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Solidarietà e Sociale

Como, il filo che unisce il dentro e il fuori del carcere: la riparazione dei vestiti si apre al pubblico

Il “visible mending” definisce le tecniche di riparazione di un tessuto danneggiato che curano, oltre all’aspetto funzionale, anche quello estetico. Questo particolare tipo di rammendo viene eseguito dagli uomini e dalle donne che vivono nella Casa Circondariale “Il Bassone” di Como, guidati e formati da professionisti del settore della sartoria e del design: da oggi l’attività diventa un servizio di riparazione di capi di abbigliamento aperto al pubblico.

L’iniziativa – battezzata Filodritto – è ideata e gestita dalla sartoria sociale comasca CouLture Migrante e rientra nel progetto LINK-ed-IN – Tessere legami per favorire inclusione, realizzato nell’ambito delle iniziative promosse nel quadro della Politica di Coesione 2021-2027 ed in particolare del Programma Regionale cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo Plus. Nasce da una prima esperienza di laboratorio, tenutasi nel 2022 nella Casa Circondariale, che aveva avuto un esito molto positivo, tanto da spingere i coordinatori a proporre l’avvio di un servizio al pubblico.

Le richieste di riparazione vengono raccolte tramite il form online presente sul sito filodritto.it: dopo aver inserito i propri dati e i propri eventuali desiderata relativi al rammendo, è possibile scegliere se spedire il capo di abbigliamento oppure portarlo in uno dei sei punti di raccolta dislocati sul territorio, da Saronno fino a Menaggio, passando da Erba, Cantù, Lurate Caccivio e Como. Il capo passerà quindi nelle mani esperte degli uomini e delle donne della Casa Circondariale “Il Bassone”, che se ne prenderanno cura prima di restituirlo, come e meglio di prima, al proprietario.

“Filodritto è un progetto che ho accolto con grande favore, perché implica un recupero di autostima e di consapevolezza di poter ancora contribuire in qualche maniera al benessere della comunità esterna” spiega il direttore della Casa Circondariale di Como, Fabrizio Rinaldi.

Martino Villani, direttore del CSV Insubria – Como e Varese, aggiunge: “Crediamo che Filodritto rappresenti molte occasioni: per la Casa Circondariale e i suoi abitanti quella di essere sempre più parte della città e della comunità territoriale, assumendo un ruolo attivo e creativo; per i cittadini che invieranno i propri capi da rammendare quella di riconoscere, al di là della posizione giuridica, persone in formazione e impegnate nel proprio reinserimento lavorativo fin dalla detenzione; per le nostre organizzazioni quella di rinsaldare ulteriormente la relazione con i servizi della Giustizia, e contribuire ad arricchire la rete territoriale per il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale.”

“Abbiamo scelto di realizzare rammendi visibili coinvolgendo persone che vivono in un luogo inaccessibile alla comunità per diverse ragioni – spiega Rachel Dobson, designer tessile e coordinatrice del progetto per CouLture Migrante – Il rammendo è terapeutico, perché permette la libera espressione della propria creatività attraverso un’attività manuale. Se approcciata con professionalità, inoltre, questa attività può creare future opportunità lavorative. Last but not least, è doppiamente sostenibile, perché restituisce un ruolo attivo alle persone recluse e stimola e diffonde la buona pratica del riuso”. Gli abiti diventano così un filo che unisce il “fuori” e il “dentro”, che punto dopo punto crea nuove storie di valore – perché tutti gli strappi possono essere ricuciti, quelli della stoffa così come quelli della vita.

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