibilità all’ascolto delle famiglie e all’analisi che non sia solo contabile;
3) il contrasto assoluto tra la severità senza appello di provvedimenti come questi a fronte dell’ assoluta lassità rispetto alla città dei B&B e dei tavolini;
4) la banalità “terra-terra” di un amministrazione incapace di dare a Como una prospettiva degna del suo prestigio storico, produttivo e culturale;
5) oltre alla contabilità ordinaria
nessuna valutazione socio-economica o investimento per un futuro di sostenibilità, vivibilità, convivenza civile e sviluppo collettivo.
Dopo il parcheggio ex Ticosa, la piscina di Muggió e la chimera del nuovo stadio del ghiaccio, le politiche della sosta onerosa, etc: un’altro disastro annunciato.
La smettano di politicizzare ogni cosa ! Sfruttare i bambini con la loro innocenza ormai compromessa poi è vergognoso. Si rispettino le scelte prese da chi è chiamato a razionalizzare le tante criticità di questa città. E’ facile criticare senza avere responsabilità. Amministrare non è giocare irresponsabilmente sulla pelle di creature innocenti. Nessuno vuole negare il diritto allo studio. Qui si tratta di far quadrare responsabilmente i conti che coloro che scrivono i cartelli colorati di protesta non immaginano neanche cosa voglia dire. Poi sono solo capaci di protestare che gli istituti scolastici non sono adeguati e a norma. Quanto vorrei il loro regista “Assessore” per un giorno, così da smascherarlo davanti ai problemi reali per cui solleva solo polvere indecorosa. Lasciate crescere i vostri figli sereni senza coinvolgerli in pagliacciate fine a se stesse.
Purtroppo temo che le scuole siano quelle di 40 anni fa mentre ci sono nuove norme di sicurezza. Meglio poche e più moderne. Importante sapere cosa si farà dei vecchi edifici ma non è un problema urgente. È vero che c’è stata mancanza di dialogo con la città ma se il dialogo serve per procrastinare o rinviare forse è meglio che non ci sia stato. IL sindaco sta procedendo come da mandato ritenuto da pochi cittadini che hanno esercitato il loro diritto di voto e se le sue scelte dirigiste non piaceranno non verrà rieletto
Lago di Como sponda di Bellagio: hanno chiuso ,scuola elementare di Palanzo , scuola elementare di Pognana. Interi comuni senza più scuola. I bambini (pochi purtroppo) tutti insieme nella scuola di Torno con servizio pulmino e classi con decine di bambini anziché poche unità. Una socialità maggiore, più fondi per attività extra.
Ma si dai chiudi anche gli ospedali le farnacie le case di cura lascia aperti solo i cimiteri ….tanto finiamo tutti li