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Accordo fiscale frontalieri, lo stop del presidente del consiglio lombardo Fermi: “No alla ratifica”

Sembra aprirsi qualche crepa nel centrodestra in Regione Lombardia sulla vicenda dell’accordo fiscale per i frontalieri, che ieri è esploso dopo la diffusione della lettera firmata il 30 aprile dal presidente Attilio Fontana assieme all’ex presidente del Canton Ticino, Christian Vitta, con cui entrambi chiedono ai rispettivi ministri delle Finanze la ratifica sostanziale della doppia imposizione fiscale sui lavoratori della categoria, con una evidente penalizzazione economica degli stessi e con conseguente pesante ricaduta sui ristorni per i comuni di confine.

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Oggi infatti, con una nota ufficiale, il presidente del consiglio regionale lombardo Alessandro Fermi (Forza Italia) dichiara un secchissimo “no” a quella strada e quella trattativa, per di più in questo momento delicatissimo causa emergenza sanitaria. Una posizione ben lontana dalla difesa strenua del documento arrivata ieri da diversi esponenti della Lega e della stessa giunta lombarda.

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“Ritengo utile instaurare un dialogo con le autorità elvetiche che parta dall’accoglimento della richiesta di riaprire le frontiere – premette diplomaticamente Fermi – ma ribadisco il mio no secco alla ratifica dell’Accordo 2015 con la Svizzera sull’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri residenti in Italia”.

Poi, dopo una “controcurva” per attenuare lo strappo interno a Palazzo Lombardia, l’invito ribadito a stoppare la procedura: “Bene ha fatto il Presidente Fontana che con la sua lettera ha costretto il Partito Democratico a convenire sul fatto che l’accordo lede e danneggia i lavoratori frontalieri e i territori. E visto che ora siamo tutti concordi e che la ratifica spetta solo ed esclusivamente al Parlamento, evitiamo di affrontare adesso questo tema. Lo trovo particolarmente inopportuno, visti i tempi di emergenza sanitaria ed economica che stiamo attraversando”.

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L’invito di Fermi è dunque di “non mettere in calendario alla Camera e al Senato la discussione del trattato che prevede che i residenti italiani vengano assoggettati alle imposte sia in Svizzera che in Italia, con il rischio per i Comuni di frontiera di perdere l’accredito dei ristorni”.

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Sulla questione oggi è intervenuta anche Azione Como, il partito di Carlo Calenda, che “si associa alle voci di denuncia della vera e propria fregatura che si prepara per i nostri frontalieri e per i Comuni di confine, grazie all’ineffabile presidente Attilio Fontana”.

“Azione Como non può che giudicare sconcertante il modo di procedere di chi dovrebbe tutelare gli interessi dei frontalieri e semplicemente vergognoso il tradimento perpetrato ai loro danni”, aggiunge la nota.

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