Dopo l’annuncio del via libera delle Regioni alle aperture di varie attività commerciali da lunedì 18 maggio, avvenuto nella serata di ieri, sono ancora tanti gli interrogativi che spingono gli imprenditori a valutare una ripartenza posticipata.
Lunedì si riapre, dai parrucchieri a bar e ristoranti fino a mercati e palestre: le linee guida punto per punto
Tra questi c’è Fabio Cetti, titolare del celebre Bar Motta di Argegno, che ha deciso di slittare la riapertura del suo locale a data da destinarsi proprio a causa del clima d’incertezza in cui ancora si trovano le attività come la sua.
“Siamo stati giorni ad aspettare le disposizioni di Governo e Regione, che sono state rese note solo ieri sera – spiega Fabio – Purtroppo noi non possiamo permetterci di aprire da lunedì, per vari motivi. Anzitutto, secondo le misure di distanziamento in vigore, perderemmo buona parte dei tavolini interni e di quelli esterni che si trovano a ridosso della strada principale e quindi creerebbero assembramento fuori dal locale. Per questo stiamo cercando di capire se l’Amministrazione comunale potrà darci più spazio fuori dal bar”.
Per il titolare del Bar Motta, però, il problema non è solo relativo agli spazi ridotti per accogliere i clienti.
“Sottolineo anche la questione della responsabilità penale se qualcuno dovesse contrarre il virus nel locale, che ci farebbe passare per criminali e non mi sembra il caso – così Fabio Cetti – Inoltre, non sappiamo nemmeno come si comporterebbero l’Asl o la Guardia di Finanza se dovessi avere troppi clienti all’interno del bar. Per questo preferiamo vedere come si evolve la situazione, nei prossimi giorni o settimane”.
E poi, come ogni imprenditore che in questo momento sta valutando quando riaprire, anche Fabio Cetti riflette sulla potenziale mancanza di clienti e sul fattore economico. “Quest’anno possiamo dire addio alla parte turistica, ma ho dubbi anche sui cittadini stessi – afferma il titolare del Bar Motta – A causa delle restrizioni imposte come l’utilizzo di mascherina, guanti, distanziamento sociale non penso che si recheranno in molti nel mio locale. La gente non avrà piacere a frequentare bar e ristoranti in queste condizioni”.
“Abbiamo escluso subito la possibilità di fare asporto perché non vogliamo perdere la qualità del nostro prodotto – continua Fabio – Stiamo facendo, in generale, una valutazione dei costi anche per quanto riguarda cassa integrazione e impiego del personale. Avremmo meno clienti, quindi non posso pensare di far lavorare tutti i dipendenti, purtroppo anche questo è un aspetto critico”.
“Per tutte queste ragioni, sono stato a varie manifestazioni pacifiche sul territorio – conclude l’imprenditore – l’obiettivo è cercare di portare l’attenzione ai rischi che i locali e gli imprenditori stanno correndo di fronte alle decisioni del Governo, perché le regole cambiano ogni settimana e non va bene”.