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Ats Insubria analizza l’epidemia: “Il picco all’inizio di aprile, 1291 nuovi casi in sette giorni”

Ats Insubria, per la prima volta dall’inizio dell’epidemia di Covid 19, racconta la sua versione. Come è stata affrontata l’emergenza, quali risorse sono state messe in campo, quanto realmente ha attecchito la malattia sui territori di Como e Varese. Anche un po’ per rispondere a quanti in questi mesi hanno attaccato l’Agenzia sottolineando un trattamento diverso tra le due province.

Così ha organizzato una conferenza stampa in cui uno alla volta hanno parlato il Direttore del Dipartimento di Igiene e Prevenzione Paolo Bulgheroni, la Responsabile Epidemiologia e Medicina Ambientale, Flussi Informativi Elena Tettamanzi, la Responsabile dell’Unità Operativa di Medicina Preventiva e delle Comunità Annalisa Donadini, il Direttore del Dipartimento Cure Primarie Cristina Della Rosa, il Direttore della Unità Operativa Complessa Accreditamento e Controllo Sociosanitario Maurizio Tettamanti e il Responsabile del Comitato Tecnico Sorveglianza Covid Marco Magrini.

“Oggi abbiamo 150 operatori nel Dipartimento impegnati 7 giorni su 7 al fine di assicurare il governo locale dell’emergenza – ha esordito Bulgheroni – I dati ci parlano di 3862 casi totali a Como e 3922 a Varese, di cui attualmente 595 positivi attuali a Como e 899 a Varese. I decessi sono stati 616 nel Comasco e 557 nel varesotto. L’incidenza del virus più alta a Como che a Varese: 6,63x 1000 abitanti nell’area lariana a fronte di 4.40 in quella di Varese. Ad ogni modo i nostri territori sono stati abbastanza fortunati nell’ambito della diffusione del contagio”.

Poi sono stati resi noti i dati relativi alla situazione nelle Rsa, in alcuni momenti davvero drammatica. Sono infatti in totale 417 i deceduti nelle strutture per Covid (211 a Como e 206 a Varese) mentre sono stati 1219 i decessi per patologie non correlate al Covid (637 a Varese e 582 a Como). Fermo restando il dubbio per questi ultimi perché soprattutto nella prima fase dell’emergenza non venivano effettuati i tamponi nelle case di riposo.

Tantissimi i numeri, le percentuali, i grafici, le tabelle rese disponibili da Ats Insubria oggi, il 24 giugno 2020. Perché allora non prima, quando da più parti si voleva vedere con maggiore chiarezza cosa stava accadendo sul territorio.

“Abbiamo seguito l’indicazione della Regione – ha spiegato Magrini – L’unico canale per i dati doveva essere quello regionale. Ma viste le contestazioni ricevute voglio sottolineare che le persone che lavorano qui non si sono fermate: noi stessi spesso eravamo al telefono con i positivi che avevano bisogno di supporto. Rendetevi conto: in media facciamo 5mila controlli in un anno per le malattie infettive: con il Covid nel abbiamo fatti oltre 10mila in un paio di mesi”.

Ora il monito per tutti è di non abbassare la guardia. Magrini sottolinea: “Il virus circola ancora, le persone devono stare attente”.

Il picco, secondo i dati resi noti da Elena Tettamanzi, nel territorio dell’Insubria è arrivato durante la prima settimana di aprile quando sono stati registrati 1290 casi diagnosticati in soli sette giorni. Un’ondata arrivata con ritardo rispetto alla zona sud di Regione Lombardia.

“Nell’ultima settimana ne sono stati registrati 90, per lo più asintomatici o debolmente positivi che vengono trattati al domicilio – ha sottolineato Annalisa Donadini – In queste condizioni possiamo essere tempestivi e dare una diagnosi entro 48 ore. Utilissimo in due casi sul nostro territorio è stato l’utilizzo dell’app Immuni. Con il permesso dei due pazienti sono stati sbloccati i loro codici e abbiamo raggiunto i loro contatti”.

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