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Fantasia, gol, poi l’oblio e ora i guai con la giustizia: la parabola dell’ex trequartista del Como

Guai giudiziari per l’ex Como Amato Ciciretti, come scrive Repubblica è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Roma con l’accusa di stalking nei confronti dell’ex moglie.

I fatti sarebbero avvenuti nell’estate del 2022, ovvero proprio in seguito della sua breve, ma intensa esperienza con il Como coronata da due gol che i tifosi lariani ancora ben ricordano contro Cittadella e Perugia. Reti che contribuirono alla salvezza in serie B. Non fu una stagione esaltante per il Como, partito con Gattuso, ma subito sostituito da Moreno Longo. In gennaio ecco il “regalo” dietro le punte, il trequartista (gioca anche esterno) Amato Ciciretti. Amato giungeva da un lungo peregrinare in grandi squadre del centro e sud Italia. Nella Lazio da bambino, poi nella Roma, viene selezionato nelle nazionali Under 18 e 19.

Grande tifoso romanista, i suoi idoli sono Totti e Cassano. Piedi veloci, buona tecnica, gran tiro, arriva in serie A con Benevento, Napoli e Parma, ma non trova mai la sua dimensione tra i grandi. Passa così da Empoli, Chievo, Como, Ascoli, Benevento e ora la discesa sportiva nell’Ospitaletto di serie D.

Amato compirà 31 anni il 31 dicembre, ma ora il calcio non sembra essere la sua maggiore preoccupazione. Neppure la sua peggiore discesa quella di giocare in serie D. Dovrà infatti rispondere delle pesanti accuse della Procura romana. Avrebbe minacciato e aggredito l’ex moglie con parole del tipo «Ti taglio la gola» o «Ti sfregio quel bel faccino».

Secondo il pubblico ministero Antonio Clemente, non solo avrebbe controllato gli spostamenti della donna con un dispositivo gps, ma l’avrebbe anche aggredita e minacciata di morte. Almeno in un episodio, sarebbe stato presente anche il figlio piccolo della coppia. Le pratiche della separazione, come detto erano iniziate dopo la sua esperienza lariana nell’estate 2022.

Una serie di tatuaggi su tutto il corpo anche sul collo e sulle braccia, spesso coperte perché non sopportava il freddo del Sinigaglia, chioma bionda sempre fresca di parrucchiere, Ciciretti arrivò sul Lario d’inverno in prestito. Era il mese di gennaio, ma piacque a tutti, Ludi, Longo e tifosi, collezionò 11 presenze e quei due gol, uno più bello dell’altro. Ai giornalisti raccontò anche dei due figli e della famiglia che era rimasta a Roma, era però la vigilia di una tormentata e triste vicenda.

E’ passato da Como, pur soltanto per poche settimane, anche un grande dirigente sportivo per una struggente storia familiare. Stiamo scrivendo di Giorgio Perinetti, che da dirigente ha fatto le fortune a vari livelli di Roma, Palermo, Juventus, Napoli, Bari, Siena, Genoa, Venezia, Brescia e Avellino. Nel 2000 un passaggio anche da Como, un mese o poco più, non se ne fece poi nulla. In questi giorni Perinetti ha commosso il mondo del calcio, e non solo, raccontando al Corriere della Sera la storia di sua figlia, Emanuela, imprenditrice di successo nel marketing, anche sportivo, ma vittima dell’anoressia a 34 anni nel novembre di un anno fa.

“Abbiamo capito tutto troppo tardi – ha dichiarato al Corriere della Sera – Sono deluso da me stesso. Dall’incapacità di captare i segnali criptici che Emanuela mi mandava, di prevenire, di intervenire, convincendola a evitare l’inevitabile”.

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