Emergenza Freddo, come da programma, chiuderà il prossimo 30 aprile, ma il bilancio alla fine della stagione invernale è senza dubbio positivo. A tracciarlo, dla Rete degli enti e dei servizi per la grave marginalità che in questi mesi è riuscita – nonostante le difficoltà dovute alla pandemia da Covid-19 – a garantire un riparo complessivamente a 160 persone.
Tanti infatti sono stati gli ospiti che hanno avuto accesso, anche solo per una notte, alle due trutture attive dal 29 novembre 2020: l’ex oratorio di San Rocco in Via Regina Teodolinda 61 (23 posti), gestito dalla Fondazione Caritas Solidarietà e Servizio onlus, e l’ex caserma dei Carabinieri di Via Borgovico 171 (35 posti), data in comodato d’uso dalla Provincia di Como al Comune di Como che ne ha assegnato la gestione a Fondazione Somaschi Onlus.
Nel computo complessivo sono comprese anche le persone ospitate in tre parrocchie della città di Como all’interno del “Progetto Betlemme” (8 posti).
LE PRESENZE IN NUMERI
Secondo i dati raccolti dal servizio Porta Aperta della Caritas (aggiornati al 22 aprile) sono state 160 le persone accolte nei dormitori temporanei di cui (152 uomini e 8 donne). Per quanto riguarda la nazionalità 17 sono stati gli ospiti italiani e 143 gli stranieri.
Di seguito il dettaglio delle nazionalità in ordine decrescente di presenza: Pakistan (24), Marocco (21), Tunisia (19), Italia (17), Somalia (15), Nigeria (13), Ghana (8), Gambia (7), Senegal (7), Mali (5), Afghanistan (3), Algeria (3), Egitto (3), Camerun (2), Venezuela (2), Bangladesh (1), Etiopia (1), India (1), Iraq (1), Israele (1), Macedonia (1), Sierra Leone (1), Sri Lanka (1), Sudan (1), Turchia (1), Lettonia (1).
La composizione anagrafica è così suddivisa: minori di 25 anni (25), tra 26 e 35 anni (55), tra i 36 e i 55 anni (59), oltre i 55 (21).
“Corsi di italiano, ricerca lavoro e scrittura di curriculum, ma anche tornei di scala quaranta, partite di calcio in tv e laboratori di fotografia: grazie all’umanità e sensibilità di operatori, volontari e delle persone accolte, via Borgovico è stata molto più di un dormitorio – afferma Francesca Cabiddu, responsabile della struttura gestita da Fondazione Somaschi Onlus – Pur nel rispetto delle tante limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, ogni sera siamo riusciti a fare di questo luogo non solo un rifugio dal freddo ma anche e soprattutto un posto di relazione e ripartenza, dove è emerso con chiarezza sia il bisogno di essere accolti con affetto sia la voglia di accogliere con umanità. La risposta di tutte le persone che hanno partecipato a questa esperienza è stata davvero straordinaria”.
PROGETTO BETLEMME
Una novità del piano “Emergenza Freddo” di quest’anno è stata rappresentata dal “Progetto Betlemme”, con l’accoglienza diffusa nelle parrocchie di S. Agata, Tavernola e Sagnino.
“Questa esperienza, sostenuta dalla Caritas diocesana – precisa Beppe Menafra – ha dato valore aggiunto all’Emergenza Freddo: gli ospiti hanno avuto la possibilità di trascorrere la notte in piccoli alloggi accoglienti, in una dimensione direi familiare, seguiti da numerosi volontari, essenzialmente parrocchiani, e con il coinvolgimento dell’intera comunità che si è resa protagonista dell’accoglienza. Mi auguro che questo bellissimo progetto possa essere replicato anche in altre realtà diocesane e avere un seguito anche in futuro”.
I COMMENTI
Al futuro guarda anche la referente della rete Paola Della Casa: “Come detto l’esperienza di quest’anno è stata positiva, ma siamo consapevoli di come, anche quest’anno, per alcune persone la chiusura del servizio comporterà il ritorno a dormire in strada. Per questo, da settimane, i servizi sociali del Comune di Como, insieme agli enti gestori delle due strutture di accoglienza, stanno lavorando perché alcuni di loro possano trovare ospitalità all’interno delle realtà di accoglienza presenti sul territorio, ma sappiamo che non sarà possibile per tutti. Come rete, vogliamo rinnovare il nostro impegno per cercare soluzioni di lungo periodo ad un problema certamente complesso e non nuovo, contando sul sostegno dell’intera città”.
A oggi, però, anche dopo che i numeri sono stati portati in consiglio dal sindaco Mario Landriscina che li ha illustrati, nessuna novità è prevista, prevedibile né tantomeno annunciata sul fronte di un nuovo dormitorio comunale come richiesto dalla famosa mozione trasversale approvata due anni fa.
Tornando all’oggi, la referente della rete Paola Della Casa aggiunte che “la disponibilità di più strutture, in un’ottica di accoglienza diffusa sul territorio è sicuramente la novità più importante di quest’anno, insieme alla decisione di posticipare la chiusura di un mese da fine marzo a fine aprile. L’accoglienza in piccoli gruppi e in strutture diverse e più confortevoli ha avuto ricadute positive non solo sugli stessi ospiti, ma anche sul servizio prestato da volontari e operatori”.
Complessivamente sono stati 200 i volontari che hanno prestato servizio nei due dormitori in rappresentanza di una ventina di realtà diverse (in calce trovate l’elenco completo).
“Proprio a loro – le fa eco Beppe Menafra, referente del servizio Porta Aperta che ha coordinato l’accesso alle strutture – rivolgo anch’io il mio grazie. Sono tuttora stupito per la loro grande disponibilità e generosità dimostrate, superando anche le perplessità determinate dal Covid: evidentemente la forte motivazione e la grande sensibilità sono stati più forti della paura”.
Tantissimi, inoltre, i cittadini che hanno donato un contributo economico per la copertura dei costi dei servizi integrando le risorse messe a disposizione dall’Amministrazione comunale di Como.
“L’Amministrazione comunale – replica l’Assessore alle Politiche Sociali Angela Corengia – oltre al dormitorio di Via Borgovico in convenzione con Fondazione Somaschi, ha attivato la struttura di Via Cadorna, concessa in comodato da ASST e data in gestione a Croce Rossa, per l’accoglienza di persone senza fissa dimora e per minori stranieri non accompagnati positivi al Covid o in isolamento fiduciario. In complesso sono state ospitate 40 persone. Durante tutto il periodo il Comune di Como si è confrontato con Caritas, Fondazione Somaschi e con la Rete Grave Marginalità in modo da verificare l’andamento dei servizi e consentire uniformità di trattamento in tutte le strutture. Tale collaborazione ha garantito una gestione efficace e soprattutto attenta sia agli ospiti che al contesto cittadino in cui i dormitori sono inseriti”.
“A tale proposito – aggiune Corengia – va rilevato che, malgrado i timori segnalati inizialmente dai residenti, non è emerso alcun problema di integrazione nei quartieri. Grazie alla collaborazione delle Politiche sociali con questi Enti e con il prezioso supporto della Polizia locale, dell’assessore Negretti e di Croce Rossa, sempre disponibili, persone che dormivano in strada (San Francesco, Crocefisso, Via Einaudi) sono state convinte ad essere ospitate nei dormitori o in accoglienze alternative”.
“I Servizi sociali del Comune hanno garantito l’attività, per tutta l’emergenza freddo, della coordinatrice del settore adulti Dottoressa Gabriella Zoccola e di un’assistente sociale, anche per tenere i contatti con ATS per la gestione dei positivi (segnalazione nominativi, programmazione tamponi, verifica protocolli di sicurezza dormitori ecc.) e con Croce Rossa per Via Cadorna. Un sentito ringraziamento a tutti”, coclude Corengia.
Soddisfatto anche il sindaco Mario Landriscina: “Un grande lavoro di squadra dell’Amministrazione comunale con i dirigenti delle Politiche sociali Mariella Luciani, della Polizia municipale comandante Vincenzo Aiello e degli Assessori Angela Corengia e Elena Negretti, di Amministrazione provinciale e ASST per gli immobili, di Croce Rossa, di tutti gli Enti e dei Volontari, che ha contribuito a rendere meno disagiata la condizione dei senza fissa dimora durante l’inverno. E che sta continuando per trovare soluzioni alternative ai dormitori per molti di loro. Grazie a tutti”.
Un commento
Coraggio: il porticato di San Francesco è già pronto ad accogliervi, con la Negretti e la Corengia a “rubarvi” le coperte.