Approvato in Consiglio Provinciale a Como il piano provinciale della rete delle istituzioni scolastiche per l’anno scolastico 2026/2027, un tema di grande rilevanza e attualità, soprattutto alla luce delle scelte compiute dal Comune di Como sul fronte del dimensionamento e della riorganizzazione in atto della rete scolastica, con le ormai ‘famose’ e contestatissime chiusure.
“Abbiamo espresso voto favorevole – si legge in una del Gruppo consiliare ‘Democratici e Civici per la Provincia di Como giustificando un sì che di fatto avalla anche le scelte di Rapinese – in relazione al piano di competenza provinciale, prendendo atto delle decisioni assunte dal Comune di Como sulle quali abbiamo contestualmente evidenziato alcune forti criticità di metodo e di merito rispetto soprattutto al percorso seguito dall’Amministrazione comunale di Como”.
“La riduzione degli Istituti Comprensivi cittadini da otto a quattro (riforma voluta dal Comune di Como per unire soltanto gli istituti cittadini, ndr) — affermano i consiglieri di centrosinistra — è stata assunta pedissequamente sulla base di un parametro edilizio risalente al 1975, senza tener conto di altri elementi fondamentali per il funzionamento della didattica e dell’inclusione. Il rischio è quello di comprimere la qualità dell’offerta formativa e di trascurare le esigenze di studenti e famiglie”.
Il Gruppo ha inoltre sottolineato come la normativa regionale preveda un ampio e trasparente processo di concertazione con scuole, uffici scolastici e territori: “Un confronto reale con i soggetti coinvolti – fanno sapere i consiglieri provinciali – non solo è richiesto dalla legge, ma rappresenta un principio di buon governo. Le numerose prese di posizione contrarie da parte di dirigenti, docenti, famiglie e persino delle perplessità evidenziate dall’Ufficio Scolastico Territoriale non possono essere ignorate né liquidate come mere opposizioni pregiudiziali”.
Il gruppo ha inoltre evidenziato “i rischi concreti di contenzioso e incertezze sui tempi e modalità di adeguamento degli edifici destinati ad accogliere gli studenti provenienti dai plessi in chiusura. Dubbi anche sul destino degli edifici dismessi, con la possibilità di sprechi di risorse pubbliche o di restituzione di fondi PNRR già impiegati in scuole sul territorio e ora destinate alla chiusura”.
“Il Comune di Como ha certamente posto un problema reale, quale è il calo demografico in città e in provincia – concludono gli esponenti del centrosinistra in Provincia – ma il modo e i tempi con cui ha scelto di affrontarlo non appaiono condivisibili. La scuola resta l’unico vero ascensore sociale del nostro Paese: va difesa, sostenuta e valorizzata. Efficienza, dimensionamento e razionalizzazione della rete scolastica territoriale non devono significare soltanto risparmio, ma investimento sul potenziale umano in divenire dei nostri ragazzi. Per questo auspichiamo la riapertura di un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati, al fine di individuare soluzioni più eque, condivise e sostenibili per il futuro della scuola comasca”.