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“Un periodo di forte smarrimento, paura e desolazione”. Parole pesanti del cardinale Cantoni in duomo a Como

Oggi, 12 dicembre, si è svolta in duomo a Como la santa messa con le aggregazioni laicali. La celebrazione è stata presieduta dal cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como. Ecco il testo dell’omelia:

Saluto e ringrazio della vostra presenza tutti voi, che siete qui riuniti nella nostra Cattedrale per prepararci insieme a vivere cristianamente il Santo NATALE e per scambiarci l’augurio di poter godere intimamente la gioia di un rinnovato incontro col Signore Gesù, che viene di nuovo a visitare il suo popolo.

Un saluto e un augurio anche a quanti sono collegati con noi via streaming. Ci sentiamo uniti da sentimenti di benevolenza e di stima che ci legano gli uni gli altri e che rafforzano il desiderio di camminare insieme, nel comune impegno di annunciare Cristo, dovunque noi operiamo, nel nostro ambiente di vita, anche là dove il significato del Natale viene spesso male interpretato o addirittura viene oscurato.

La Parola di Dio di questa sera inizia con l’invito ad agire a sostegno della promozione del popolo di Dio, che ha un forte, urgente bisogno di consolazione e di speranza, come l’aria che si respira. “Consolate, consolate il mio popolo“.

L’invito, ripetuto due volte, rafforza e conferma questo supremo desiderio di Dio per i suoi figli.

Viviamo in un periodo di forte smarrimento, di paura e di desolazione dove tutti ci sentiamo coinvolti.

Siamo molto preoccupati e delusi per l’incapacità degli Stati di porre fine alle guerre in corso con una pace giusta. Sembra che i gesti di efferata violenza, a cui assistiamo con indignazione, siano gli unici mezzi per imporsi. Constatiamo amaramente, a livello di società, di aver compiuto in questo periodo un passo indietro, una vera “retrocessione” nel grado della nostra comune Umanità, come se i progressi di questi anni si fossero del tutto annullati.

Nei momenti di grandi crisi come quelli che la società sta vivendo, la Chiesa deve assumersi il compito profetico di riconoscere e rispondere alla chiamata di Dio in relazione a tali segni dei tempi.

Anche a livello ecclesiale, si avverte in qualche ambiente una certa stanchezza o anche una fatica nell’affrontare le esigenze del mondo d’oggi. È il momento in cui potremmo sentirci smarriti, esposti alla tentazione di deprimerci. È pur vero che il secolarismo della nostra società ci interroga in profondità, basta osservare come è interpretato il Natale, con il tentativo perfino di oscurarlo!

C’è chi ricorda con nostalgia i tempi andati e vorrebbe tornare a forme ormai desuete, che oggi si rivelano però inconsistenti. Tutti noi avvertiamo vivo il desiderio che il cristianesimo sviluppi una rinnovata vitalità per venire incontro alle sfide del tempo presente, della società di oggi.

Il popolo di Dio percepisce come urgente che la vita cristiana si incarni sempre più dentro la cultura viva, dentro il modo di pensare e di vivere della gente di oggi, che sia riscoperta la relazione tra la dimensione spirituale e la dimensione esistenziale della fede.

È l’auspicio che si è evidenziato anche nel corso della celebrazione del Sinodo dei Vescovi, svoltosi nel mese scorso in Vaticano e nei vari incontri per il Sinodo della Chiesa italiana, a cui partecipano anche due nostri rappresentanti.

La consolazione che Dio ci promette attraverso l’annuncio della Parola di oggi, non è certo un invito al nostro disimpegno personale e comunitario. È piuttosto la garanzia che Dio si compromette ancora una volta con noi, perché, a nostra volta, tutti ci sentiamo incoraggiati nel costruire ponti di dialogo, nel sentirci solidali con quanti sono coinvolti più di noi con sofferenze e privazioni indegne. È un invito a diventare sempre più uomini e donne di pace, costruttori di comunione.

Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati, il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata”.

Sono espressioni che dicono il coinvolgimento di tutti nell’impegno, nella fatica e nel desiderio grande di essere una presenza significativa là dove viviamo, assumendo di buon grado le responsabilità che ci sono affidate. In questo modo trasformeremo i nostri ambienti di vita, sia in campo sociale che ecclesiale, in luoghi di accoglienza, di dialogo, di pace, in uno spirito di ascolto reciproco e nel pieno riconoscimento della comune dignità di figli di Dio.

Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio“.

È l’annuncio del Natale, ma insieme la certezza della venuta del Signore come presenza attiva nella storia di oggi. Egli agisce, certo, con potenza, cioè nel suo amore indefettibile per l’umanità, mentre accettiamo che il braccio del Signore si manifesta come vera tenacia nel continuare a credere che i suoi figli desiderano ancora impegnarsi con Lui nella costruzione della civiltà dell’amore.

Il Signore ci assicura che il suo dominio si realizza ancora oggi, non con mezzi coercitivi o clamorosi, ma solo mediante strumenti deboli e fragili, dentro i quali però Egli mostra l’efficacia della sua grazia. Al di là delle apparenze, Cristo ha già vinto la battaglia che riscatta il mondo e continua ad agire come Signore della storia e dell’universo.

Questa certezza ci accompagni nel nostro comune impegno di “fare di Cristo il cuore del mondo”.

Oscar card. CANTONI

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