Sembra incredibile a dirsi, eppure è proprio lui: l’ex portavoce della comunità islamica di Camerlata. Quel Safwat El Sisi che agli albori del Duemila era la guida politico-spirituale del folto gruppo di musulmani con base alla moschea (abusiva) di via Domenico Pino.
Lo stesso, insomma, che lottò ferocemente con la Lega dura e pura dei tempi, quella che aveva ancora Umberto Bossi come leader assoluto e il futuro sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, a capo della segreteria provinciale. La stessa persona che fece chiudere il locale di culto al centro di una crociata quasi letterale.
Oggi, molto tempo dopo, El Sisi è un residente di piazza San Rocco. Non tranquillo, però. La Lega non c’entra niente. Anzi, è – paradossale ma verissimo – quasi un’ancora di salvataggio per l’egiziano che guidava l’Islam comasco soltanto dieci anni fa. Nel mirino di Safwat, oggi, ci sono loro: i migranti.
“Certo! – esclama proprio davanti alla chiesa del quartiere – Sono assediato da loro, non riesco più a vivere. A ogni ora del giorno, anche adesso che è inverno, fanno baccano, fumano tutto il giorno, alla mattina presto accendono la radio proprio sotto la mia finestra. Non ce la faccio più”.
Chi l’avrebbe mai detto: l’ex “migrante” che attacca altri migranti. Nonostante la chiusura del centro in via Regina.
“Prima erano anche di più – continua El Sisi – ma anche adesso si radunano in dieci o quindici e fanno di tutto: dalla pipì sui muri di casa mia, dietro le auto parcheggiate, fino al consumo di droga. E io sono solo, chi mi difende? L’unica che pensa a queste cose è rimasta la Lega, è rimasto Salvini”.
Siamo alla rivoluzione copernicana, dunque.
“Salvini dice che vengono prima gli italiani – incalza El Sisi – Ha ragione: se un Paese e una comunità non pensano prima ai propri figli, sono destinati a morire. Io sono in Italia da 50 anni, ho la cittadinanza. Ho diritto a vedere rispettati i miei diritti a casa mia. Troppo facile dare sempre del razzista a Salvini: la verità è che dice cose giuste, anche sull’immigrazione”.
E la solidarietà tra migranti, tra “deboli”?
”Ma quale solidarietà! Io voglio vivere sereno. Con chi non rispetta me e le leggi, non è possibile alcuna solidarietà. Serve la polizia”.
Il pezzo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.
Un commento
nell’opera rock Joe’s garage, Frank Zappa ipotizzava la totale criminalizzazione; si agevola i cittadini a infrangere la legge per poi punirli. Se si chiudono le porte, le persone sono in mezzo alla strada e una delle prime regole che si infrangono sono quelle igienico-sanitarie; il resto è ovvio. Se la base elettorale è formata da ultra cinquantenni semianalfabeti anche se laureati, la totale criminalizzazione sarà inevitabile.